La tradizione artigianale del presepe napoletano raccontata da Suranga e Dinesh

 

Nel cuore del centro storico di Napoli in via San Gregorio Armeno, strada famosa in tutto il mondo per la produzione artigianale di pastori e presepi, Stranieriincampania ha fatto visita ad una delle botteghe più antiche della città per conoscere Dinesh e Suranga che sotto la guida del maestro Ferrigno continuano la tradizione artigianale napoletana. 

Ad accogliere Stranieriincampania c’è il maestro Marco Ferrigno a cui abbiamo fatto qualche domanda prima di incontrare i suoi collaboratori.

Iniziamo spiegando ai nostri lettori cosa rappresenta il presepe nella cultura napoletana

Il presepe è entrato di diritto nella tradizione napoletana, ma rappresenta anche il simbolo di come siamo conosciuti all’estero. Una delle strade più conosciute di Napoli è San Gregorio Armeno, anche piazze più grandi non riescono ad avere lo stesso eco di questa stradina. Questo è merito del fatto che qui sia Natale tutto l’anno e poi siamo stati bravi ad inventare il pastore di attualità, rappresentando politici, musicisti, calciatori, tutto questo attira l’attenzione. 

Invece, per il napoletano il presepe è come il ragù la domenica (ride). Rappresenta un oggetto prezioso che ognuno deve avere a casa e San Gregorio diventa una tappa irrinunciabile almeno una volta all’anno anche per il napoletano. 

Come hai conosciuto questi ragazzi e quando hanno iniziato a lavorare in bottega?

Venti anni fa ho avuto la fortuna di conoscere uno dei primi ragazzi cingalesi che lavora qui da me, Suranga, detto Angelo. Lui è stato il primo non napoletano a lavorare da noi. Lo conoscevo, ci dava una mano a casa, è una persona estremamente affidabile. Quando ho bisogno di qualcuno è lui a consigliarmi e propormi amici suoi, gli ultimi due arrivati sono il maestro Dinesh, che è a tutti gli effetti un maestro, e il maestro Gegè.

Dinesh aveva già esperienza, venendo dalla bottega di un collega, parla correttamente italiano e inglese. Con Gegè abbiamo fatto tutto un percorso partendo dalle cose più semplici, prima i cornetti, poi le manine e così via. Uno scalino alla volta.

Come fai a trasmettere la passione per questo lavoro?

Tutti i lavori se fatti con passione riescono meglio, io sicuramente provo a trasmettere loro non solo la passione, ma anche la tranquillità. Come puoi vedere siamo in una situazione amichevole, lavoriamo come una famiglia, questo ti crea empatia e collaborazione. Poi è chiaro che aiuta anche avere le spalle coperte e uno stipendio sicuro, la passione cresce dove c’è anche sicurezza. Senza sord non si cantano messe (ride). 

Come ci ha raccontato Marco, Suranga è stato il primo ragazzo straniero ad entrare nella bottega di Ferrigno e qui lavora da vent’anni. Tutto quello che ha imparato lo deve al maestro Giuseppe Ferrigno. 

Ciao Suranga avevi già esperienza quando sei arrivato?

Mi piace l’artigianato, quando stavo nel mio paese lavoravo per un falegname e ho fatto anche alcune sculture. Mi piace lavorare nelle cose che riguardano l’arte. 

Cosa fai qui da Ferrigno?

Mi piace fare tutto: lavorare la creta, fare le bomboniere, faccio anche dei dipinti. Mi piacciono in particolare gli ‘sciò sciò’, dei portafortuna con la statua del gobbo, e i pastori classici come San Giuseppe e la Madonna che sono il simbolo del Natale. Io mi occupo anche della vendita.

In Sri Lanka facevi il presepe?

Io sono molto cristiano e nel mio paese facevamo il presepe. Certamente non era artigianale, c’erano delle statue in ceramica, di solito era piccolo, solo con la capanna con dentro la Madonna, il bambino e San Giuseppe, al massimo il bue e l’asinello. Ma solo questo. Adesso a casa della mia famiglia in Sri Lanka c’è un presepe fatto da me. 

Che ricordi hai del presepe in Sri Lanka?

