“Casa è dove voglio essere”: i vincitori del concorso di narrazione di Passaparola

Sono stati premiati, lo scorso 18 marzo, presso Casa Cidis, i vincitori della seconda edizione del concorso di letteratura migrante “Casa è dove voglio essere”, organizzato da Cidis nell’ambito del progetto Passaparola. Per questa seconda edizione del concorso, Cidis ha preso spunto dalla canzone dei Talking Heads  “Home is where I want to be”. Il tema è ovviamente la casa,  intesa come luogo fisico ed affettivo dove abitare ma anche come dimensione simbolica e immaginaria dove costruire relazioni significative.

Nelle prossime settimane pubblicheremo singolarmente i primi tre racconti premiati, inoltre Cidis ha raccolto tutti gli elaborati in un unico volume che avremo il piacere di diffondere, prossimamente, in formato digitale. Di seguito le motivazioni della giuria e alcune immagini dell’evento.

Presto sarà bandita anche la terza edizione del concorso.

1. Casa è dove sono felice di Sajjad Uzair

L’autore, attraverso un racconto auto-biografico, ci accompagna nel suo viaggio verso casa, intesa come meta non geografica ma interiore. L’autore, infatti, utilizzando una scrittura chiara e lineare, ci illustra il suo arrivo in Italia e il suo percorso di integrazione in un piccolo paesino del beneventano. “Bambino”, il soprannome che lo accompagnerà nella sua nuova vita, rappresenterà per l’autore una nuova nascita.

«Casa è dove sono felice» è il titolo del racconto e lui, felice, lo è a Circello, dove costruisce la sua nuova dimensione esistenziale. Casa è dove sono felice è, dunque, la storia dell’accoglienza di un giovane migrante solo, è il senso di protezione della comunità locale che accoglie da subito senza pregiudizi: «quando uscivamo ci portavano sempre a un bar che era il punto di incontro del paese. Ci salutavano tutti senza guardarci in modo strano. Forse perché un paese di 2000 abitanti non si fa problemi degli immigrati».

Casa è dove sono felice è anche un racconto di coraggio e di voglia di vivere la propria età, attraverso la conoscenza di una nuova lingua che salva dall’isolamento e attraverso momenti di aggregazione che vanno oltre le barriere culturali come un torneo di calcetto che diventa quasi un rito di iniziazione, un segnale di coinvolgimento nella comunità circellese.

In questo racconto intenso nella sua semplicità emergono elementi troppe volte ritenuti scontati come per esempio un abbraccio e una carezza dati in un momento di difficoltà, che diventano linguaggio universale di accoglienza e cura.

Infine casa è riconoscersi come parte di qualcosa che vada al di là di confini fisici, il luogo dove non sentirsi più «il pakistano, lo straniero, o quello dello Sprar», bensì «dove la mattina quando vai al lavoro le persone ti sorridono e “buongiorno!” “buon lavoro!” “Buona giornata Bambino!”».

  1. La Casa di Ayad Ehab Ebraihim Abdelfatah

La casa è un racconto breve e intenso, è il viaggio di consapevolezza dell’autore, il quale risponde alle sue domande interiori in maniera autentica. Il partecipante ripercorre infatti le sue tappe esistenziali, dall’infanzia caratterizzata dall’innocenza fino all’amarezza dell’età adulta. «Ero così innocente da credere che tutte le persone fossero uguali. Io non lo sapevo che il colore della pelle definisce il posto sulla carta geografica e che definisce il modo in cui il mondo ti tratta » scrive l’autore, «non avevo capito che sarei rimasto imprigionato dalla mia lingua, dal colore dei miei occhi, dai miei capelli».

La presa di coscienza delle difficoltà e delle delusioni vissute però non porta l’autore a una resa ma rappresenta un momento di maturazione profonda che si sintetizza nella chiusa del racconto «Come le tartarughe portano la casa sulla schiena, io porto casa mia nel cuore ed ogni volta che lo sento battere con amore e libertà sento che sono a casa mia».

La casa è dunque il sentimento di mettere radici dentro sé stessi.

  1. Un viaggio verso Casa di Youssef Lahrech

L’autore propone una riflessione sui concetti di viaggio, inteso come esigenza primaria dell’essere umano, e di casa intesa come rifugio della nostra anima. Casa assume in queste righe un significato diverso, non un luogo fisico delimitato da quattro mura, ma un sentimento interiore che unisce il singolo individuo all’universo: «Il nostro stesso pianeta è la nostra grande casa, ci ha accolto e nutrito per secoli e continua a farlo come un forte abbraccio perenne».

In questo racconto ritroviamo inoltre il tema del cambiamento e della trasformazione dell’idea personale di casa che assume un significato differente a seconda delle fasi della propria vita: «quando si nasce ci si sente a casa quando si è tra le braccia della propria madre ma crescendo s’inizia a sentire il bisogno di ritrovare un proprio spazio (…) e una volta cresciuti ci rendiamo conto che casa è dove c’è la famiglia».

La casa pertanto è per l’autore la destinazione di quel viaggio che è la vita stessa. 

Napoli, 5 aprile 2022