Le cose che non sapevo di amare: i giovani vincitori del concorso di letteratura migrante

Sono stati premiati i tre vincitori della sezione giovani del concorso di letteratura migrante “Le cose che non sapevo di amare” organizzato da Cidis nell’ambito del progetto Giovani Campani. La premiazione è avvenuta durante la manifestazione del Festival dei Diritti che si è tenuto al centro Don Bosco di Napoli. 

Il concorso ha dato l’opportunità ai giovani migranti di poter esprimere il proprio punto di vista durante il difficile periodo che abbiamo dovuto affrontare durante i lockdown, un modo per condividere le riflessioni attorno ad alcune tematiche come le relazioni e le aspettative per il futuro. Attraverso la scrittura, i tre vincitori sono riusciti a far emergere con forza l’idea di famiglia, intesa sia come legame con gli affetti originari, sia come appartenenza alle comunità in cui i ragazzi hanno vissuto durante la pandemia.

Ad aprire la cerimonia di premiazione il videomessaggio della scrittrice napoletana Viola Ardone che, in qualità di componente della giuria, ha voluto, così, complimentarsi con i ragazzi: “Voglio fare tantissimi complimenti ai giovanissimi scrittori, perché con i loro scritti sono riusciti a trasformare un’esperienza difficile e di sofferenza, come quella che abbiamo attraversato, in un’esperienza d’amore, raccontandoci con originalità, con garbo e con intensità le cose che loro non sapevano di amare così tanto. Ci hanno regalato una mappa preziosa per riuscire a ritrovare una parte di noi, dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni che proprio questa esperienza, seppure così drammatica, ci ha aiutato a ritrovare. Voglio rinnovare i complimenti a tutti quelli che hanno partecipato, in particolare ai vincitori, ed augurare loro una vita piena di amore e di racconti”. 

Di seguito i tre racconti premiati con le relative motivazioni espresse dalla giuria: 

1° PREMIO: Racconto “Le cose che non sapevo di amare”

L’autore, attraverso la forma del diario, è stato capace di creare una connessione tra il suo vissuto presente durante la pandemia in Italia, in un centro per minori stranieri non accompagnati, e il suo vissuto passato in Guinea, arricchendo, in questo modo, il suo prodotto letterario di elementi interculturali. Anche il tema del viaggio e dei confini sono restituiti al lettore in una forma originale e pertinente al focus del concorso. L’autore, difatti, scrive «Quanto è stato facile per il virus viaggiare dall’Europa alla Guinea e con quale velocità è successo! Come è stato facile che da Whuan arrivasse a Milano! Quanto tempo ho impiegato io invece, con tutto il peso della mia vita intera, con la mia testa, le mie gambe e le mie braccia, con le speranze, le paure e i sogni ad arriva qui dove mi trovo adesso?». La correttezza del linguaggio e la chiarezza dell’esposizione permettono al lettore di entrare nelle emozioni vissute da un giovane lontano dai suoi punti di riferimento familiari, che sono costantemente richiamati nella narrazione. 

2° PREMIO: Racconto breve “La quarantena”

Il partecipante, attraverso un racconto breve, fotografa il suo stato d’animo durante la pandemia, oscillante tra tristezza, paura e, soprattutto, ansia. Emerge, però, nel racconto anche una forza collettiva, derivante dall’unione dei ragazzi che convivono con lui nella comunità d’accoglienza. Si legge, infatti, «Ho capito davvero di essere fortunato in questo periodo, in Italia ho trovato una grande famiglia». Scritto in maniera semplice e chiara, il racconto restituisce la quotidianità di un giovane adolescente tra scuola, partite di calcio e amici, ovvero le cose che ama e che la pandemia ha permesso di riscoprire: «Ho scoperto di tenere alla scuola e ai compagni di classe, quelle giornate mi mancano». Infine, il racconto, che esordisce con la paura, si chiude, invece, con ottimismo e speranza. 

3° PREMIO: Racconto breve “Desideri per il futuro”

L’autore utilizza una scrittura chiara e lineare che permette la condivisione delle sue emozioni con il lettore. La preoccupazione principale, nella fase di pandemia, è la paura di essere contagiato e di non avere la famiglia vicino. Ed è proprio l’importanza della famiglia ad essere riaffermata con forza: «In questi giorni ho capito che la famiglia è davvero la cosa più importante nella vita e che in un attimo può cambiare totalmente il mondo». In questo racconto, inoltre, si desume il senso di un doppio legame, con gli affetti familiari in Albania e con la vita che ha costruito in Italia prima della pandemia e fatta di cose semplici, come passeggiate con gli amici e partite di calcetto. 

Napoli, 5 luglio 2021