“Punti sensibili”: il racconto terzo classificato al Concorso di Letteratura Migrante

A partire da oggi, e per le prossime due settimane, Stranieriincampania avrà il piacere di ospitare i primi tre racconti premiati nella prima edizione del Concorso di Letteratura Migrante dal tema “Le cose che non sapevo di amare”, organizzato da Cidis nell’ambito del progetto Passaparola. 

Ricordiamo che le iscrizioni alla seconda edizione del concorso, sono aperte fino al 15 novembre 2021. Questa volta il tema proposto è “Casa è dove voglio essere”, tutte le informazioni e le istruzioni per partecipare sono disponibili nell’articolo pubblicato a questo link.

Oggi, partiamo dalla pubblicazione del terzo racconto classificato, “Punti sensibili” a cura di Musah Awudu premiato dalla Giuria, oltre che per “l’ottima consapevolezza stilistica e compositiva”, anche perché “con sapienza e intelligenza narrativa, l’autore mette sotto la lente di ingrandimento le differenze di genere e culturali e le personali manie e ossessioni, dettagliando le declinazioni più sottili dell’animo umano”.

Appuntamento alla settimana prossima con il secondo classificato. 

Buona lettura! 

Napoli, 28 ottobre 2021

Primo classificato “Lontano dagli occhi ma non lontano dal cuore” a cura di Joseph Perfection Mabiala-Henri

Secondo classificato “Domani sarà felice” a cura di CID

PUNTI SENSIBILI

di Musah Awudu

 Fino a ieri il mondo intero era indaffarato con la solita quotidianità. Programmi frenetici travolgevano la nostra esistenza. I veri valori lontani dalla ricerca di approvazione da parte degli altri, come i contatti diretti umani e le gratificazioni personali, venivano messi da parte e sostituiti dalla fretta e dalla vita stressante per soddisfare il nostro ego. Raramente ci prendevamo una pausa per riflettere.

Io sono un prodotto del nostro mondo folle come tutti ma, da parte mia, mi sono rifiutato di essere mentalmente schiacciato da tutto quello stress inutile: prima avevo la mia routine diversa da quella che viene considerata “socialmente accettabile” tuttavia, da qualche anno, vivo a San Pasquale una delle aree più densamente popolate di Benevento, la mia città. Se la fretta di solito genera caos, rumore e diffidenza nel mondo, il quartiere di San Pasquale può essere considerato l’epicentro di ciò che non va nella nostra esagerata vita. Con due buoni ristoranti, il sushi bar (l’unico in tutta la città) e soprattutto la famosa pizzeria Pampanini, tutto concentrato nella via principale lunga due chilometri, San Pasquale attirava visitatori di ogni ceto sociale da dentro e fuori città. La gente vi si recava di notte per godersi la movida, parcheggiavano le auto in doppia fila (indipendentemente dalle linee guida del traffico) fino a creare un denso fiume di pedoni e macchine che scorrevano in parallelo, i conducenti impazienti suonavano il clacson ogni giorno, ognuno più assordante dell’altro come se volessero sfidarsi, incessantemente dall’alba del giorno prima a quella del giorno dopo.

Il mio appartamento si trova al primo piano di una piccola palazzina, al piano di sotto un negozio, la finestra della mia camera da letto si affaccia sulla strada. Di giorno e di notte potevo sentire le chiacchere dei clienti e degli avventori del quartiere. Alcuni si fermavano proprio lì sotto la mia finestra a fine serata per sputare i loro ultimi pettegolezzi, cercando di sussurrare ma senza successo: mi irritavano moltissimo fino a quando non ho sviluppato una corazza abbastanza spessa da tollerarli ed il loro sussurro non è diventato una fiaba narrativa mentre le loro voci irritanti mi accompagnavano finché non mi addormentavo. Ma questo era ieri.

Il mio allarme fisiologico suonò. Mi scosse dal sonno e mi ricordò di ieri. Il mio cuore batteva forte e veloce a causa dei residui di ieri. Ho controllato l’orologio del cellulare che segnava le 6 del mattino, era normale, ho fatto un respiro profondo sollevato per il fatto che ero vivo, con la mia inalterata routine. Ma questa volta, al posto del solito rumore del traffico mattutino che mi salutava spesso, c’era un mondo carico di silenzio e depressione sospeso nell’aria come nuvole che minacciavano di scatenare una forte tempesta tropicale. Pensavo che nulla sarebbe cambiato per quelli come me che avevano scelto di vivere da soli, si erano abituati a quel conforto e lo consideravano l’unico modo per godere incondizionatamente della libertà. Isolamento sociale e indipendenza personale: un interessante binomio.

