Thioro, un cappuccetto rosso senegalese

 

Nel tardo pomeriggio di ieri all’interno del cortile dell’Ospedale Annunziata di Napoli bambini e adulti hanno visto uno spettacolo coinvolgente e interattivo Thioro, un cappuccetto rosso senegalese, un insolito cappuccetto rosso nato dalla coproduzione del Teatro delle Albe/ Ravenna Teatro, Accademia Perduta – Romagna Teatri e Ker Thèatre Mandiaye Ndiaye.

Il popolare racconto della bambina che indossa una giacca con il cappuccio rosso è stata rivisitata dai registi e dagli attori e musicisti coinvolti e così il pubblico in un viaggio immaginifico accompagna Thioro (nome senegalese di tradizione animista) attraverso la savana e i suoi alberi millenari, e non il bosco, e incontra la iena Buky che si esibisce in danze appassionanti, a ritmo di tamburi, su un palcoscenico molto scarno a livello scenico. Una iena resa magistralmente da Adama Gueue che ha divertito, spaventato e commosso il pubblico. In scena anche il trombettista Simone Marzocchi che è un po’ il Caronte dello spettacolo e l’ attore e musicista Fallou Diop.

Alla fine dello spettacolo Stranieriincampania ha parlato con l’organizzatore Moussa Ndiaye, molto soddisfatto di questa prima esibizione a Napoli. “Una storia nata in Senegal nel solco della feconda relazione tra il Teatro delle Albe con Mandiaye Ndiaye all’inizio degli anni 80. Mandiaye Ndiaye è morto recentemente, nel 2014, ed è stato una colonna importante del Teatro delle Albe. Noi abbiamo voluto continuare questa collaborazione e questo Cappuccetto Rosso senegalese è la partenza del dopo Mandiaye e quindi è il primo lavoro nato in Senegal nel respiro della fiaba del Cappuccetto rosso, una reinvenzione del Cappuccetto rosso senegalese che è Thioro. Da noi la fiaba del Cappuccetto non esiste ma questa è una reinvenzione che abbiamo fatto perché nei nostri racconti c’è l’animale come la iena che è molto simile al lupo e la savana e l’incontro tra il nipote che va a farsi raccontare una fiaba dalla nonna è una cosa sacra. E’ l’intreccio di lingue, strumenti, musiche e dialetti che si incontrano. E’ uno spettacolo che sta girando già dall’anno scorso moltissimo nelle scuole, nei centri, nei teatri, nei festival e sta avendo molto successo”.

Alla nostra domanda sull’importanza di un’educazione interculturale rivolta ai bambini attraverso il teatro o altre forme espressive, Moussa ci ha risposto dicendo “Lo spettacolo dall’inizio mette gli spettatori in cerchio perché nel cerchio ci si ritrova, nel cerchio ci si guarda in faccia, nel cerchio ci si confronta. La storia di Thioro è qualcosa che lega insieme, che mischia un pubblico che sia di adulti o di bambini, che sia di stranieri o di italiani, e quindi è una storia molto bella che sta dando soddisfazioni perché è la storia di un incontro, un incontro con l’altro. Incontrare l’altro vuol dire dialogare con l’altro e stare insieme con l’altro. Portare lo spettacolo in giro è come portare in giro la pace”.

La iena, interpretata con grande eleganza, è sicuramente il personaggio della favola che ha suscitato sentimenti molto forti soprattutto la paura nei bambini più piccoli. “Lo scopo del gioco è quello anche di superare queste stupide paure che ci vengono sempre a livello politico e a livello umano”.

Non è mancata la domanda sui prossimi progetti teatrali della compagnia a cui il nostro disponibilissimo interlocutore risponde che il prossimo lavoro sarà “Rumore di acque”, un testo scritto da Marco Martinelli che parla dei “fratelli morti in mare per raggiungere l’Occidente e della responsabilità collettiva che abbiamo.  Questo è il prossimo lavoro che abbiamo in cantiere”.

Intorno a noi altre persone vogliono fare domande a Moussa sullo spettacolo. Stranieriincampania ringrazia Moussa per la sua disponibilità e si complimenta con la compagnia per i contenuti e la finalità dello spettacolo che oggi e domani sarà portato a Giffoni Street Festival e che tornerà a Napoli il prossimo gennaio.