La presenza straniera in Campania

La presenza straniera in Campania costituisce, come nel resto del territorio nazionale, un universo eterogeneo, dinamico, in continuo mutamento ed oramai relativamente stabile. Caratterizzata dall’intreccio vecchi e nuovi flussi migratori essa pone, per altro, sempre nuove sfide da un punto di vista sociale, culturale, politico e organizzativo. Sono molteplici, inoltre, nella regione, le differenze legate alle specificità dei contesti territoriali e alle provenienze e ben centosessantotto i gruppi nazionali presenti sul territorio, seppure in taluni casi la loro quota sia residuale, mentre più della metà dei cittadini stranieri proviene da soli cinque paesi: Ucraina, Romania, Marocco, Sri Lanka e Cina.

Un po’ di storia

L’immigrazione in Campania è mutata considerevolmente, nel corso del tempo, da un punto di vista demografico e sociale divenendo sempre più articolata, come hanno messo in luce numerose indagini condotte a riguardo. La regione, inoltre, rappresentava inizialmente per i migranti, soprattutto, un territorio di transito, per poi tramutarsi, nel corso del nuovo millennio, in una area di insediamento stabile. I primi arrivi, che risalgono a oltre quaranta anni fa, erano rappresentati, per lo più, da donne eritree rifugiate e richiedenti asilo e da uomini nordafricani, con progetti migratori temporanei. Alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, inoltre, vi erano donne filippine, capoverdiane, latino americane e srilankesi che, soprattutto nella città di Napoli, andavano ad inserirsi nell’ambito dei servizi. Gli anni Ottanta, invece, sono stati contrassegnati da un incremento degli arrivi dall’Africa Subsahariana, mentre gli anni Novanta dal fatto che, come nel resto del paese, le migrazioni Est-Ovest abbiano progressivamente preso il sopravvento su quelle provenienti dall’asse Sud-Nord. In questi anni le novità in termini di paesi di origine furono rappresentate dagli Albanesi di entrambi i sessi (che si concentravano soprattutto in provincia di Caserta) e dalle donne polacche, sebbene gli arrivi dall’Africa continuassero ad essere relativamente significativi. Aumentavano, inoltre, gli Srilankesi, soprattutto nella città di Napoli, mentre la presenza di Eritrei ed Etiopi andava a ridursi, sia per i ritorni in patria, che in seguito alle partenze verso i paesi del Nord Europa. In quel periodo la presenza immigrata in Campania era, oramai, varia ed articolata, rappresentando, come ha rilevato Mottura in riferimento al contesto nazionale, un vero e proprio “arcipelago” in termini di provenienze. Alcune collettività si radicavano sempre più sul territorio, pur restando poco visibili, come nel caso di quella filippina che si concentra, in prevalenza, in aree urbane e si caratterizza per un aumento delle presenze maschili e per un mutamento delle modalità di inserimento abitativo. La regione tuttavia, restava, in prevalenza, un’area di transito. Sarà nel nuovo millennio che si verificherà il passaggio ad area di stanzialità, assieme ad un incremento di immigrati di origine ucraina e cinese. Il progressivo processo di stabilizzazione, come hanno evidenziato alcune ricerche, infatti, si è consolidato, in maniera apparentemente contraddittoria, in coincidenza con la crisi economica della fine del primo decennio del nuovo millennio. Questa infatti influendo sul mercato del lavoro nazionale può aver contribuito al processo di stabilizzazione dei lavoratori stranieri sia a causa delle mancate partenze verso aree settentrionali, sia per i ritorni di coloro che avevano già vissuto nella regione prima di trasferirsi al Nord, ma che una volta “espulsi dal mercato del lavoro”, possono essersi “rifugiati” nelle località “che li avevano accolti in passato”. Negli anni, dunque, in Campania è stato riscontrato un aumento delle seconde generazioni del numero di nati stranieri e di acquisizioni di cittadinanza (che nel corso del 2017 sono state 2615), e che possono essere considerati indicatori di stabilizzazione dell’immigrazione sul territorio che ha costretto i servizi, come quelli sanitari o scolastici, a doversi confrontare con una presenza sempre più eterogenea da un punto di vista sociale e culturale, portatrice di particolari bisogni. Le migrazioni costituiscono, infatti, un fenomeno complesso, un “fatto sociale totale”, come ha evidenziato Sayad, che inerisce tutti gli aspetti della vita, a livello individuale e collettivo. Il territorio inoltre, analogamente a quanto avvenuto nel resto d’Italia, è stato caratterizzato negli ultimi anni da un incremento di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, che resta comunque, meno considerevole, come si evince dalle statistiche, rispetto alla percezione del fenomeno fra l’opinione pubblica. Il porto di Napoli e soprattutto quello di Salerno, in particolare, sono stati, meta di un considerevole numero di sbarchi, dal 2014 fino al 2018, quando i flussi di richiedenti protezione internazionale sono diminuiti considerevolmente, in conseguenza degli accordi internazionali e delle più recenti e marcate politiche di chiusura delle frontiere. Politiche che, tuttavia, hanno comportato sia un aumento dei respingimenti verso paesi che non tutelano i diritti umani, come la Libia che delle morti nel Mediterraneo.

