Kalifoo Ground al Teatro Don Peppe Diana: intervista a Erminia Sticchi

Kalifoo Ground al Teatro Don Peppe Diana: intervista a Erminia Sticchi

“Kalifoo Ground è globalizzazione propositiva. Tante diverse nazionalità che si fondono sullo stesso palco. Per esaltare il concetto di uguaglianza e denunciare ogni forma di razzismo”. Così la regista e coreografa Erminia Sticchi, riassume il suo spettacolo teatral musicale che tornerà in scena sabato 12 e domenica 13 febbraio al Teatro Don Peppe Diana di Portici (Na). Una docu-danza che mette insieme prosa, musica dal vivo, video-art e non solo. Un mix di generi insomma che si arricchisce di volta in volta di nuovi linguaggi e nuove performance per arrivare anche ad un pubblico più giovane. 

Andato in scena per la prima volta nel 2009, Kalifoo Ground è stato apprezzato in Italia e all’estero. E premiato al Theater Festival di Amman in Giordania per il suo messaggio di pace. Lo spettacolo è tratto da un episodio di cronaca, si ispira infatti ai sanguinosi eventi del 18 settembre 2008 quando sei ragazzi africani furono trucidati a Castel Volturno dai sicari del clan dei Casalesi con l’unica colpa di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. I sei furono uccisi infatti solo perché neri in un momento in cui l’ala stragista della camorra voleva dare una lezione agli spacciatori nigeriani. Questi ragazzi però erano ghanesi e con lo spaccio non avevano nulla a che fare. 

Per comprendere la potenza visiva e narrativa di quest’opera e capire come mai, a distanza di quattordici anni dalla strage, il suo messaggio sia ancora così attuale, noi di Stranieriincampania abbiamo incontrato Erminia Sticchi alla vigilia dello spettacolo. 

Benvenuta Erminia. Iniziamo questa intervista partendo dalla genesi dello spettacolo. Quali temi affronta Kalifoo Ground, a chi si rivolge e con quali finalità?
Kalifoo Ground racconta il dramma dei migranti, denuncia le discriminazioni e invita ad interrogarsi sul tema delle disuguaglianze. Ma è un’opera che parla soprattutto a chi crede che gli stranieri siano tutti criminali, a quei finti perbenisti che considerano lo sfruttamento uno strumento legittimo, a chi fa ostracismo. A tutti loro cerchiamo di portare un messaggio di integrazione mettendo in luce la ricchezza che nasce dal confronto con la diversità e restituendo voce e dignità a tanti immigrati. Con questo spettacolo tentiamo però anche di ‘smontare’ le figure, spesso idealizzate, degli esponenti della malavita. Per dimostrare che dietro l’apparenza di una vita fatta di lussi, potere e benessere, si celano in realtà esistenze misere e meschine. Il fatto che a distanza di tanti anni i teatri continuino a chiederci di portare in scena questo lavoro, dimostra quanto l’argomento sia ancora terribilmente attuale, e quanto la società abbia bisogno – ora come non mai – di messaggi di inclusione. Un dato che purtroppo ci dice che la situazione non è cambiata dal 2009 ad oggi. Anzi probabilmente è peggiorata. 

La dimensione multietnica è una costante dei tuoi spettacoli da molti anni ormai. Skaramacay, la Compagnia da te fondata nel 2005, è una vera e propria Art Factory, un laboratorio di fusione artistica che ha messo in risalto l’importanza del teatro sociale. In base alla tua esperienza, che stagione sta vivendo il fenomeno migratorio in Italia
Sta vivendo una fase molto buia. Per noi i migranti oggi sono invisibili. E’ come se ci fossimo dimenticati di loro. Della loro esistenza. Complice naturalmente anche l’emergenza Covid che ha fatto passare in secondo piano tutto il resto. Ma i flussi non si sono mai fermati. Gli immigrati continuano a sbarcare nel nostro Paese anche se non ce ne accorgiamo o fingiamo di non accorgercene. E’ per questo che continuiamo a portare in scena questo spettacolo. Per aprire gli occhi e offrire uno sguardo sulla realtà. Facendo leva, perché no, anche sulla memoria. 

In che senso?
Gli italiani hanno dimenticato di essere stati dei migranti. Hanno rimosso le sofferenze e i soprusi subiti agli inizi del Novecento nei Paesi in cui sono sbarcati. Hanno soffocato la memoria. Noi con questo spettacolo riportiamo alla luce un pezzo di quella storia e, provocatoriamente, accostiamo le immagini del secolo scorso che ritraggono gli italiani partiti in cerca di fortuna verso altri continenti a quelle dei barconi carichi di migranti che si vedono oggi al largo delle nostre coste. 

Questo spettacolo può contare su un cast internazionale con oltre trenta interpreti tra danzatori, attori, musicisti e cantanti. E’ vero che alcuni di questi artisti sono stati intercettati da te nei campi e in altri luoghi di sfruttamento?
I ‘Kalifoo Ground’ sono letteralmente le piazze, le rotonde, i siti dove ogni mattina all’alba gli schiavi a giornata vanno a farsi tirare su dai caporali. In Campania ce ne sono molti di posti così. Ho deciso quindi di andare personalmente nei luoghi in cui ero certa che avrei trovato i migranti, spesso sfruttati e sottopagati, perché volevo che comprendessero che quella non era l’unica possibilità per loro. Che esistono altre strade per chi ha volontà e talento. E così molti di loro hanno iniziato a collaborare con la mia Compagnia. Questo week-end in scena ci sarà una formazione ridotta perché le dimensioni del teatro non sono tali da consentire la presenza di tutto il cast ma la potenza comunicativa del messaggio sarà la stessa così come la nostra speranza che la situazione possa finalmente cambiare e che nessun essere umano debba più essere giudicato in base al colore della pelle. 

 

SCHEDA SPETTACOLO

Kalifoo Ground
Scritto e diretto da Erminia Sticchi

Teatro Don Peppe Diana
Viale Tiziano, 15 – Portici (Na)
sabato 12 febbraio 2022 ore 21:00
domenica 13 febbraio 2022 0re 18:00

DANZATORI
Imma Tammaro
Annalisa Pistone
Amina Arena
Anna Cammisa
Giuseppe Messere
M. Rosaria Visone

ATTORI
Rosario D’Angelo
Jennifer Omigie
Diego Sommaripa


VIDEOART
Nestor Aiello

MUSICHE
Nestor Aiello
Pierluigi Esposito


FOTOGRAFO DI SCENA
Alessandro Vitiello

Napoli, 11 febbraio 2022