Ma, la notte precedente, il Primo Ministro aveva chiarito nel suo discorso alla nazione che l’isolamento sociale sarebbe stato la componente chiave del blocco totale. “Ci saranno limiti alla nostra libertà. Dobbiamo tutti essere protetti da una pandemia chiamata Corona virus così spaventosa che per contenere la diffusione e salvare vite, l’interazione tra uomo e uomo deve essere fermata e il distanziamento sociale deve diventare una nuova norma”, ha ammonito.

Ero ancora nel mio letto sdraiato, i miei occhi erano fissi sul soffitto dipinto di bianco, mi venivano in mente alcuni strani pensieri, se davvero eravamo giunti alla fine, avevo soddisfatto tutti i miei desideri nella vita? Pensavo a mia madre, la vedevo nella mia mente pregare per me con gli occhi sulle sue ginocchia mentre io cercavo disperatamente di rassicurarla sul mio stato di salute. La mia mente mi ha portato all’ultima volta che ho fatto una lunga chiacchierata con un amico, un collega o con i miei vicini con cui scambiavo parole buone o cattive. Sono passati lunghi attimi prima che tornassi rapidamente al presente, “non c’è una seconda venuta di Cristo, e il mondo non finirà, quindi se voglio fare qualcosa devo farlo ora”. Mi sono rallegrato, mi sono alzato, ho arrotolato la persiana, ho sbirciato fuori per vedere chiaramente il silenzio. L’intero quartiere sembrava intorpidito, così come il mio umore mentre andavo in bagno.

“Musah, tieni tutto insieme da solo, sei un duro”, ha detto Stella. Stella è la mia vicina di casa che vive al secondo piano nel nostro edificio storico a tre piani. A parte le consuete cortesie da vicini che ci scambiavamo di volta in volta, io e lei non parlavamo molto. Ho sempre creduto che non avessimo molto in comune. Stella è molto socievole, una ragazza fuori dal comune, la cui vita si era fatta difficile a causa del lockdown. È esperta di farmaceutica e il suo campo di attività professionale non è stato influenzato dalle direttive sul restare a casa perché era tra quei servizi considerati essenziali, quindi era stata l’unica nell’edificio il cui ritmo di lavoro era rimasto invariato. Ad ogni modo, un giorno mentre stava tornando a casa per una breve pausa pranzo come al solito, mi vide in piedi fuori dal nostro edificio sul marciapiede a leggere un libro. Ero tutto solo in quella strada, al centro di una città fantasma, neanche un’anima in giro, nemmeno le mosche osavano avventurarsi fuori. Stella si fermò per chiacchierare un po’, all’inizio esitante (forse non era sicura della mia reazione), “Dovresti stare a casa” disse

scherzando, “Sì, lo so ma devo sfidare la legge per godermi il bagliore del sole, prendere un po’ di vitamina D e un po’ di aria fresca dopo ore e ore seduto al computer a lavorare all’interno dell’appartamento dove spadroneggia l’umidità”, risposi. Mi rivolse un sorriso radioso quando risposi cordialmente. Notai un lampo di simpatia nel suo sguardo, “deve essersi preoccupata per la mia solitudine” pensai.

Stella è per natura una ragazza coraggiosa e curiosa. Ci scambiammo alcune parole amichevoli per sollevare il morale l’uno dell’altra. Insistette sul fatto che sarebbe stata disponibile se avessi avuto bisogno di qualcosa. “Chiamami o bussa alla mia porta se hai bisogno di qualcosa” offrì. Le dissi “grazie”. Le feci un sorrisetto in modo da farle sapere che avevo apprezzato il suo tentativo, ma non mi importava molto. Riluttante a stravolgere il mio comportamento, l’incontro con Stella mi aveva lasciato agitato, non solo, aveva lasciato dietro di sé l’odore del suo profumo e io l’avevo inalato profondamente nei miei polmoni ed era ancora nelle mie narici. Solo poche settimane prima avrei trovato fastidiosa la sua fragranza, questa volta mi sembrò dolce.