I dati statistici sulle presenze

Gli stranieri residenti in Campania, al 1 gennaio 2018, sono 258.524. Essi costituiscono il 5% del totale in Italia e rappresentano il 4,4% della popolazione residente sul territorio (Istat, 01/01/2018). Vi sono, in ogni caso, considerevoli differenze fra le provincie, in termini di incidenza sulla popolazione residente. Questa è più significativa, infatti, in provincia di Caserta e Salerno, dove corrisponde rispettivamente al 5,1% e 5% del totale, mentre a Napoli è invece del 4,2%, e infine, ad Avellino e Benevento al 3,5% e 3,6%. È la provincia di Napoli, tuttavia, il territorio che, come negli anni precedenti, attrae il maggior numero di immigrati. Nel capoluogo campano, infatti, si concentra più del 50% (131.757) degli stranieri residenti nella regione, seguito poi da Salerno (dove sono 55.061) e Caserta (46.928). La quota di stranieri residenti resta, invece, considerevolmente più bassa ad Avellino (14.590) e Benevento (10.188).

Distribuzione dei residenti stranieri fra le diversi province della Campania

Riguardo le aree di provenienza, gran parte degli immigrati residenti nella regione proviene da paesi europei ed in particolare, il 48,1% di cui il 25,3%, da paesi dell’Unione Europea. Il 22,6% dei residenti, invece, è originario del continente africano, il 25,2% di quello asiatico ed infine il 4,1% americano.

Continenti di provenienza dei residenti stranieri in Campania

(ISTAT, 01/01/2018)

In termini di nazionalità, invece, la collettività straniera più numerosa nella regione è quella proveniente dall'Ucraina con il 16,8% dei residenti, seguita da Romania (16,4%), Marocco (8,3%), Sri Lanka (6,7%), Cina (5,4%) e Bangladesh (4,3%), (per approfondimenti si rinvia al grafico in basso).

Primi venti gruppi nazionali di residenti stranieri in Campania

(ISTAT, 01/01/2018)
  • Ucraina
    %
  • Romania
    %
  • Marocco
    %
  • Sri Lanka
    %
  • Cina Rep. Popolare
    %
  • Banghladesh
    %
  • Polonia
    %
  • India
    %
  • Nigeria
    %
  • Bulgaria
    %
  • Pakistan
    %
  • Albania
    %
  • Senegal
    %
  • Ghana
    %
  • Filippine
    %
  • Algeria
    %
  • Russia Federazione
    %
  • Tunisia
    %
  • Brasile
    %
  • Rep. Dominicana
    %

