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Event Info:

  • 30 dic 20219
  • 17.30
  • Procida, Chiesa di Santa Margherita Nuova

Il cielo di sotto: a Procida lo spettacolo teatrale nato dal laboratorio Intrecci di infiniti mondi

 

“Il cielo di sotto” è uno spettacolo nato dal laboratorio teatrale integrato INTRECCI DI INFINITI MONDI promosso e organizzato da Less Onlus, a cura di ManoValanza e condotto dalla regista e drammaturga Adriana Follieri. Un importante progetto di arte per il sociale finalizzato all’integrazione, al contrasto al pregiudizio e alle discriminazioni.

Per assistere allo spettacolo l’appuntamento è per questo pomeriggio (lunedì 30 dicembre), alle ore 17:30, nella Chiesa di Santa Margherita Nuova sita a Terra Murata sull’Isola di Procida. La drammaturgia originale, liberamente ispirata al mito di Orfeo ed Euridice, vedrà protagonista una compagnia di attori campani e migranti che hanno preso parte alla seconda edizione del laboratorio curato dalla regista Adriana Follieri dopo l’esperienza del 2018 conclusasi con lo spettacolo “Attesa di Dio”.

Ospite di Stranieriincampania è la regista dello spettacolo e curatrice del laboratorio, Adriana Follieri, che ci ha raccontato il percorso intrapreso dalla compagnia in questi due anni..

Come nasce lo spettacolo?

Lo spettacolo, “Il cielo di sotto”, nasce da un laboratorio teatrale integrato che è stato fatto quest’anno, per il secondo anno di seguito, da Manovalanza durante il festival Intrecci che è un festival organizzato da Less e che prevede una serie di eventi, incontri e anche spettacoli sui temi dell’intercultura, del welfare e dell’integrazione. Questo è il secondo anno che noi Manovalanza ed io personalmente conduco e dal quale poi nasce uno spettacolo. Il laboratorio è stato intensivo, è durato 11 giorni di seguito, e ha coinvolto un numero cospicuo di persone e proviamo noi a mantenere una condivisione tra migranti, richiedenti asilo e nativi campani. Ci sono circa 30 persone in scena, che sono ovviamente i partecipanti al laboratorio. Essendo questo il secondo anno che io tengo questo laboratorio all’interno del festival Intrecci, anche se il tema era completamente nuovo, il gruppo con cui mi sono trovata a lavorare era un gruppo molto simile a quello dello scorso anno, quindi la prima cosa che secondo me è interessante registrare è che c’è stata una fidelizzazione dei partecipanti, soprattutto degli utenti beneficiari della Less, che è la Onlus che organizza il festival e che gestisce lo Sprar dove il laboratorio si tiene. Quindi in realtà il lavoro di quest’anno è stato, dal punto di vista tematico, una scoperta, però dal punto di vista della relazione un consolidamento di una piccola famiglia che si è creata nell’ottobre del 2018.

Qual è il tema dello spettacolo?

Abbiamo provato a sviluppare il tema che è contenuto all’interno del mito di Orfeo ed Euridice, che è quindi innanzitutto una grande storia d’amore, ma una storia di fiducia anche verso le sfide complesse se non impossibili. Quindi la prima cosa su cui abbiamo giocato e lavorato con i partecipanti è stata la possibilità di intrecciare gli sguardi, non solo tra i migranti e i nativi, ma tra gli uomini e le donne. Quindi abbassare questa zona di pudore e giocare anche delle dinamiche di corteggiamento, di amicizia e di complicità tra i due sessi e poi provare a fare un lavoro di spinta, quasi mistica, sulla grande fiducia di poter riportare a noi qualcuno che ci è stato tolto. Anche il titolo “Il cielo di sotto” viene da questa discesa nel mondo di sotto che Orfeo fa per andare a recuperare Euridice immaginando che anche sotto di noi, nell’aldilà sotto terra, ci sia un cielo verso cui guardare e quindi una possibilità di apertura e di elevazione. Quindi il mito di Orfeo ed Euridice è la traccia che abbiamo sviluppato un po’ partendo da improvvisazioni e proposte dei ragazzi e un po’ da mie proposte testuali e musicali che sono venute fuori insieme a Pasquale Termini che, anche quest’anno, cura e scrivere la musica dello spettacolo. Ne è nato uno spettacolo che ha debuttato il 31 ottobre nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, precisamente nella cappella del Vasari, che è una cappella di grande bellezza con un allestimento mirato per per quello spazio. Anche i trucchi e i costumi erano ispirati al luogo in cui siamo andati, quindi in realtà il terzo elemento, oltre all’intercultura e al tema di Orfeo ed Euridice, era relazionarsi con il luogo che ci ospita e questo allestimento lo manterremo anche adesso che replichiamo a Procida nella chiesa di Santa Margherita a Terra Murata perché è come se l’ispirazione che ci ha dato la cappella Del Vasari avesse comunque lasciato un segno, per cui questo segno adesso ce lo portiamo anche quando saremo in scena Procida. Lo spettacolo è comunque uno spettacolo di impianto corale, per l’appunto ci sono quasi 30 persone in scena, tra attori e attrici, e c’è la musica dal vivo con il violoncello e la voce di Pasquale Termini e una delle cose secondo me carine è che tutte le persone che partecipano fanno un lavoro non sono sulla recitazione, sulla messa in scena in spazio di una storia, ma cantano danzano, fanno una cosa un po’ a 360 gradi. Quindi anche questo secondo me è carino, il fatto che il teatro e il laboratorio da cui siamo partiti abbia messo in campo varie possibilità e varie capacità dei partecipanti che sono assolutamente talentuosi.

