Una domenica in famiglia con Mai più soli

Non è la prima volta che scriviamo articoli sul progetto Mai più soli sul nostro portale. In questi mesi lo abbiamo fatto raccontando le storie dei ragazzi stranieri neo maggiorenni accolti nelle famiglie e promuovendo le iniziative con i tutori e gli incontri di aggiornamento rivolti agli assistenti sociali. Questa volta vogliamo raccontarvi, attraverso le parole di Gianni, operatore di Cidis Onlus, una domenica trascorsa insieme con le famiglie, i ragazzi accolti o affidati, gli altri operatori e tutor coinvolti nel progetto.

Una domenica in famiglia, potrebbe essere il giusto incipit con cui descrivere la bella giornata trascorsa con le famiglie del progetto “Mai più soli” e con i ragazzi accolti per completare il proprio percorso di autonomia. Alcuni di questi ragazzi li abbiamo visti crescere in questi anni nelle strutture di accoglienza, arrivati come minori e diventati ormai maggiorenni, hanno come tantissimi storie difficili alle loro spalle, deprivazioni affettive, vessazioni subite durante il viaggio, ma anche tanta voglia di riscatto, di autoaffermazione, di voglia di prendere la propria vita in mano e camminare con le proprie gambe. Lo vedono tutti i giorni le famiglie campane che li seguono e li sostengono costantemente da vicino, in una ritrovata e serena quotidianità che gli ha restituito la loro giovanissima età, completando un percorso scolastico, avviando un esperienza con il servizio civile, socializzando e facendo sport con i propri coetanei, imparando a relazionarsi con nuove culture sociali, cominciando a fare esperienze lavorative.

Ritrovarsi tutti insieme operatori, famiglie e ragazzi in una bella domenica napoletana è stato come celebrare, nel nostro piccolo, la festa del ritorno alla “normalità”, la chiusura simbolica di un capitolo di difficoltà e di incertezze pesanti per i ragazzi.   La fotografia di questa domenica racconta dunque i sorrisi di Bakary e Lamin, amici fraterni nell’ultima struttura di accoglienza e separatisi con un angosciante punto interrogativo sul loro futuro – è ancora più bello quindi vederli ridere e scherzare insieme sul divano, sereni e fiduciosi nel percorso che stanno seguendo.  Racconta poi di Musa e la sua inesauribile energia che divora tutto ciò che incontra e conosce, con l’eccezione della matematica; di Noufou che dopo il viaggio dal suo Mali, approdato alla fine a Napoli è riuscito a bruciare i tempi conseguendo l’obbligo scolastico, un corso di formazione professionale e un contratto di apprendistato presso un frequentato bar del centro della città. Racconta di Antonietta, dottoressa in pensione che ha preso in affido Fullfilment – una giovanissima ragazza nigeriana che oggi frequenta il liceo a Caserta,  vantandosi dei suoi successi scolastici –  e che ha il sogno di trasferirsi in Senegal, per dare una mano anche lì, come racconta. Ci sono poi Alessandro e Anna, coi loro bambini che scorrazzano per la casa prendendo tutti a turno in simpatico ostaggio. Scambiano quattro chiacchiere con Agostino, un docente di Cava dei Tirreni appassionato di teologia, hanno in comune capacità organizzative molto preziose nella costruzione del percorso di integrazione dei loro ragazzi, vengono da percorsi di vita completamente differenti ma si ritrovano con argomenti vicini quando raccontano la loro scelta di accoglienza. Maria Teresa è invece la padrona di casa, ma sembra la più emozionata di tutti, specie quando tiene a dire delle parole di ringraziamento per tutti i convenuti. Paola e Ciccio sono invece una coppia che vive nel popolare quartiere di Montesanto, è stata la prima famiglia napoletana ad accogliere un neo maggiorenne immigrato,  hanno coinvolto Musa in tutte le loro attività condividendo la loro rete sociale e di amicizie, in particolare nelle esperienze in giro per l’Italia con il teatro dell’oppresso o con il capodanno trascorso a Riace. Francesco e Gilda sono la coppia più giovane, hanno esperienze nell’associazionismo, lavorano entrambi ed è interessante ascoltarli mentre condividono le loro strategie di orientamento al lavoro per Lamin, da poco arrivato in città.

Le difficoltà da affrontare per tutti non mancano e non sono finite, dagli ostacoli burocratici al sempre più difficile mercato degli affitti nelle città, ma occasioni come questa domenica enfatizzano la consapevolezza del non sentirsi più soli e di avere risposte adeguate agli specifici bisogni. Inverando quel proverbio africano che sostiene che  “per crescere un fanciullo c’è bisogno di un intero villaggio