I percorsi migratori, così come le modalità di integrazione, come evidenziato da una vasta letteratura a riguardo, possono differenziarsi anche in relazione al genere. La presenza delle immigrate nella regione, che hanno avuto fin da principio un ruolo da protagoniste, corrisponde al 31/12/2017 a 12.9756 unità e rappresenta all’incirca il 50,2% con una diminuzione percentuale rispetto agli anni precedenti. La composizione per genere, in ogni caso, come nel resto d’ Italia, si differenzia considerevolmente fra immigrati di diversa provenienza in relazione al ruolo svolto dalle reti migratorie, sia locali che transnazionali, o alle possibilità offerte dal mercato del lavoro. Considerando le comunità più significative sul territorio, le donne rappresentano il 74,7 % fra i residenti ucraini, il 58,6% dei romeni, il 32,4 % dei marocchini, il 46,6% degli srilankesi e il 45,3% dei cinesi (Istat al 01/01/2018). L’incidenza femminile è particolarmente elevata fra coloro che provengono da paesi dell’Europa dell’Est, come Ucraina, Polonia, Bulgaria, Russia. La forte segregazione occupazionale di donne di questa nazionalità, inserite in particolare nel settore dei servizi e di cura può rappresentare, in taluni casi, un elemento che rende difficile l’accesso ai servizi del territorio, ad esempio, quelli sanitari. Vi sono, poi, collettività che avevano inizialmente una forte caratterizzazione femminile, come quella filippina, ma che nel corso degli anni si sono parzialmente riequilibrate per genere, grazie all’incremento degli arrivi maschili (l’incidenza femminile fra i filippini, ad esempio, è attualmente del 63,9%). La presenza di minori in Campania, invece, secondo i dati inerenti i permessi di soggiorno corrisponde al 15,1% del totale, mentre solo il 3,4% supera i 65 anni. Gran parte della popolazione straniera sul territorio è, dunque, relativamente giovane in quanto si concentra soprattutto nelle fasce di età lavorativa. I soggiornanti provenienti da paesi non comunitari, in particolare, secondo i dati del Ministero dell’Interno al 31/12/2017 sono, 173.302 e fra loro, più della metà (il 55,7%) è in possesso di un permesso di lungo periodo (quota indicativa di una relativa stabilizzazione sul territorio di gran parte dei non comunitari). Le motivazioni dei permessi a termine, invece, si ricollegano, in prevalenza, al lavoro (40,6%) e a ragioni familiari (26,6%), mentre quelle per asilo o motivi umanitari costituiscono il 24,8%, rappresentando, pertanto, una quota minoritaria. I permessi legati alla protezione umanitaria, in ogni caso, sono aumentati in maniera considerevole negli ultimi anni, a fronte di una diminuzione quelli per famiglia o lavoro e hanno rappresentato più della metà dei nuovi permessi rilasciati nel corso del 2017 (Idos, 2018: 394). L’incremento di richiedenti asilo e protezione internazionale, pertanto ha richiesto sul territorio, così come nel resto d’Italia, una considerevole implementazione del sistema di accoglienza che, come rilevato in diverse indagini, presenta numerose problematiche, sovente legate ad una logica di gestione emergenziale. I posti in strutture di seconda accoglienza che rientrano nella rete SIPROIMI (ex SPRAR), pur essendo aumentati considerevolmente sono stati a lungo insufficienti e ciò, assieme alla lentezza delle procedure di riconoscimento delle forme di protezione, ha fatto sì che gran parte dei richiedenti asilo rimanesse in strutture di accoglienza straordinaria, i Cas presenti sul territorio. Al 31 gennaio 2019 sono attivi nell’ambito del sistema SIPROIMI (ex SPRAR), in Campania ottantanove progetti con il coinvolgimento di otto enti locali (dati aggiornati al 31/01/2019), che corrispondono a 2.883 posti, dei quali cui 209 riservati a MSNA. Dal 2014, infatti, la quota di minori stranieri non accompagnati, che costituiscono una categoria particolarmente vulnerabile portatrice di specifici bisogni, è aumentata considerevolmente per poi diminuire nuovamente, dal 2017, in conseguenza delle politiche nazionali di chiusura. Alla fine del 2018, in ogni caso, la Campania risultava la quinta regione per strutture di accoglienza di minori stranieri non accompagnati, ospitandone il 7,8% del totale, dopo la Sicilia (27,1%), la Lombardia (9,9%), il Lazio (9,6%), l’Emilia Romagna (8,1%) e prima della Puglia (6,1%) e della Toscana (5,0%) (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, 31/12/2018). I minori soli presenti e censiti in Campania, in particolare, al 31/01/2019, sono 260 e rappresentano il 2,9% del totale in Italia (in totale 8.971). Essi sono, per la maggior parte, di sesso maschile (il 95%), mentre le minori non accompagnate sono soltanto 13 (Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, al 31/01/2019). Essi provengono, in prevalenza, da Gambia (37), Guinea (37), Egitto (27), Costa d’Avorio (25), Nigeria (22), Senegal (19), mentre quelli di origine albanese, che costituiscono la nazionalità principale a livello nazionale, sono sul territorio campano, soltanto 18 (il 6,9%). La fascia di età più numerosa fra i minori soli, come nel resto del paese, è quella immediatamente prossima ai diciotto anni (hanno diciassette anni, infatti, il 66,9%, sedici il 18,8%, quindici anni l’8,1%, e solo 5,8% ha fra i sette e i quattordici anni) e si concentrano soprattutto nelle provincie di Salerno (dove sono 105, ovvero il 40,4%) e Napoli (82, il 31,5%). Meno significativa, invece, è la loro presenza nelle provincie di Caserta (dove sono 33, il 12,7%), Benevento (27, il 10,4%) e Avellino (15, il 5%).