Il presepe mi ricorda il Natale ed ho dei bellissimi ricordi del Natale nel mio paese. Andavamo tutti insieme in chiesa e poi tornavamo a casa a mangiare. Qui è bello, lo passo con mia moglie e i miei figli, ma là stavamo insieme a tutta la famiglia, con mamma e papà, chiaramente è diverso.

 

Ho un ricordo in particolare mentre mio padre aggiustava l’albero di Natale vicino al presepe ed ha preso la corrente mentre attaccava le luci. Mia madre si spaventò, ma fortunatamente andò bene. Mi ricordo anche di quando insieme a mio fratello facevamo il presepe mettendo tutta paglia piccola, costruivamo una capanna e mettevamo i pastori. 

Cosa ti ha insegnato questo lavoro?

Questo lavoro mi ha aiutato ad ambientarmi in città, sono 20 anni che lavoro con Marco, qui è come una famiglia. Il padre di Marco mi ha insegnato tutto quello che so, per me era come un papà, adesso sono dieci anni che manca. Io con lui ho fatto tanti viaggi, lo accompagnavo in tutte le mostre in giro per l’Europa. Sono stato in Spagna, Olanda, Portogallo, Svizzera e tanti altri posti. Ci sono tanti ricordi con il Maestro, ma non mi dimenticherò mai di quando siamo stati in Olanda, mentre stavo montando un presepe ho sbagliato a mettere San Giuseppe. Io l’ho messo a destra lui entrò urlando “San Giuseppe va a sinistra, devi guardare con attenzione solo così puoi imparare”. Non dimenticherò mai quelle urla. Mi ricordo questo perché là ho capito che solo guardando tutto quello che faceva lui potevo imparare. 

Devo sempre ringraziare Marco e il padre per quello che hanno fatto per me. Io abito qui vicino conosco tutti, non ho ancora preso la cittadinanza, la prendo a gennaio. I miei figli studiano a Napoli in una scuola inglese, la mia vita è qui. 

Insieme a Suranga lavora Dinesh, lo incontriamo mentre nel laboratorio è intento a modellare il volto di un pastore. 

Ciao Dinesh, quando hai iniziato questo lavoro?

Io ho iniziato questo lavoro nel mio paese, da piccolo disegnavo, poi ho studiato e mi sono laureato in Arte. Quando sono arrivato ho trovato quasi subito lavoro, prima in un’altra bottega, poi da tre anni sono qui da Ferrigno. Io ho anche studiato, ma secondo me questa è una cosa che per farla bene la devi tenere nel sangue. Ho sempre fatto i volti perché loro dicono che sono speciale nel fare le somiglianze, sono molto preciso. Nel mio paese in Sri Lanka c’è uno stile proprio diverso, io prima non mi concentravo su dettagli così piccoli. Allora ho dovuto imparare come si fa, adesso devo dire che sono bravo.

C’è qualcosa di questo lavoro che ti piace fare in particolare?

Di questo lavoro mi piace soprattutto modellare, copiare i volti e creare personaggi nuovi. Certe volte Marco mi chiede di fare dei pastori ed io uso la mia fantasia. Faccio anche i pastori su richiesta, le persone mi portano le loro foto, frontali e di profilo, e io li riproduco. Mi piace molto creare persone famose, soprattutto i calciatori del Napoli, o anche Politici. Il mio preferito è Papa Francesco.

Cosa hai capito della tradizione del presepe a Napoli?

La tradizione del presepe l’ho conosciuta qui, nella mia famiglia non si faceva. Io sento sempre i napoletani che parlano del presepe, poi sono andato a vedere i pastori dei presepi famosi. Ho letto un libro sui pastori del ‘700 napoletano e sono andato a vederli a San Martino. Così ho capito l’importanza del presepe per i napoletani. 

Hai ideato qualche personaggio, magari ispirato alla tua cultura di origine?

Sì, ho creato un mendicante, ma non è ispirato alla cultura srilankese. Ho immaginato un volto tipico di Napoli. Ho detto a Marco che secondo me potevamo inserire un mendicante in alcuni presepi e lui mi ha detto che era bello, mi ha chiesto di farlo e lo abbiamo messo. In Sri Lanka c’è grande attenzione ai dettagli, come nei templi induisti, ma le dimensioni dei manufatti sono enormi come palazzi.

Foto di Francesco Delia