Decreto sicurezza, per la Corte Costituzionale è “irragionevole” la norma che vieta l’iscrizione anagrafica

Decreto sicurezza, per la Corte Costituzionale è “irragionevole” la norma che vieta l’iscrizione anagrafica

 

La Corte Costituzionale ha giudicato illegittima la norma del primo “Decreto Sicurezza” che preclude agli stranieri richiedenti asilo l’iscrizione all’anagrafe cittadina. La decisione arriva in seguito alle “questioni di legittimità” sollevate dai Tribunali di Milano, Ancona e Salerno.

Proibire l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo è stato uno dei punti più contestati del decreto sicurezza, con proteste e ricorsi in tutta Italia: migliaia di migranti in tutto il paese hanno subito gli effetti del divieto, con serie difficoltà nell’accesso ai servizi costituzionalmente garantiti. 

Nel comunicato che anticipa la pubblicazione della sentenza si legge: “la Corte ne ha dichiarato l’incostituzionalità per violazione dell’articolo 3 della Costituzione sotto un duplice profilo: per irrazionalità intrinseca, poiché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza; per irragionevole disparità di trattamento, perché rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche ad essi garantiti”.

Ricordiamo ai lettori di Stranieriincampania la formulazione del citato articolo della Costituzione:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

I cosiddetti “Decreti Sicurezza” sono stati un pilastro dell’azione governativa del primo governo Conte, fortemente voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Tra le varie disposizioni, il primo decreto aboliva il permesso di soggiorno per motivi umanitari e limitava fortemente il sistema di accoglienza diffusa ex Sprar (oggi Siproimi). Il secondo, interveniva sui soccorsi in mare, introducendo ufficialmente la politica dei “porti chiusi” e pesantissime multe per le ONG impegnate nei salvataggi in mare.

I due provvedimenti legislativi hanno da subito suscitato enormi critiche da parte di giuristi e operatori del sociale che hanno individuato in loro un intento “punitivo” anziché una politica di gestione delle migrazioni. Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva espresso forti perplessità in merito.

Sulla cancellazione, o più probabile modifica, dei Decreti – promessa oltre un anno fa dal Partito Democratico al momento dell’ingresso in maggioranza – è in corso un serrato dibattito tra le forze di governo. L’8 luglio scorso, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha promesso una  loro “modifica” da portare presto in parlamento.

10 luglio 2020