Calata la notte, mi colse nuovamente il desiderio di non tralasciare più nulla, di cogliere le opportunità. Una cosa davvero inusuale per me. Per la prima volta, iniziai a sentirmi vuoto nel cuore, come se mancasse qualcosa ma non sapevo bene cosa. Mi misi a riflettere, cercando di capire cosa ci fosse di sbagliato in me. Sono un solitario ma non mi sento mai solo, non è da me invitare le persone a casa mia, non ho una relazione stabile da molto tempo e nessuna donna nella vita reale o nella fantasia aveva attirato la mia attenzione fino a quel momento. Affaticato dalle molte domande e dai pensieri confusi, mi abbandonai sul letto. Ma quando chiusi gli occhi, per la prima volta mi vennero in mente immagini di Stella. Cercai rapidamente di respingerle, non volevo vederla in quel modo perché, per me, era ancora la mia patetica vicina. Tuttavia c’era qualcosa che non potevo ignorare, non riuscivo proprio a capire. Mi addormentai profondamente solo per svegliarmi più tardi col rumore dei latrati dei cani. Questa volta l’orologio del mio cellulare segnava le 5 del mattino, un’ora prima del solito. Faticai ad uscire dal letto e per la prima volta sentii che mi ero privato della fantasia per troppo tempo. Sono stato razionale per tutta la vita, mi sono fidato solo di ciò che mi diceva la testa piuttosto di ciò che desiderava il cuore.

Camminai in punta di piedi attento a non disturbare la ragazza che abita al piano superiore. La stanza era incredibilmente fredda, troppo fredda per la fine di marzo, ma siamo a Benevento e il mio appartamento è all’altezza delle aspettative del clima cittadino. Feci un bagno caldo, pregai e mi preparai un tè caldo con latte, insieme a delle fette di pane e burro. Non importa quanto cercassi di non fare rumore, sembrava che ogni oggetto, ogni utensile, risuonasse di più. Presto udii un rumore così familiare, un suono penetrante di scarpe da donna con i tacchi che battevano sulle scale. Ancora una volta disturbava il suono della pace. In passato avevo imprecato e l’avevo affrontata per lamentarmi più di una volta, ed ogni volta Stella aveva solo promesso di stare più attenta, cosa che non ha mai fatto. Quella mattina le sue scarpe battevano più forte, amplificate dal silenzio imposto del lockdown, tanto che la tazza di tè che stavo per sorseggiare ha quasi tremato. Sempre più forte, ma la mia rabbia svaniva rapidamente ad ogni passo fino a quando non sentii il suono della porta principale chiudersi dietro di lei ed il rumore svanì. Mi precipitai alla finestra della cucina per osservarla di spalle. Un uomo deve fare ciò che un uomo deve fare e quando la sua sagoma scomparve, uscii per sentire la fragranza del suo profumo che mi aveva tenuto in ostaggio per tutta la notte. L’odore era ancora più denso del silenzio del lockdown. Annusai tutto come se non ci fosse domani, come se non mi fosse più concesso di vederla. Stella è una solitaria che si rifiuta di vivere da sola: prima del lockdown riempiva tutto il vuoto della sua vita solitaria uscendo molto o invitando molte persone a casa sua. Rimasi nel corridoio per alcuni minuti prima di rientrare nel mio appartamento.

