Respingimenti, il Tribunale di Roma accoglie ricorso di Amnesty International e Asgi

Respingimenti, il Tribunale di Roma accoglie ricorso di Amnesty International e Asgi

“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge” così stabilisce il terzo comma della Costituzione italiana ed è su questa base a tale dispositivo che il Tribunale di Roma ha emanato una sentenza storica accertando il diritto  di entrare sul territorio dello Stato allo scopo di presentare domanda di riconoscimento della protezione internazionale per 14 cittadini eritrei respinti in Libia il 1° luglio 2009 dalla Marina militare italiana.  Il ricorso era stato promosso da Amnesty International Italia con Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione). I 14 cittadini eritrei avranno ora diritto anche al risarcimento dei danni subiti.

 

Nella sentenza (disponibile integralmente qui) si riconosce che “possa espandersi il campo di applicazione della protezione internazionale mediante una diretta applicazione dell’art. 10 c 3 Cost volta a tutelare la posizione di chi, in conseguenza di un fatto illecito commesso dall’autorità italiana, si trovi nell’impossibilità di presentare la domanda di protezione internazionale in quanto non presente nel territorio dello Stato, avendo le autorità dello stesso Stato inibito l’ingresso, all’esito di un respingimento collettivo, in violazione dei principi costituzionali e della Carta dei diritti dell’Unione europea.” e ancora “si ritiene che il diritto di asilo (…) possa essere declinato nei termini di diritto ad accedere nel territorio italiano al fine di essere ammesso alla procedura di riconoscimento della protezione internazionale”. Un precedente importantissimo che può avere ricadute importanti per i migranti soggetti a respingimenti nelle zone di confine.

 

Su questa vicenda, Stranieriincampania ha posto qualche domanda al portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury.

 

Cosa può cambiare – nell’immediato – per i migranti richiedenti protezione internazionale dopo la sentenza di Roma?

Cambia intanto la situazione dei 14 ricorrenti che, ovunque si trovino attualmente, avranno il diritto a ottenere in Italia protezione internazionale, se così desidereranno. La sentenza può costituire un precedente per casi analoghi e ci auguriamo possa contribuire ad accendere i riflettori sui “respingimenti per procura”, effettuati dalla Libia grazie alla cooperazione e al sostegno logistico dell’Italia.

 

Una sentenza da voi stessi definita storica: cosa deve fare ora il governo italiano (e le autorità europee) in merito alla sempre maggiore esternalizzazione delle frontiere?

Da anni chiediamo di ripensare completamente le politiche europee in materia d’immigrazione. La cooperazione con paesi terzi dev’essere subordinata al pieno rispetto dei diritti dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati; questi devono avere a disposizione percorsi legali e sicuri d’ingresso nell’Unione europea; dev’essere realizzato un piano efficace di ricollocamento all’interno degli stati membri; infine dev’essere posto in essere un piano sostenibile, automatico, rapido e funzionante di soccorsi in mare e approdo immediato a terra in un porto sicuro.

 

Ci sono altri ricorsi presentati da Amnesty in merito alle politiche migratorie attuate in Italia?

Attualmente Amnesty International sta accompagnando il ricorso alla Corte europea di un gruppo di ricorrenti (il caso è il 21660/18, S.S. e altri contro l’Italia) i quali sostengono che l’Italia abbia violato la Convenzione europea dei diritti umani consentendo, nel novembre 2017, alla guardia costiera libica di intercettarli in mare e riportarli sulla terraferma.

 

 

Amnesty è tra gli aderenti alla campagna “Io Accolgo” che chiede l’abrogazione dei Decreti sicurezza. Avete riscontrato aperture in tal senso dalla nuova maggioranza?

Disponibilità individuali, dichiarazioni pubbliche di alcuni esponenti, promesse. Di fatto non c’è ancora un’iniziativa formale di modifica, né tanto meno, di abrogazione. E’ evidente che all’interno della maggioranza di governo le posizioni sono diverse. Ma continueremo a premere sul parlamento.