La comunità somala in Campania e a Napoli

La presenza somala è ad oggi storica e radicata in Italia, così come in Campania, anche in virtù dei legami coloniali con questo paese.

I flussi migratori dalla Somalia, tuttavia, sono mutati considerevolmente nel tempo, soprattutto negli ultimi anni, sia a causa delle condizioni di guerra civile e religiosa che imperversa nello stato africano, che per via delle politiche migratorie europee e nazionali, sempre più restrittive e improntate alla chiusura delle frontiere. Queste ultime, infatti, non facilitano le possibilità ai richiedenti asilo provenienti da tale paese di partire regolarmente cosicché, il più delle volte, non hanno altre possibilità che affidarsi ai trafficanti di persone, seguendo le rotte libiche. 

E’ possibile distinguere, in ogni caso, alcune fasi principali del flusso migratorio dalla Somalia verso l’Italia, come hanno evidenziato diverse ricerche a riguardo. La prima fase, che va dal II dopoguerra alla fine degli anni Sessanta, è stata caratterizzata dalla partenza di studenti e militari e da una emigrazione a termine. Una seconda fase, intorno agli anni Settanta, ha coinvolto soprattutto rifugiati politici, in seguito all’avvento della dittatura di Siad Barre nel 1969. Una terza fase, che ha preso avvio con la guerra civile alla fine degli anni Settanta ha visto l’aumento di somali che partivano sia per motivi politici che economici e provenivano, in prevalenza, da territori urbani, per dirigersi soprattutto verso Roma, Milano, Firenze e Bologna. In quegli anni la migrazione somala aveva un carattere transitorio, poiché l’Italia era vista, spesso, come meta di passaggio. Alla fine degli anni Ottanta e nel corso degli Novanta è aumentata considerevolmente la presenza di donne, che sono state protagoniste nella migrazione verso l’Italia e la Campania per le maggiori possibilità occupazionali offerte loro dal mercato del lavoro, rispetto agli uomini. Fin da subito si sono inserite in attività legate all’ambito domestico, mentre gli uomini erano impiegati in lavori precari o restavano, alle volte, disoccupati.  Attualmente, se molti immigrati somali hanno lasciato la Campania per dirigersi verso altri paesi europei, altri ne arrivano e sono inseriti nelle strutture di accoglienza rappresentate da Cas e Sprar del territorio. 

Ad oggi la diaspora somala è diffusa in tutto il mondo, a causa della situazione politica della Somalia e conta circa un milione di rifugiati. 

Al 1 gennaio del 2019, secondo i dati Istat, i somali in Italia sono 9.252 (costituendo lo 0,18% degli stranieri residenti) e si concentrano in prevalenza nel Lazio (17,7%), in Sicilia (13,7%) in Lombardia (12,3%) e in Piemonte (12,1%), ma è significativa la loro presenza anche in Toscana (9,2%), in Puglia (8,8%) e in Emilia Romana (6,4%). In Campania sono, invece, 362 (ovvero, il 3,9% del totale) e di questi cui 212 uomini e 150 sono donne. 

Un tempo, tuttavia, la presenza somala nella regione era estremante significativa e si concentrava soprattutto nella città di Napoli, sebbene negli anni molti abbiano deciso di emigrare soprattutto all’estero (Germania, l’Inghilterra, l’Olanda e la Svezia). Questa scelta era dovuta alle maggiori possibilità offerte dal mercato del lavoro e alle politiche di welfare o rivolte alla tutela dei rifugiati di questi paesi come hanno raccontato le donne somale intervistate da Stranieriincampania e residenti nella regione da molti anni. 

Un tempo la quota femminile era preponderante rispetto a quella maschile, mentre ad oggi, è aumentata sul territorio la proporzione di uomini, anche a causa delle politiche migratorie che impediscono loro di lasciare l’Italia per raggiungere altre mete europee.   

A Napoli, in particolare, i residenti somali sono 241 di cui 117 uomini e 124 donne e costituiscono lo 0,17% di tutta la popolazione residente e circa il 2,6% circa del totale dei somali residenti in Italia (Istat, 2019). 

In Campania sono presenti tre associazioni somale che hanno sede a Napoli: l’Associazione Comunità Somala in Italia, l’associazione Iskafiri e la Comunità Donne Somale. Stranieriincampania ha intervistato le sue presidenti, che sono tutte donne, a segnalare ancora una volta il protagonismo femminile in ambito migratorio, anche in una collettività che è prevalentemente di religione musulmana. 

