Napoli SEEDS: il progetto a sostegno delle famiglie a rischio esclusione
Nonostante la fine del lockdown, resta critica la situazione delle fasce più deboli della popolazione. Famiglie, italiane e straniere, in difficoltà e a rischio esclusione, spesso senza accesso ai sussidi statali. Stiamo parlando di persone che prima lavoravano, con rapporti di lavoro precari o irregolari, nei settori della cura delle persone, nella ristorazione o nel piccolo artigianato, e che adesso sono senza stipendio, così come bambini e ragazzi privi degli strumenti minimi per accedere alla didattica a distanza. Un’intera fascia di popolazione abbandonata a se stessa e che ha trovato negli ultimi decreti un ulteriore ostacolo all’accesso ai servizi essenziali.
Per portare sostegno a queste persone, il primo maggio scorso, è nato a Napoli il progetto SEEDS, (Seizing Equality to Escape the Distruction of Society), realizzato da Action Aid in collaborazione con Hamef Onlus, Associazione senegalesi di Napoli, Associazione Bellarus, Associazione Vivlaviv, The Italian Gambian Association, UNITI Campania e Slow Food Napoli.
SEEDS è un progetto complesso, nato da una raccolta fondi per finanziare l’assistenza, che si propone di dare sostegno anche alle piccole aziende agricole del territorio napoletano. Infatti, grazie alla collaborazione di Slow Food, i prodotti alimentari sono acquistati direttamente dai produttori messi in crisi dall’emergenza per la chiusura dei mercati. La distribuzione, invece, è affidata ai volontari e agli attivisti, con il supporto del progetto Taxi Green Solidali, ideato da Snam4Mobility che ha messo a disposizione gratuitamente per il trasporto dei beni di prima necessità i suoi veicoli alimentati a gas naturale.
Dal racconto di Tatsiana Pumpuleva, presidente dell’Associazione BELLARUS, si comprende come la situazione sul territorio sia molto complessa e come si sia dovuto partire dall’instaurare un rapporto di fiducia con i beneficiari: “Dietro a quei numeri di telefono e quegli indirizzi della distribuzione scritti sulle pagine ci sono le persone vive che non sanno come devono far mangiare i loro figli oggi. Che ogni rigo di quella tabella rappresenta una persona o a dirittura un’intera famiglia con 2 o tre figli piccoli che ognuno di loro ha una vita da raccontare, molto spesso una vita non molto facile con tante rinunce e tanti sacrifici qualche volta anche con la disperazione negli occhi, con la paura e la diffidenza. Con una domanda negli occhi: ‘Ma è vero? Tu mi dai una busta piena di prodotti che mi aiutano a sopravvivere adesso senza niente in cambio? Ma esiste ancora la bontà dell’anima, l’altruismo? Allora c’è ancora la speranza? Possiamo fidarci della gente?’. E dopo la seconda – terza distribuzione, la gente comincia a fidarsi, ad aprirsi, a raccontarsi, ad avvicinarsi a te. E ti viene la gioia nel cuore, con queste buste che noi siamo distribuendo, non solo gli aiuti di prima necessità, stiamo restituendo alle persone la speranza ed il loro credere nel mondo, nelle persone, nella comunità, nei valori universali che molti di loro hanno perso nel percorso della loro vita non facile”.
Un progetto molto ampio che ha avuto la capacità di mettere insieme realtà diverse per superare gli ostacoli attraverso una rete sociale che non vuole fermarsi all’assistenzialismo, ma che spinge per creare una voce collettiva con il fine di orientare le future misure economiche delle Istituzioni, come ha precisato anche la presidente di Hamef Onlus, Fatou Diako: “Questo progetto non è solo aiuto concreto alle famiglie in difficoltà, presto SEEDS si trasformerà in comunità formando una vera squadra composta anche dagli stessi destinatari. L’iniziativa ha unito i volontari di varie comunità durante le consegne dei pacchi a domicilio dando un senso e valore aggiunto al progetto che non si limita al cibo, ma bensì al dialogo e alla conoscenza. Gettare i semi per una nuova convivenza e conoscenza reciproca, è questo il senso del progetto”.
Foto di Francesco D’Elia
Napoli, 29 maggio 2020