Event Single

Event Info:

  • 20 dic 2019
  • 9.30
  • Via Monte di Dio, Napoli

“Sfida alla povertà”: a Napoli l’incontro tra Acli, Svimez e presidente dell’Inps Tridico

 

Proporre un momento di confronto tra l’Inps, l’Acli e lo Svimez è l’obiettivo al centro dell’incontro “Sfida alla povertà: politiche di welfare e misure di prevenzione della povertà futura” che si terrà venerdì 20 dicembre, dalle ore 9.30 all’Istituto degli Studi Filosofici di Napoli a Monte di Dio. All’evento parteciperanno il presidente dell’INPS Pasquale Tridico, il presidente nazionale delle Acli e portavoce dell’Alleanza contro la povertà, Roberto Rossini, il presidente dello Svimez, Adriano Giannola, e il presidente delle Acli di Napoli, Maurizio D’Ago che presenterà un documento con alcune proposte per il welfare e la previdenza del futuro appositamente elaborate dalle Associazioni Cristiane dei Lavoratori partenopei.

 

Stranieriincampania ha chiesto al presidente dell’Acli di Napoli, Maurizio D’Ago, di illustrare i temi che saranno al centro del dibattito di venerdì e abbiamo colto l’occasione per conoscere meglio i servizi che l’Acli offre sul territorio.

 

Cosa vuol dire “Sfida alla Povertà” e di cosa si parlerà venerdì?

All’evento “Sfida alla povertà”, il tema centrale sarà dunque la povertà. L’idea di fondo, però, è di non concentrarci soltanto sulla povertà attuale ed i problemi di oggi, ma di provare a costruire un sistema di welfare che sappia poi prevenire le povertà future. Nel senso che il sistema welfare è sempre utile alla crescita, allo sviluppo e al progresso della società. Il sistema di welfare italiano è sempre stato orientato a “mettere delle pezze” per risolvere situazioni emergenziali. Anche il reddito di cittadinanza nasce, tutto sommato, con questo intento. All’improvviso ci siamo ritrovati con tantissime persone disoccupate e con pensionati al di sotto della soglia di povertà e quindi abbiamo dovuto inventare una misura che potesse fare da tampone a quella situazione emergenziale. L’idea è quella di invertire un po’ il trend e quindi iniziare a porci oggi domande per prevenire la povertà di domani. La nostra attenzione si è rivolta innanzitutto ai giovani, in particolare alla generazione dei trenta/quarantenni che può vantare pochissimi contributi versati e contratti di lavoro a progetto che non hanno una valorizzazione contributiva ai fini pensionistici, oltre il lavoro ad intermittenza. Siamo una generazione abituata a lavorare tre mesi e poi stare sei mesi ferma, poi lavorare altri sei mesi e fermarsi di nuovo. Questa cosa determinerà un vuoto contributivo che poi pagheremo noi in termini di pensioni. La domanda e se è possibile pensare a delle misure che possano prevenire la povertà futura. Considerando che noi abbiamo il Patronato delle Acli e ci occupiamo di domande di pensione, di prestazione a sostegno del reddito e di assistenza sociale, abbiamo raccolto dati dai quali emergerebbero per noi pensioni inferiori alla soglia di povertà. Quindi è chiaro che una politica di welfare sana e lungimirante deve porsi oggi la domanda per il futuro e non aspettare che domani la situazione sia talmente grave da dover intervenire con delle misure tampone che non sempre producono i risultati sperati. E noi questo oggi lo abbiamo visto con il reddito di cittadinanza e in precedenza con il Rei.

 

Quali misure di intervento propone l’Acli?

Abbiamo immaginato delle misure facendo delle proposte concrete, non limitandoci soltanto a criticare o a chiedere di rivedere in modo generico quelle che ci sono adesso. Una delle misure è quella di offrire la possibilità di chiedere il riscatto dei periodi non coperti da contribuzione, è già prevista ma noi chiediamo che sia estesa. Chiediamo che i riscatti contributivi e la rendita vitalizia vengano resi più semplici e meno costosi per i giovani. Ci sono varie gestione previdenziali e alla fine c’è la possibilità di ricongiungerle al fine di ottenere una sola pensione, noi chiediamo che questa ricongiunzione avvenga in modo più semplice e che riguardi anche la gestione separata e i contratti di lavoro subordinato, anche nei casi la contribuzione risulti prescritta per fatti del datore di lavoro. Proponiamo il riscatto dei corsi universitari di studi e di specializzazione a costi molto più vantaggiosi. E infine chiediamo il ripristino della cosiddetta integrazione a trattamento minimo, cioè stabilire una somma, a titolo di pensione, al di sotto della quale noi non dobbiamo scendere. Dobbiamo individuare di nuovo un parametro minimo, perché non è possibile oggi prendere 200 euro di pensione. Bisogna partire dal presupposto che a prescindere dalla quantità di contributi versati è necessario garantire un minimo vitale a tutte le persone.