L’Associazione Comunità Somala in Italia nasce nel 2006. La sede ufficiale è presso la moschea di piazza Mercato, ma quella “ufficiosa” è rappresentata dai locali del negozio gestito dalla sua presidente, Asli Ahmed Abdulle, dove è possibile acquistare abiti tradizionali somali, prodotti di bellezza o rimedi erboristici “tradizionali”. Il locale rappresenta per i residenti somali della regione, un luogo di incontro dove trascorrere il tempo libero con amici, familiari, scambiarsi informazioni, parlare la propria lingua o poter guardare la tv in somala ed essere così aggiornati sulle notizie del proprio paese di origine. Presso la sede dell’associazione, uno spazio “accogliente” anche per gli italiani o per immigrati di altre nazionalità è possibile assaggiare i piatti tipici della cucina tradizionale somala, come il “sambusi” o il “riso somalo”.  La presidente, Asli, intervistata da Stranierincampania, ha ribadito come, accanto alla volontà di rivivere le tradizioni della propria cultura, vi sia anche quella di realizzare iniziative volte ad una maggiore integrazione e scambio sul territorio. L’associazione, infatti, è in rete con altre realtà analoghe a livello nazionale o regionale ed ha preso parte, negli anni, a numerosi eventi e manifestazioni interculturali realizzate in Campania. Fra queste, ad esempio, il Festival per il Turismo Responsabile, che si è svolto a Napoli nell’ottobre del 2018 o eventi religiosi tesi a creare dialogo e pace, come quello organizzato lo stesso anno, in Piazza Mercato nel corso del quale è stato piantato un albero al centro della piazza come simbolo di pace ed amicizia fra esponenti di diverse religioni. Presso i locali dell’associazione, infine, negli ultimi due anni, sono stati organizzati corsi di lingua italiana che hanno coinvolto i richiedenti protezione internazionale accolti nei Centri di accoglienza Straordinaria del territorio, con la collaborazione di docenti volontari. 

Le altre associazioni somale campane coinvolgono, in prevalenza, donne. La Comunità donne somale la cui la presidente è Hawo Jimale che vive in Italia dagli anni Ottanta, è stata fondata alla metà del primo decennio del Duemila. Anche questa associazione collabora con altre realtà associative del territorio organizzando sia attività interculturali che eventi legati alla tradizione del paese di origine, come, la festa per l’Indipendenza della Somalia. L’associazione Iskafiri, invece, è stata fondata nel 1998 e la sua presidente è Faduma Mohamed Abdulle. Realizza progetti, sia in Italia che in Somalia, coinvolgendo le donne in attività formative o seminari per facilitarne l’integrazione sul territorio (come corsi di cucina) o per tutelare i loro diritti di salute e promuovere l’emancipazione femminile. 

Le attività delle tre associazioni regionali sono volte all’integrazione e al supporto dei loro connazionali. Drammatiche sono, infatti, le storie e le vicende di coloro che sono giunti in Italia negli ultimi anni, passando per la Libia dove hanno subito violenze ed abusi che si sommano ai vissuti già dolorosi nel proprio paese di origine. Gli attentati terroristici in Somalia sono all’ordine del giorno, come ha raccontato Asli, la presidente dell’Associazione Comunità Somala, che pertanto afferma “Il nostro è un popolo disperato che ha bisogno di aiuto! Troppi somali adesso stanno soffrendo in Somalia e in Italia!”. 

Le donne somale giunte in Italia negli anni Ottante o Novanta hanno raccontato come il loro arrivo sia stato molto diverso rispetto a quanto accade oggi ai loro connazionali. Potevano partire anche con visti turistici, arrivando in Italia in aereo. Differente è anche il clima e l’accoglienza nel nostro paese, rispetto al passato. Dalle parole delle donne intervistate è emerso come, seppure Napoli e la Campania rappresentino, per loro, una località “accogliente”, sono sempre più frequenti battute, pregiudizi o vere e proprie discriminazioni legate, talvolta, all’abbigliamento e al velo, simbolo dell’appartenenza alla religione musulmana. 

Sono molte le storie di integrazione, come per esempio quella di una ragazza arrivata a Napoli agli inizi del Duemila che ha lavorato molti anni come badante e ha ottenuto la cittadinanza italiana. I familiari della donna che assisteva, dopo la sua morte, hanno proseguito il rapporto di collaborazione con la giovane, tramutatosi negli anni in vera e propria “amicizia” e l’hanno aiutata ad iscriversi a un corso di formazione del territorio, per consentirle di emanciparsi dall’ attività domestica. 

Permangono, tuttavia, molteplici difficoltà, soprattutto per coloro che sono arrivati negli ultimi anni. 

Il focus di Stranierincampania sulla comunità somala vuole aprire spunti di riflessione su molti aspetti dell’immigrazione in Campania. Fra questi l’importanza del dialogo interreligioso, i fenomeni legati a pregiudizi, stereotipi e razzismo, la condizione di subalternità e segregazione occupazionale che accomuna la situazione delle donne somale a quella delle altre migranti, inserite in prevalenza nell’ambito della collaborazione domestica, le questioni inerenti i diritti di richiedenti asilo e rifugiati in Italia. 

Invitiamo i nostri lettori e le nostre lettrici, a conoscere la storia, la cultura, i sapori della Somalia, magari recandosi presso la sede dell’Associazione Comunità Somala in Italia in Piazza Mercato. 

Si ringrazia l’Associazione Comunità Somala in Italia e la Comunità donne somale per i materiali fotografici che ci hanno fornito.