Alla scoperta di Frontiera Sud. Intervista a Giuseppe Grimaldi

Alla scoperta di Frontiera Sud. Intervista a Giuseppe Grimaldi

Stranieriincampania vi propone oggi l’intervista a Giuseppe Grimaldi, Presidente e Responsabile dell’area progettazione di FRONTIERA SUD, associazione di promozione sociale che svolge attività di ricerca intervento nel campo delle migrazioni al fine di promuovere forme inclusive di sviluppo al sud.

1 – Buongiorno Giuseppe, ci puoi raccontare come è nata FRONTIERA SUD e cosa promuove?

Frontiera Sud è un progetto meticcio fatto da uomini e donne provenienti dal mondo dell’accademia, della formazione e dell’attivismo accomunati dalla necessità di veicolare una nuova narrazione sul rapporto tra i nostri territori e il fenomeno delle migrazioni.

Frontiera Sud parte da un assunto: i discorsi di oggi sulla nazione, sull’identità, sulla cultura in Italia sono figlie di una grande bugia. La nostra quotidianità, da sempre, è fatta di scambi, di incontri e anche di scontri continui che determinano e modificano le nostre identità. Siamo convinti che in questo periodo storico stiamo vivendo un tempo e uno spazio di “frontiera”: un momento di incontro, scontro e cambiamento epocale.

Ed è per questo abbiamo scelto di chiamarci “Frontiera Sud”.

La frontiera è generalmente percepita come qualcosa che separa due realtà, qualcosa da “difendere” da “superare”. Ma questa è soltanto una connotazione del termine: in realtà, la frontiera è da sempre lo spazio dell’incontro e del cambiamento. Quando parliamo di “ricerche di frontiera” o di “città di frontiera”, d’altronde, non pensiamo a “separazione” ma ad “avanguardia”. Un’avanguardia figlia dello scambio e dell’ibridazione. Nella “Frontiera Sud” stanno emergendo nuovi modi di intendere i nostri territori. Ora davanti a noi abbiamo 2 strade: chiuderci negli slogan e fingere che questo fenomeno sia “un’emergenza” oppure comprendere e direzionare il cambiamento. Noi abbiamo scelto il principio di realtà: attraverso attività di ricerca/attivismo vogliamo occuparci dei temi cardine della nostra società con l’obiettivo di promuovere la “frontiera” e di costruire un nuovo discorso a Sud e sul Sud per chi abita i territori e per chi si occupa di gestirli.

 

2 – In quali territori lavora Frontiera Sud e quali sono le principali attività che realizza?

Frontiera Sud non ha un ambito di intervento circoscritto. Si propone di lavorare in tutti quegli spazi in cui nord e sud del mondo si incontrano e nell’interazione riconfigurano lo spazio circostante. Tuttavia, il nostro terreno di azione principale è per ragioni di “prossimità” la regione Campania e in maniera specifica l’area agricola della regione che da sempre è vista come frontiera tra nord e sud, ossia la Piana del Sele, lo spazio dove secondo Carlo Levi si è fermato Cristo.

Qui stiamo portando avanti vari progetti di raccolta dati sulla condizione dei lavoratori  agricoli della Piana, progetti di inclusione socio lavorativa, attività di creazione di reti sociali dal basso per la fuoriuscita dallo sfruttamento.

Ma lavoriamo anche sull’informazione, l’advocacy e la ricerca rivolgendoci a un pubblico nazionale. Abbiamo lanciato una nostra rivista (http://www.frontierasud.org/la-rivista/) per parlare da Sud dei temi cardine attraverso cui costruiamo il nostro lavoro e coinvolgere nel dialogo studiosi e attivisti dall’Italia e dall’estero.

3 – Ci puoi illustrare di cosa si occupa Osservatorio sulle Nuove Italianità?

Tra le attività che portiamo avanti con più forza c’è sicuramente quella con i figli dei migranti, identificati nel discorso pubblico con il termine infelice di “seconde generazioni”. Loro sono la più potente rappresentazione del nostro discorso sulla frontiera. Questi giovani nati o cresciuti in Italia (sono oltre un milione) incarnano lo scarto tra le rappresentazioni statiche dell’identità nazionale e la realtà. Questi ragazzi sono portatori sani di quello che definiamo come “nuove Italianità”. Portano nuove pratiche, nuove idee, e nuovi modi di pensare e di definire “cosa è un italiano”. Con l’osservatorio ONI (Osservatorio sulle nuove  italianità) la cui prima edizione c’è stata nel 2019 e che ripartirà a breve con una nuova progettualità, miriamo a raccogliere dati sulla condizione sociale di questi giovani nelle aree agricole campane e a costruire percorsi di protagonismo sociale di questa nuova fetta di Italia che sta crescendo.

 

4 – Ad agosto nella Piana del Sele è morto Ousmane Traorè, un bracciante agricolo maliano investito da una macchina. Fontiera Sud si è attivata per la raccolta fondi per il rimpatrio della salma. Puoi raccontarci come è nata questa iniziativa?

Ousmane era un 26enne Maliano, arrivato in Italia nel 2017 attraverso la rotta Mediterranea e spedito in un centro d’accoglienza nel cuore della Sardegna. Dopo anni ad attendere un documento è stato “diniegato”: la sua domanda di asilo è stata rigettata e in teoria avrebbe dovuto lasciare l’Italia e tornare in Mali, alla povertà endemica e ai conflitti da cui era scappato. Aveva quindi fatto ricorso per chiedere di riesaminare la sua domanda d’asilo. Ma nel frattempo doveva provvedere a sé stesso e tentare di mandare qualcosa alla sua famiglia. Ousmane aveva allora deciso di diventare un bracciante agricolo. Era arrivato a Campolongo e  per 30 euro al giorno si svegliava alle 4 del mattino, usciva dal loro ghetto e percorreva svariati chilometri per andare a lavorare la rucola e le insalate che troviamo imbustate nei supermercati di mezza Europa. Svariati chilometri di strade dissestate, di macchine che sfrecciano di assenza di cilcabili con in più la decisione di non volersi affidare ai caporali che in quella zona trasportano buona parte dei migranti a lavoro. Così è morto Ousmane. È morto di sfruttamento endemico, di abbandono istituzionale, di malavita, di abbrutimento sociale. E soprattutto è morto nell’invisibilità. La sua è una morte paradigmatica come ne accadono decine ogni anno in quel territorio. Insieme alla comunità Maliana sul territorio abbiamo quindi deciso di voler contribuire a riportare Ousmane in Mali con una racoclta fondi https://www.gofundme.com/f/da-campolongo-al-mali-lultimo-viaggio-di-ousman.

Per noi rappresenta un modo per accendere una luce sull’invisibilità che ha contraddistinto la sua presenza in Italia. Una luce che ha attirato tanto affetto e tanto impegno da parte della comunità. Abbiamo realizzato un video per raccontare di Ousmane e della sua vita a Campolongo grazie al contributo di Radio Antenna Migrante https://fb.watch/7YSngI2ekJ/ e abbiamo raccolto 1938 euro che invieremo all’agenzia funebre per il rimpatrio della salma previsto per il 13 settembre.

La nostra raccolta fondi rimane comunque aperta per sostenere la famiglia di Ousmane e per aggiornare passo passo sulle pratiche relative al suo ultimo viaggio.

 

Napoli, 14 settembre 2021