Domani sarò felice: secondo classificato al Concorso di Letteratura Migrante

Continuano gli appuntamenti con i racconti premiati nella prima edizione del Concorso di narrazione migrante dal tema “Le cose che non sapevo di amare” organizzato da Cidis nell’ambito del progetto Passaparola. “Un racconto intimista che svela le paure e le speranze più profonde che emergono sullo sfondo della pandemia” così la giuria descrive l’opera seconda classificata “Domani sarò felice” dell’autore che ha scelto lo pseudonimo di CID.

Ricordiamo che le iscrizioni alla seconda edizione del concorso, sono aperte fino al 15 novembre 2021. Questa volta il tema proposto è “Casa è dove voglio essere”, tutte le informazioni e le istruzioni per partecipare sono disponibili nell’articolo pubblicato a questo link.

Per chi si fosse perso il racconto terzo classificato “Punti sensibili” a cura di Musah Awudum, può recuperarlo qui. Appuntamento alla settimana prossima con il primo classificato del concorso.

Buona lettura!

Napoli, 5 novembre 2021

Per chi si fosse perso gli altri racconti:

Primo classificato “Lontano dagli occhi ma non lontano dal cuore” a cura di Joseph Perfection Mabiala-Henri

Secondo classificato “Domani sarà felice” a cura di CID

Terzo classificato “Punti sensibili” a cura di Musah Awudum

DOMANI SARO’ FELICE

di CID

In lontananza una mitragliata di gocce d’acqua liscia le foglie degli alberi e sbaraglia le formiche che si attardano nel rientrare nelle loro colonie. Il cielo piange con tutta la sua forza: gli occhi sfavillanti e i ruggiti di un leone che scatena la sua rabbia contro un rivale: è la tempesta.

E, in un attimo, l’acqua scorre e scende fino alle profondità della terra ridandole vita.

Lontano dal cuore, lontano dagli occhi. Mi mancano la mia terra, la mia famiglia, i miei amici. Mi manca giocare a pallone sotto la pioggia senza scarpe e sentire la mia madre terra.

Non voglio più portare il peso della nostalgia da solo. Adesso ho delle persone al mio fianco, una nuova famiglia. Adesso ho qualcuno con cui piangere il mio dolore. Sono sollevato dal peso dell’esclusione e sento che davanti a me si sta aprendo un orizzonte d’arcobaleno.

Adesso cammino su un’altra terra, con altre persone, con altri amici, con altri desideri e altri piccoli segreti che fanno nascere nuove complicità.

La mia nuova felicità è nata un anno fa, insieme ad una subdola tristezza che decide di emergere nei momenti peggiori.

E’ venuta a galla e io sono annegato nella malinconia, nello stress ed è così che ha ripreso piede il sentimento d’esclusione che pensavo passato.

L’esclusione questa volta ha vestito i panni di un virus. Nessuno può capire cosa possa significare essere emarginati fino a quando non lo vive. Questa malattia ha svelato il non detto, il tabù che fa andare in cancrena la nostra società.

Vengo escluso dal gruppo perché sono nero, perché sono sudamericano, perché sono una donna, perché sono LGBT. Il virus ha escluso molti, ma alcuni più di altri.

È vero, la quarantena ha calpestato la nostra libertà, prima di tutto la libertà di circolazione, ma immaginate milioni di persone in fuga dai loro paesi per la guerra, per l’insicurezza, respinte alle frontiere per un documento, per un pezzo di carta che decide della loro vita e della loro morte, trattati come invasori, immaginatelo e rivalutate tutto.

In quarantena ero solo, non c’erano i miei amici, le mie attività erano cristallizzate, ma con la mente ho ripercorso la mia vita e la vita di tutte quelle persone bloccate nel limbo dei territori di frontiera.

Per me l’esclusione sono le donne di Kothiary, che camminano quattordici chilometri solo per l’acqua e che da anni vivono nell’esclusione di una società in contrasto con la lentezza della loro vita e dei loro movimenti, una società che funziona e vive ad una velocità esponenziale: la società dei rubinetti.

Il dolore segna e insegna e ho fatto mio il dolore della morte di migliaia di persone, dei familiari ormai perduti, dei loro parenti, delle loro madri e dei loro padri. Il dolore ci avvicina e mi avvicina a queste famiglie ora incomplete perché quanto loro so cosa significa perdere una persona cara.

Non lasciatevi abbattere dal dolore, tutto passa, i bei momenti vissuti con loro saranno le ombre che vi guideranno verso la luce.