Qual è il messaggio che si vuole lasciare allo spettatore?

La domanda che riguarda il messaggio è la più complessa perché io sono convinta, noi di Manovalanza siamo convinti, che un progetto come questo, che coinvolge dei migranti e richiedenti asilo che vivono una situazione complessa come quella che stiamo vivendo in questo momento in cui veramente è a rischio ogni giorno la presenza e la partecipazione degli spazi e dei diritti fondamentali dell’individuo. In una situazione così complessa, io mi sono posta la domanda su quale fosse il messaggio che volevo lasciare e quello che penso adesso è che la questione politica e sociale è sempre a portata dal teatro, perché il teatro veramente si occupa dei vivi e della vita e quindi ha sempre una connotazione di carattere politico e di carattere sociale, ma questa volta nello specifico è talmente palese la complessità che è come se io avessi deciso, anzi dichiarato chiaramente, di demandare la denuncia alle organizzazioni e a chi fa questo lavoro. Noi facciamo tutti quanti uno sforzo enorme, perché c’è l’impegno di tanta gente, la squadra che lavora con noi per realizzare questo progetto è molto numerosa, i collaboratori che ci seguono sono tanti perché è un progetto complesso. Allora io come messaggio ho scelto di non creare uno spettacolo che avesse come tema quello della denuncia e provare a realizzare uno spettacolo che fosse più possibile professionale, quindi dando agli attori e alle attrici la dignità dei professionisti. Quindi non far parlare lo spettatore, che ha visto e vedrà lo spettacolo, della condizione misera del partecipante ma della sua qualità di inserimento professionale attraverso un linguaggio artistico. E’ una sfida un po’ sottile, probabilmente sarebbe stato più semplice raccontare le storie dei ragazzi e usare quelle come scudo, ma in questo momento trovo che invece la loro situazione sia talmente delicata, e quindi da proteggere, che non mi sentivo e non mi sento di fare un lavoro di esposizione delle loro vite, ma di esposizione dei loro talenti, come farei con qualsiasi attore attrice che incontro e scritturo per fare uno spettacolo. Normalmente quando noi incontriamo un attore per fare lo spettacolo non gli chiediamo da dove viene, cosa ha fatto, se ha o non ha i documenti, piuttosto guardo come cammina, come parla e come si muove. Ho provato a fare questo con loro. Il vero messaggio che è a monte di tutto questo è realizzare una compagnia integrata di migranti richiedenti asilo e di campani e li facciamo recitare, gli facciamo fare il teatro. Questo mi piacerebbe che fosse il messaggio più forte che arriva, prima ancora del tema dello spettacolo. Dopo di che il tema dello spettacolo, lo dicevo nella domanda precedente, è sfidare i limiti attraverso l’amore che non è solo un amore sentimentale, ma attraverso una sfida d’amore di comunità, di collettività, di coesione e di cooperazione.

IL CIELO DI SOTTO

Drammaturgia e Regia: ADRIANA FOLLIERI

Disegno luci: DAVIDE SCOGNAMIGLIO 

Paesaggio sonoro: PASQUALE TERMINI

Con i partecipanti al laboratorio teatrale integrato INTRECCI DI INFINITI MONDI: 

ISMAILOU ABDOULAYE, ALIOU ABOUBAKARY, MOHAMED ABOUBAKAR, TERRY AMIEKHAMHE, GIULIA AMODIO, SALVATORE ANTONELLI, LUCIA AZZURRO, NUNZIA D’ANNA, AMADOU DIALLO, PAPE DIOP, ANTONELLA ESPOSITO, MACTAR FALL, CYNTHIA FIUMANÒ, CHEIKH GUEYE, FRANCESCA DILETTA IAVARONE, HAOUA LAMINE, AMADOU JALLOW CORKA, MOUHAMED MANE, CATERINA MODAFFERI, FRANCESCA MURRU, MATIE KONE, SUCCESS OMETA, CARLA PASTORE, FRANCESCO MARIA PUNZO, CHEIKH SYLL, LOLY KONATE

Assistente alla regia: FEDERICA DI GIANNI

Collaborazione artistica: SEBASTIANO CAUTIERO, CARLA PASTORE

Segretario di produzione e organizzazione: PELLEGRINO TULINO

Trucco di scena: EMANUELE DI MAURO

Foto di scena: TOMMASO VITIELLO

Organizzazione: LESS ONLUS

Uno spettacolo di MANOVALANZA

Grazie a Chiesa di Santa Margherita a terra Murata, Nico Granito, Less Onlus, Marina Rubino, Brunella Paolillo, Ilaria Errigo, Francesca Capasso, Annabella Langella, Andreana Luongo, Carmine D’Angelo, Daniela Fiore, Fabio Crusco, Giulio Riccio, Giulio Pastore, Abdoul Mounirou Atchakpari, Brunella Paolillo, Raffaella Pennone, Vittorio Bianco.