La presenza immigrata sul territorio regionale, inoltre, in termini di provenienze è estremamente differenziata fra le provincie e muta ulteriormente se consideriamo il livello comunale. Nella provincia di Napoli, in particolare, i residenti stranieri provengono soprattutto dai paesi europei (per il 39,9%), seguiti da quelli asiatici (per il 37,4 %), dall’Africa (per il 17,5 %), mentre solo il 5,2% degli stranieri è di origine americana (Istat, 01/01/2018). Le nazionalità più numerose sono quella ucraina (23.327, il 17,7%), srilankese (16.707, 12,6%), cinese (11.167, 8,4%), rumena (11.049, 8,39%), benaglese (9.576, 7,27%) e marocchina (5.821, 4,42%). Queste prime cinque collettività rappresentano il 54,5 % del totale dei residenti (Istat, 01/01/2018). Le immigrate, fin da principio protagoniste e numerose sul territorio, rappresentano il 49,8% (Istat, 01/01/2018). Gran parte degli stranieri residenti dell’area metropolitana si concentra nel comune di Napoli che ospita al primo gennaio 2018, 58.203 immigrati, ovvero il 44% del totale della provincia. Qui le donne rappresentano il 51,2%, mentre la collettività più numerosa, a differenza di quanto avviene a livello provinciale, è quella proveniente dallo Sri Lanka seguita poi da quella ucraina, cinese, pakistana, rumena, filippina, bengalese, nigeriana e domenicana (Istat, 01/01/2018). I permessi, legati a forme di protezione internazionale per asilo o motivi umanitari nella provincia di Napoli sono agli inizi del 2018 il 15,8% del totale e rappresentano quota inferiore rispetto alla media nazionale (18,1%) e regionale (24,8%). I richiedenti protezione internazionale sul territorio provengono soprattutto da Bangladesh (910, 20,6% del totale), Nigeria (740, 16,8%), Ucraina (401, 9%), Senegal (278, 6,3%), Ghana (192, 4,3%), Pakistan (180, 4,08%), Sri Lanka (113, 2,56%) (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, 2017). Fra questi le donne rappresentano all’incirca il 16,3% del totale e sono in prevalenza di nazionalità nigeriana (270, 36,% del totale) ma anche ucraina (237, 59% del totale) e srilankese (36, 31%) (Istat, Nuovi ingressi per asilo, richiesta di asilo e protezione umanitaria al 2017). Salerno rappresenta, invece, la seconda provincia campana, dopo Napoli, per numero di residenti stranieri. Questi ultimi, a differenza di quanto avviene nel capoluogo regionale, provengono, in prevalenza, da Romania (29,3%), Marocco (17,5%), Ucraina (15,1%), India (4,5%), Bulgaria (3,2%), Polonia (3,1%) (Istat al 31/12/2017). Una considerevole presenza immigrata nella provincia si ricollega, infatti, alle attività economiche, in ambito agricolo e di allevamento, della Piana del Sele, che coinvolgono, fin dagli anni Novanta, una manodopera fortemente marginalizzata e precaria, come hanno messo in rilevo alcuni studi a riguardo, proveniente, soprattutto, da Marocco, India, Pakistan e Romania. Il porto di Salerno, inoltre, a partire dal 2014, è stato coinvolto in maniera consistente negli eventi di sbarco dei migranti che hanno incluso una quota considerevole di minori non accompagnati. Dal luglio del 2014 al novembre del 2017, infatti, sono sbarcati nella città circa 18.764 migranti, di cui, il 5% (897) erano minori soli. Nella provincia di Caserta, invece, è significativa la presenza di immigrati provenienti da Romania (18%), Ucraina (17,8%), Marocco (8,6), Albania (6,1), Nigeria (6%), mentre le collettività più numerose a livello cittadino provengono da Ucraina, con il 36,4% dei residenti stranieri presenti sul territorio, Senegal (8,5%) e Filippine (7,6%). Sul territorio della provincia di Avellino gli immigrati provengono i prevalenza da Romania, (per il 26,9%) Ucraina (il 15,1%) e Marocco (7,9%), seguiti da Bulgaria, Nigeria, Polonia, Albania e Cina, mentre nella provincia di Benevento le principali collettività sono rappresentate da Romania (28,1%), Ucraina (11,8%), Nigeria (9,1%), Marocco (7,6%) Bangladesh (3,1%) Gambia (2,9%), Polonia (2,7%).

