Rimesse all’estero. L’Antitrust bolla come “ingiustificatamente discriminatoria” la tassa sui money transfer.  

Rimesse all’estero. L’Antitrust bolla come “ingiustificatamente discriminatoria” la tassa sui money transfer.  

Rimesse all’estero. L’Antitrust bolla come “ingiustificatamente discriminatoria” la tassa sui money transfer. Il decreto legge in materia fiscale approvato lo scorso 23 ottobre 2018, introduceva una imposta dell’1,5% sulle somme inviate ai paesi extra-europei tramite i cosiddetti money transfer, i servizi solitamente utilizzati dagli stranieri stabilmente residenti in Italia per inviare denaro nei paesi di origine. Un’imposta che grava soprattutto sui migranti che contribuiscono al sostentamento delle famiglie di origine. Le cosiddette rimesse di denaro all’estero, infatti, spesso rivestono un ruolo determinante nell’economia dei paesi di origine. In una comunicazione ai presidenti di Camera, Senato e Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Economia e Finanza e alla Banca di Italia (contenuta nel bollettino n.7 del 18 febbraio 2018), l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (l’AGCM, anche nota come Antitrust) ha definito “ingiustificatamente discriminatoria” l’imposta sui money transfer. Il motivo deriverebbe innanzitutto dal fatto che la nuova tassa si applica solo a tali agenzie e non quindi a banche e uffici postali. Andrebbe inoltre a “ridurre ulteriormente il grado di trasparenza sulle condizioni economiche praticate per il servizio […], in un contesto in cui i costi complessivi del servizio già risultano di difficile comparazione, poiché dipendono da numerose e mutevoli variabili, tra cui commissioni e spread sui tassi di cambio.”. L’Antitrust sottolinea inoltre la rilevanza economica e sociale delle rimesse in denaro e anche per questa ragione, nella sua comunicazione alle istituzioni, auspica che la legge possa essere modificata per eliminarne gli effetti discriminatori subiti dagli utenti.