Odio scendere a compromessi e cedere a qualsiasi cosa, ma con l’odore del profumo di Stella nella mia mente che occupava tutta la mia immaginazione, mi ero compromesso, non importa quanto cercavo di seppellire questi pensieri. Trascorsi tutto il giorno depresso, a lavorare e a desiderare ardentemente che arrivasse l’ora di pranzo in modo da poter uscire, fermarmi sul marciapiede con il mio libro nella speranza di vedere arrivare Stella e di parlare di nuovo con lei. Invece quel giorno Stella mi scrisse “Musah ti dispiace se ceniamo insieme stasera a casa mia per chiacchierare un po’?”. Mi sembrò un sogno, dolci brividi attraversarono le mie vene. Ero felice e sospettoso allo stesso tempo, felice perché era quello che desideravo e sospettoso perché non riuscivo a capire se mi stesse usando per riempire uno dei suoi vuoti. Se mi avesse offerto qualsiasi sorta di invito a coccolarci nel suo letto, avrei rifiutato, era il mio ego maschile a parlare. Ma mi stava invitando per una cena, che poteva essere l’inizio di qualcosa di più profondo. Andai in bagno, mi guardai allo specchio per le prove. La immaginai in cucina a preparare la cena con in sottofondo la traccia dei NEW EDITION “Can you stand the rain” che risuonava dal suo stereo. Potevo sentire il battito del mio cuore che pompava e ansimava mentre la baciavo da dietro. In quel momento mi tornarono in mente i giorni normali mentre guardavo svanire quella fantasia. Quando il cane del vicino si fece sentire, la realtà riapparve con prepotenza e tutto ciò che rimase era la fragranza del profumo di Stella. Quella sensazione schiacciava il mio ego. “Sono abbastanza uomo da poter esprimerle il mio sentimento, le mie intime fantasie e non apparire debole, assetato e disperato?” La solitudine è una figlia di puttana, ti colpisce forte nei punti sensibili.

Stella aprì la porta con un sorriso “Vieni dentro” disse. L’aria nel suo appartamento non aveva l’incantevole profumo che speravo avesse, invece la stanza puzzava di buon cibo

cucinato in casa. Lei indossava una maglietta grigia e pantaloni attillati mimetici che mostravano alcune delle sue grazie che non pensavo potesse avere. Stella è benedetta da un corpo da adolescente, ma quando sorride, le rughe che appaiono sul suo viso raccontano di una donna esperta che ha vissuto molto. La tavola era ben apparecchiata con piatti appoggiati su ciascuna estremità, pronti per essere riempiti. Tutto curato nei minimi dettagli come se stesse ospitando un re, mi ha davvero colpito. Mi fece cenno di sedermi. “Succo o acqua?” chiese. Ho detto “Acqua” e quel gesto mi sorprese nel modo giusto perché aveva ricordato che non bevo alcolici, questo significava molto. Osservai Stella mentre si muoveva in cucina “Posso aiutarti?” le chiesi. Disse “Sei mio ospite stasera”. Si prese il suo tempo mentre riempiva il mio piatto di spaghetti con le vongole conditi con aglio e olio d’oliva, lei ne prese solo mezza porzione. “Sembra che qualcuno sia a dieta” la presi in giro. Lei sorrise con un cenno d’approvazione. Raggiunse il frigorifero mentre continuavo ad osservarla. Stella era una ragazza carina e sexy da morire nei pantaloni da yoga. Si chinò a raccogliere una bottiglia di vino, così ebbi la possibilità di studiarla a fondo, notai la linea delle sue mutandine così visibile da accendere tutte le mie fantasie represse. “Dannazione, signore” mi dissi. Mi tornò alla mente tutto quello a cui avevo pensato quella stessa mattina quando l’avevo osservata uscire: come sarebbe stato se avessi mai avuto l’opportunità di stare con lei e come mi avrebbe considerato se le avessi confidato le fantasie che stavo sviluppando su di lei ultimamente.

“Sei brava” le ho detto. Avevo un pregiudizio nei confronti di Stella, devo ammetterlo. Non le ho mai dato la possibilità di mostrarsi diversamente, l’avevo sempre considerata patetica e anarchica rispetto al concetto di donna. Anche lei non mi aveva mai contattato, non è mai andata oltre ciò che sapeva di me dagli altri. Ma, la maggior parte delle volte, sappiamo quello che crediamo di sapere. Ciò che vogliamo che gli altri sappiano di noi è una storia diversa.