L’inserimento sul territorio fra integrazione e questioni aperte

Le modalità di inserimento nel mercato del lavoro si ricollegano ai modelli e ai percorsi migratori, possono differenziarsi in base alle provenienze, al ruolo svolto dalle reti sociali locali e transnazionali, come alle possibilità offerte dal contesto territoriale. Gli occupati stranieri rappresentano in Campania, in particolare, il 7% del totale regionale. Sono, infatti, 117.100 e di questi circa il 43,5% è rappresentato da donne. Un dato positivo fa riferimento al fatto che fra loro il tasso di attività (del 68,4%) sia più elevato rispetto alla popolazione italiana, così come più alto è anche il tasso di occupazione (57% contro il 41,2% degli italiani). Gli stranieri tuttavia, si inseriscono soprattutto, in ambiti occupazionali precari, poco qualificati, scarsamente retribuiti, ovvero in quegli spazi interstiziali rappresentati dalle nicchie lavorative evase dagli italiani. Essi svolgono, in prevalenza, lavori dipendenti nell’ambito del settore terziario (74,4%) ed in particolare nei servizi alle famiglie (28,5%) e nel commercio (23,3%). Una quota inferiore di immigrati, invece, è impiegata nel settore secondario (17%), e di questi il 9,5% nell’edilizia e solo l’8,6% in ambito agricolo. Si può ritenere, tuttavia, che in questo ambito siano elevate le forme di sfruttamento e l’irregolarità da un punto di vista contrattuale (Idos, 2018: 396). Particolarmente numerose, inoltre, sono le imprese straniere sul territorio (44.022, ovvero il 7,5% delle imprese totali della regione) di cui sono titolari soprattutto immigrati di origine marocchina, pakistana, bengalese ed cinese. Fra queste, inoltre, le imprese individuali si concentrano soprattutto nella città di Napoli (per il 52,6%), poi, a Caserta (ove è il 22,4% del totale) e a Salerno (che ospita il 16,6% di esse). E’ meno significativa, invece, la loro incidenza nelle provincie di Avellino e Benevento. La regione Campania, inoltre, è fra quelle a più alto disagio abitativo, e ciò assieme alla precarietà lavorativa come hanno rilevato numerose indagini a riguardo, alimenta forme di marginalità fra gli stranieri. Alla stabilizzazione della presenza immigrata si ricollega, inoltre, un aumento della presenza di famiglie sul territorio e dunque di studenti, con un background migratorio, iscritti nelle scuole della regione. Questi, rappresentano il 2,4% del totale e provengono, in prevalenza, da Romania (4936, 20,8%), Ucraina (15,3%), Marocco (9,4%), Albania (5,9%) e Cina (5,2%), rispecchiando così il dato inerente le principali provenienze sul territorio. Gli studenti stranieri, inoltre, si concentrano soprattutto nelle scuole di Napoli (per il 44,6%), seguite da quelle di Salerno (23,6%) e Caserta (22,6%), sebbene la loro incidenza sul totale degli iscritti sia maggiore a Caserta (3,3%) e Salerno (3,2%) e meno significativa ad Avellino (2,2%), Benevento (2,1%) e Napoli (1,9%). La presenza sul territorio regionale, in conclusione, ponendo importanti sfide a cui tentano di rispondere anche le innumerevoli progettualità del terzo settore, si colloca fra accoglienza e questioni aperte, anche perché, come ha evidenziato Sayad, i migranti si inseriscono nei territori rispecchiandone le problematiche e non creandole.