“Oltre le posizioni di comodo”, l’esperienza di accoglienza di Anna e Alessandro

Continuiamo con il racconto delle esperienze di accoglienza di Mai più soli! il progetto di Cidis Onlus che incentiva l’inserimento in famiglia con la formula dell’affido per i Minori stranieri non accompagnati o un percorso di accoglienza finalizzato all’autonomia per i neo-maggiorenni.

Il desiderio di partecipare a Mai più soli! coinvolge famiglie anche molto diverse tra loro: in passato abbiamo incontrato Maria Antonietta Serino, dottoressa in pensione che ha aperto le proprie porte a Fulfilment e Paola e Ciccio, la coppia che sta ospitando Musa. Oggi è il turno di Alessandro e Anna con i loro bimbi, Lorenzo e Matilde, che hanno accolto Noufu, ventenne del Mali.

Arrivato in Italia Noufu ha studiato e ottenuto la licenza media, si è impegnato in un corso che gli è valso un diploma professionale da barman ed ha svolto un tirocinio formativo al termine del quale ha ottenuto un contratto di lavoro. “Non do importanza alla provenienza geografica – racconta il titolare del locale – mi sono piaciute la serietà e l’impegno con cui ha affrontato il tirocinio, è stato naturale assumerlo”.

Incontriamo quindi Noufu e la sua nuova famiglia italiana nel bar del centro storico di Napoli dove sta svolgendo il turno pomeridiano. La prima cosa che percepiamo è il rapporto di grande affiatamento instauratosi tra lui e i fratellini. Per Matilde e Lorenzo lui è affettuosamente Nufone o Nufino e non smettono di chiamarlo mentre gira tra i tavoli, sono visibilmente contenti di vederlo. “È un’immagine meravigliosa quando gli si avvinghiano addosso e giocano con lui che è molto paziente, paterno e affettuoso, nonostante spesso torni stanco da lavoro”. A parlare è Anna, che ci racconta di come Noufu sia perfettamente entrato in una dinamica familiare molto intensa dove però la presenza di due bambini piccoli non è stato un freno, anzi semmai un movente ulteriore “I bambini devono abituarsi sin dalla fase dell’imprinting a convivere con storie diverse”. Il beneficio del contatto con storie e culture apparentemente lontane è esteso anche agli amichetti dei bambini, i quali hanno reagito positivamente alla presenza del ragazzo. “È bello assistere alla spontaneità dei bambini.”

Sebbene il lavoro lo tenga spesso impegnato, Noufu ci dice di quanto gli piaccia Napoli, delle nuove amicizie che si è creato in città e ci tiene a sottolineare che con la sua nuova famiglia si trova molto bene “Giochiamo spesso, stiamo bene insieme. È molto bello”.

È innegabile però che assumersi la responsabilità di una accoglienza in famiglia quando già si hanno due figli piccoli sia impegnativo. Chiediamo quindi ad Alessandro cosa li abbia spinti a farlo comunque: “La nostra è una risposta dovuta in questo momento: agli slogan, ai post, ai commenti. Le manifestazioni per l’accoglienza servono a incontrarsi e a contarsi ma abbiamo pensato che contassero i fatti: meno post, più fatti. Chi ci frequenta osserva dei fatti e non parole”. Quello di Alessandro è un concetto espresso – in modalità diverse – anche da altre persone sentite in questi mesi da StranieriInCampania. L’esigenza di esporsi per l’accoglienza e l’integrazione con atti concreti: “Bisogna andare oltre le posizioni di comodo, bisogna assumersi delle responsabilità”.

A quanti provano la stessa spinta, Alessandro e Anna suggeriscono semplicemente di cominciare perché “ci siamo posti più domande prima di iniziare di quante difficoltà effettivamente sono sopravvenute. Basta rivolgersi agli interlocutori giusti. Non solo le associazioni e le organizzazioni ma anche le persone che vi lavorano. Se Gianni, l’operatore di Cidis Onlus che segue la famiglia, non fosse stato così celere ad intercettare la nostra esigenze e realizzarla, forse si sarebbe persa quella spinta iniziale.”

Dobbiamo congedarci, il bar si sta affollando sempre più nell’ora dell’aperitivo e i bambini reclamano giustamente attenzioni. Osserviamo Lorenzo e Matilde salutare Noufu, Alessandro e Anna gli danno appuntamento per la cena. Le dinamiche di una famiglia normale che con semplicità e allegria ha aperto le proprie porte all’accoglienza “oltre le posizioni di comodo”, in una piccola e a suo modo rivoluzionaria pratica quotidiana.