 

Quali sono i settori di intervento ed i progetti in corso dell’Acli?

Le Acli sono tra le associazioni più antiche, festeggeremo tra poco i settantacinque anni di storia, pensate che molti aclisti facevano parte dell’Assemblea Costituente. Quindi la storia delle Acli è veramente legata a doppio filo alla storia del Paese. Siamo innanzitutto delle associazioni, ci teniamo molto alla pluralità. Pensate che le Acli di Napoli sono composte da trentasei associazioni, enti del terzo settore impegnati nella promozione sociale in vari ambiti. Siamo andati al Congresso ad ottobre, dove abbiamo eletto una nuova presidente, un nuovo Consiglio provinciale che mi hanno fatto loro presidente. Noi riusciamo con la nostra rete a svolgere attività associativa a 360 gradi sui territori con delle tematiche nostre di riferimento, soprattutto il tema della povertà, ma anche sulla raccolta contro lo spreco alimentare, dove abbiamo una rete di negozianti, ristoratori e bar, che settimanalmente ci riforniscono di cibo che noi distribuiamo alle mense. Abbiamo una lunga tradizione sul tema dell’immigrazione, su tematiche di fondo molto importanti come innanzitutto l’accoglienza, incondizionata, perché poniamo al centro la persona umana nel fenomeno immigratorio e diamo precedenza a dare assistenza alle persone. Siamo impegnati sulla disabilità, portando avanti la tematica della sorte delle persone disabili quando i genitori non ci saranno più. Poi, oltre i 36 circoli abbiamo delle associazioni specifiche, come l’Unione Sportiva Acli, il Sindacato dei Pensionati, il Centro Turistico sociale e Acli Terra. Siamo anche impegnati sul processo di intergenerazionalità, cioè fare sintesi tra le generazione. Infatti, ho voluto un Consiglio provinciale assolutamente intergenerazionale, che va da chi ha quasi ottant’anni a chi ha appena fatto diciotto anni. Uno degli obiettivi è farli lavorare insieme rompendo quella logica del giovanilismo, che è un po’ latente nella nostra società, infatti molti movimenti politici hanno portato la gioventù come valore in sé. L’idea è quella di superare questa visione cercando di cogliere quanto di buono c’è in ogni generazione. Offriamo anche un servizio Colf e Badanti, molto importante perché aiutiamo le famiglie nella gestione del rapporto di lavoro domestico, seguendo tutta la burocrazia. Quello delle Acli è un mondo assai variegato che mantiene i servizi principali come il Patronato e il CAF.

 

Quale ruolo assume il terzo settore in un clima politico così instabile, dettato soprattutto dalla crisi dei partiti tradizionali?

Più che l’instabilità politica, è l’instabilità dei partiti e delle organizzazioni politiche che pone il mondo del terzo settore in una posizione nuova rispetto al passato. A mio avviso è finita l’epoca del collateralismo, cioè di quelle associazioni che erano costole di partiti. Questa stagione è chiusa perché sono venuti meno proprio i partiti politici e i progetti politici a lungo termine, cioè quelli in grado di offrire ad intere generazioni una prospettiva futura. Questo significa che il mondo del terzo settore ha da interrogarsi sul proprio ruolo all’interno della società che a mio avviso è sempre quello di soggetti che fanno promozione sociale, che costruiscono comunità, che danno diffusione ai principi fondamentali della nostra Costituzione ma in generale del vivere civile, quale ad esempio il principio di solidarietà. Le associazioni devono continuare a mettere insieme le persone e, allo stesso tempo, devono iniziare a pensare la politica, non a farla perché non è questo il loro ruolo, ma ad offrire comunque un contributo importante alla politica in termini di tematiche in cui è richiesto un intervento diretto della politica, ed anche sul pensiero, riprovando a fare pensiero politico partendo dalle comunità che sono costituite dalle nostre associazioni. Parlo delle Acli come di qualunque altra associazione del terzo settore. Oggi hanno questo compito, perché c’è uno spazio libero di pensiero di programmazione, di progettazione e di vision che manca completamente alla politica che si limita ad amministrare l’esistente. Spetta alle associazioni più sensibili farsi promotrici di temi politici di ampio respiro e noi, nel nostro piccolo proviamo a fare questo, come sul tema del welfare.