Parole ostili: buone pratiche per la narrazione della disabilità

Parole ostili: buone pratiche per la narrazione della disabilità

Articolo ed intervista di Stefano Esposito per corso di Citizen Journalism – Laboratorio di Autonarrazioni, organizzato da Traparentesi Aps in collaborzione con Kosmopolis Aps, nell’ambito del progetto Impact Campania

Giornalisti e disabilità – Rispetto alla disabilità, nel settore dell’informazione e della comunicazione si registrano ancora delle prassi non eccellenti: pietismo, buonismo o sensazionalismo sono spesso il registro che accompagna e permea le notizie che la stampa e i media generalisti utilizzano per raccontare fatti ed eventi che riguardano persone con disabilità. Per iniziare a scardinare questo sistema, e dare ai professionisti del settore degli strumenti per correttamente approcciare e soprattutto raccontare la disabilità, è stato organizzato un Seminario di formazione per giornalisti  in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti del Lazio, aperto dalla Presidente Paola Spadari.  Alla base, la proposta di FIABA di una nuova “carta deontologica” per i giornalisti, che li “guidi” nel parlare correttamente di disabilità, che ha ricevuto l’adesione di disabili.com, Unitalsi, Comunità di Capodarco, Rete Sole, Sanità Informazione, CESV, FNSI e ODG Abruzzo.

Buone pratiche per la narrazione della disabilità – Inoltre, il Testo Unico dei Doveri del Giornalista riporta all’articolo 6: “il giornalista rispetta i diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità siano esse portatrici di menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali”.  

A seguito del Seminario di formazione tenutosi ad aprile ad Avezzano (dove i presenti hanno votato favorevolmente la proposta), FIABA aveva chiesto all’ODG Abruzzo di presentare le proprie istanze al CNoG (Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti), chiedendo che il Testo Unico sia epurato dall’espressione “menomazione” e si apra un tavolo per la stesura di buone pratiche nella narrazione giornalistica sul tema della disabilità. Anche la Presidente Paola Spadari ha annunciato che si farà carico di queste richieste presso il CnoG.

Ferdinando con la sua testimonianza vuole dimostrare che tutto si può fare, basta volerlo, studiare, si possono superare i propri limiti e le aspettative della società che non si aspetta da una persona con disabilità che possa fare il giornalista. Quindi, riesce ad abbattere due tipi di barriere, quelle culturali e quelle sociali. Ci racconta, il rapporto tra tecnologia e accessibilità, l’evoluzione del linguaggio e l’abilismo, disabilità come realtà collettiva, autodeterminazione e soprattutto ci spiega: perché diversamente abile non si dice? “L’abilismo è l’emarginazione delle persone con disabilità, i media hanno fatto uno sforzo per migliorare il rapporto con linguaggio, ma devono ancora migliorarsi perché per ora in televisione sono invitate persone con disabilità nel ruolo di eroi oppure presentate come persone compassionevoli e non va bene”

Napoli, 27 dicembre 2021

Foto di Królestwo Nauki da Pexels