Ripulii il mio piatto di spaghetti e bevvi il bicchiere d’acqua. “Vuoi un altro po’ di acqua?”. Annuii. Allungò la mano e ne versò ancora un po’. “Seriamente non stai soffrendo la solitudine?” mi chiese lei. “No, l’unica cosa che odio di questo blocco è il fatto che tutti sembrano depressi e arrabbiati, persino i cassieri dei supermercati pensano di possedere il mondo adesso”. La fece ridere. “Seriamente, ogni volta che vado al supermercato, torno a casa furioso”. Stella disse che il blocco la stava facendo impazzire, che stava perdendo la capacità di ragionare correttamente. “Sto scoprendo me stessa e realizzando chi è che si prende davvero cura di me”, mi confessò con voce rassegnata. “Ora dimmi, cosa ne pensi di tutto questo coronavirus?” chiese. “Onestamente, sono scettico, penso che ci sia qualcosa che non ci stanno dicendo” “Intendi i poteri forti?”, incalzò lei. “La nostra è un’era tragica, così tante élite incasinate che cercano di rovinarci tutti per ragioni egoistiche” “Bill Gates?” lei disse. “La nano tecnologia, il gruppo Bilderberg” “Il Bilderberg?” “Non importa” minimizzai. Mentre parlavamo, non mi sfuggì quanto in comune avessimo nel modo di concepire il mondo. Si scusò e andò al bagno a fare una pipì veloce e io approfittai della sua breve assenza per curiosare nel suo appartamento. Aveva alcuni ornamenti orientali sulla cassettiera. Dai suoi CD scoprì che il suo gusto per la musica non è proprio il mio genere, ad eccezione del CD di Tracy Chapman che aveva nello stereo quella sera. Vidi alcuni libri, sparsi qua e là in modo disordinato che spaziavano dalle istruzioni di yoga, alla storia turca, alla cultura e alla religione e ad alcuni autori italiani. Pensai che quei libri fossero troppo fantasiosi per me. I miei occhi fissi su un altro comò, quello su cui aveva la maggior parte delle sue cose di bellezza, posai gli occhi lì a lungo sperando di trovare quel profumo incantato, ma vidi solo un pacchetto di candele, un po’ di olio per massaggi e il suo beauty case. Quando tornò, la frustrazione stava iniziando a divorarmi. Entrai in un fantastico esilio mentale per alcuni minuti, mi aveva quasi sorpreso a curiosare mentre mi guardavo intorno nel suo santuario, “Sai che il fiume Nilo è il fiume più lungo del mondo?” chiesi bruscamente, l’avevo colta di sorpresa, mi guardò con sospetto, poi disse “No, non lo sapevo” “Bene, il Nilo bagna circa undici paesi africani, che includono Il Sudan, l’Etiopia, la repubblica del Congo, tra gli altri. L’Egitto è solo uno dei beneficiari.” Riscontrai un certo disinteresse per l’argomento, quindi cambiai strategia. Indicai il piano che aveva in un angolo vicino alla zona TV “Vedo che hai molto da fare” “Sì, suono il piano e sto prendendo anche lezioni di chitarra ” “Fai tanto sport, vero? ” le chiesi, “Sì, tennis, vado in palestra e prendo anche lezioni di yoga”. I suoi occhi si stringevano mentre raccontava della vita frenetica che conduceva. Deve averne passate molte, quindi lo stare ferma le aveva portato troppo vuoto, il che le aveva restituito troppi dolori costringendola a partecipare a diverse attività per tenere la sua mente occupata. Voglio dire, gioca a tennis, sta imparando a suonare la chitarra e suona il piano. Frequenta la palestra e fa yoga. Tuttavia, fu la parte dello yoga a catturare la mia immaginazione. “Lo yoga è solo per le donne snob”. Ridacchiò e disse che ero divertente, “Chi te lo ha detto?”. Si alzò in piedi come per mostrarmi qualcosa e prese il suo cellulare, cercò un video su YouTube di uno strano istruttore di yoga asiatico “Anche gli uomini fanno yoga” “Non fa per me”, dissi. Uscì dalla stanza per prendere un tappetino e mi disse “Vieni a fare alcune mosse che vedi nel video se hai il coraggio” “No, se non lo fai tu per prima”. Stella distese il materassino sul pavimento come una professionista, allungò entrambe le sue gambe divaricandole, scendendo in una tipica spaccata da yoga. La mia mente inquieta era in fiamme: immaginai che lei si accovacciasse un po’ di più, che mi invitasse ad unirmi a lei in quel rannicchiarsi di piacere, da un momento all’altro, avrebbe divaricato le gambe fino a permettermi di entrarle dentro, avrebbe urlato il mio nome, mi avrebbe detto di non fermarmi, supplicandomi di colpire nel punto giusto fino a raggiungere il culmine. Mi ero perso di nuovo, ero diventato duro, “Musah stai sudando?” doveva aver capito che stavo andando troppo lontano. Si fermò e arrotolò il tappetino, mi guardò e disse di tornare al tavolo.

