“Sciopero degli invisibili”, i migranti impiegati in agricoltura incrociano le braccia

“Sciopero degli invisibili”, i migranti impiegati in agricoltura incrociano le braccia

“Cara consumatrice, caro consumatore, arriva un momento in cui bisogna parteggiare per difendere la comunità umana dalla pericolosa cultura della devalutazione della vita umana. Parteggiate con noi per i Diritti e la Giustizia sociale.”

Con queste parole il sindacalista italo-ivoriano della Unione Sindacale di Base (USB), Aboubakar Soumahoro, si è rivolto agli italiani per presentare lo “Sciopero degli invisibili” di oggi, 21 maggio.

Lo sciopero è una iniziativa lanciata dall’USB del Lavoro Agricolo per sottolineare la situazione di invisibilità e sfruttamento delle migliaia di braccianti costretti in una situazione di illegalità per quanto riguarda il proprio status giuridico e, proprio per questo, più in pericolo di essere preda di sfruttatori e caporali sui campi. Tutto ciò nonostante il loro ruolo fondamentale per la tenuta della filiera agroalimentare in Italia. Sono previste nella giornata odierna, una marcia dei braccianti da Torretta Antonacci (l’ex Gran Ghetto di Rignano Garganico) verso la Prefettura di Foggia – per consegnare simbolicamente frutta e verdura raccolti nei campi – e iniziative pubbliche in Lombardia, Emilia Romagna, Campania e Calabria. Da Soumahoro quindi l’appello ai consumatori italiani: astenersi dall’acquisto di frutta e verdura per un solo giorno, per dimostrare vicinanza agli scioperanti.

La mobilitazione dell’USB nasce dal malcontento che circola tra migliaia di migranti impiegati nell’agricoltura che saranno esclusi dal provvedimento di regolarizzazione annunciato dal Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova e inserito dal Governo all’interno del Decreto Rilancio. Sul provvedimento, molte critiche giungono anche per la sua settorialità: la regolarizzazione esclude infatti centinaia di migliaia di migranti impiegati nel turismo, nell’edilizia, nella logistica.

In ogni caso, segnaliamo che il testo del decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 19 maggio, presenta infatti alcune novità rispetto a quello licenziato dal Consiglio dei Ministri la settimana scorsa. Per poter accedere alla regolarizzazione, il cittadino straniero potrà dimostrare la propria presenza in Italia al momento del lockdown in tre modi: essere stato sottoposto a rilevi fotodattiloscopici prima dell’8 marzo 2020, aver soggiornato in Italia prima della stessa data, il possesso di una documentazione proveniente da organismi pubblici che dimostri l’ingresso nel paese sempre prima dell’8 marzo scorso (visto sul passaporto, certificato rilasciato dal pronto soccorso di un ospedale, iscrizione a un istituto di istruzione). Altra novità riguarda poi il contributo forfettario previsto per poter accedere alla regolarizzazione: passa da 400 a 500 euro per i datori di lavoro (per ogni lavoratore che si vuole mettere in regola) e da 160 a 130 euro per i lavoratori stessi.
Intorno alle procedure di regolarizzazione (che ricordiamo partiranno il prossimo 1 giugno), molti operatori del no profit stanno segnalando il proliferare di faccendieri e malintenzionati che – illecitamente e senza fondamento – stanno già chiedendo ingenti somme di denaro ai migranti desiderosi di accedere alla sanatoria. L’invito è quello di rivolgersi ai canali ufficiali e affidabili delle organizzazioni presenti sul territorio (qui un nostro elenco delle realtà presenti in Campania, divisi per provincia: Napoli, Caserta, Salerno, Benevento, Avellino). Su Stranieriincampania continueremo ad aggiornare sui servizi attivi in questo periodo e che verranno in seguito attivati in relazione alla sanatoria.

 

21 maggio 2020