Bollì un po’ d’acqua, preparò del tè alla fragola, mela e mango e mentre riempiva la mia tazza, mi parlava con una voce sommessa “Accidenti non sapevo che tu fossi così aperto e divertente” disse. Era diventata di nuovo curiosa “Sei impegnato in una relazione?” chiese. Di tutta risposta, io mi vantai dicendo che avevo delle relazioni con alcune ragazze ma niente di serio. Le risposi così per tenere il punto ma le mie parole avrebbero potuto veicolare il messaggio sbagliato: potevo uscirne da uomo irresponsabile o da gentiluomo, non ne ero certo. Lei emise un sospiro “Sii umile con le signore ” consigliò. Alla fine trovai il coraggio, “E tu? Hai qualche relazione? ” “No, non ho tempo per gli uomini” “Non ti senti sessualmente frustrata?” la sfidai, “No, intendo dire che non ho bisogno del sesso, non mi sconvolge, ma le donne sono diverse dagli uomini in questo, una donna deve essere davvero ossessionata dal sesso prima di arrivare al punto di lasciarsi andare con un uomo qualsiasi. Vedi a differenza della maggior parte di voi uomini che avete il vostro organo sessuale tra le gambe e siete pronti all’azione per tutto il tempo, il nostro organo sessuale è sepolto in profondità tra le nostre gambe, è necessario scavare in profondità per trovarlo, una volta che l’avete trovato è necessario lucidarlo con cura, per avere forse qualche risultato” concluse.

“Grazie per la lezione di donnalogia”, rise più forte e mi chiese di smettere di giocare con l’indice, come se fosse mia sorella maggiore che cercava di istruirmi. Avevo iniziato a giocherellare per individuare un piccolo tatuaggio che aveva sul braccio sinistro, “Bel tatuaggio “”Oh grazie, ti piace?”. Le chiesi di farmi dare un’occhiata, non esitò. Mise il braccio sinistro sul tavolo da pranzo. Lo toccai delicatamente, passando le mie dita sulla sua pelle morbida, sentii il calore del suo corpo, non scrollò le spalle, ma ad un certo punto mi sentii un po’ nervoso e mi fermai. Sentì un silenzio tombale, il tipo di silenzio che invita le persone a rivelare i loro segreti intimi. Ancora una volta il mio impulso sessuale era salito alle stelle, ero tentato di afferrarla, iniziare a baciarla e stringerla all’inguine. Ma io sono un essere umano, non un animale e si suppone che gli esseri umani abbiano il controllo dei propri impulsi. Le donne hanno la loro mentalità e Stella non era diversa. Ingoiare l’orgoglio di un uomo per impressionare una donna. “Stella, posso dirti una cosa?” “Certo vai avanti” “Mi piaci un po’”. Il cuore mi batteva forte quando pensavo a lei in posizione orizzontale. Fece una faccia impressionata prima di chiedere “Perché dici questo?” Le ho raccontato che di tanto in tanto l’avevo sognata, e il mio cuore era gioioso. Stella ridacchiò e arrossì un po’, le dissi che aveva il sorriso più dolce che io avessi mai visto. Penso che tutte quelle belle parole la eccitassero e la spaventassero allo stesso tempo.

“Sei di bell’aspetto Musah ma.” Si fermò “ma non mi conosci e sei il mio vicino” sorrise e disse “Manteniamo la cosa da buoni vicini e amici”. Non avevo bisogno di dichiararmi, non volevo espormi e dire cose dal profondo del cuore che avrebbero mandato un messaggio sbagliato. Scimmiottai un sorriso per mascherare il mio disappunto, non insistetti, non volevo avventurarmi nel suo territorio più di quanto non mi avesse già permesso. Se l’avessi fatto e mi avrebbe rigettato la nostra pacifica co-esistenza sarebbe stata messa a repentaglio. Si era fatto tardi, i miei occhi erano secchi, dovevo andare, ma l’infatuazione si era presa il meglio di me. Le lanciai una lunga occhiata che la mise a disagio sperando di sedurla con i mei occhi marroni ma lei non contraccambiò, anzi mi mostrò la porta. Ero pronto ad andare ma speravo ancora in un abbraccio stretto per poter sentire la fragranza del suo profumo. Trattenni il fiato, diedi un’ultima occhiata alla stanza, la guardai dritta in faccia e i suoi occhi vuoti mi raggelarono, presto ero già andato via.