A Napoli il tempio buddhista theravada più grande d’Europa

 

A pochi metri dalla stazione della metropolitana del Frullone, all’interno di un parco residenziale in via Giuseppe Tomasi di Lampedusa, si trova il tempio buddhista theravada di Napoli. La struttura è stata inaugurata nel 2015 e la realizzazione è stata possibile grazie all’impegno della comunità srilankese insieme con la comunità buddhista napoletana. Una sinergia che ha permesso di riadattare un vecchio capannone industriale nel “vihara”, o luogo di culto, più grande d’Europa.

 

Il buddhismo Theravāda (dal sanscrito “scuola degli anziani”) è tra le più antiche scuole ancora esistenti oggi, tipico dell’Asia meridionale e del Sud-est. Nel tempio ogni settimana ci si dedica alla meditazione Vipassana, seguendo una delle più antiche tecniche, praticata dal Buddha storico, Siddhartha Gautama.

 

Quella della comunità buddhista a Napoli è stata una crescita progressiva iniziata più di vent’anni fa, quando le celebrazioni avvenivano in una saletta dedicata alla meditazione in via Santa Teresa degli Scalzi per poi spostarsi in un appartamento di Marianella. Oggi il tempio ha tutti gli elementi classici della cultura buddhista. Entrando nel recinto riccamente decorato si può ammirare l’altare con la statua di Buddha, l’albero della Bodhi, simbolo del raggiungimento del Nirvana e persino la stupa, l’edificio del reliquiario, dove è custodita una piccola reliquia legata alla figura di Buddha che risale a quasi 3000 anni fa e che il il monaco venerabile Panangala Vajiragnana ha avuto in dono nella sua terra d’origine.

 

Straieriincampania ha visitato il tempio una domenica di novembre che coincide con la celebrazione finale per il corso di avvicinamento al buddhismo destinato ai più piccoli. L’atmosfera è quella tipica di una comunità in festa, con decine di bambini di diverse età che corrono e giocano, mentre i genitori approfittano per conversare tra di loro. Ad accoglierci c’è, Edwin, un anziano signore srilankese che da oltre vent’anni prepara il kiri tè, una bevanda tipica a base di tè nero e latte servito con abbondante zucchero. Un rito a cui fedeli e visitatori non possono sottrarsi. Al tempio abbiamo incontrato Namal Pathonayake, un volontario che si occupa anche dei corsi per bambini e abbiamo cercato di capire l’evoluzione della comunità buddhista di Napoli negli ultimi vent’anni.

 

Benvenuto su Stranieriincampania, puoi spiegarci di cosa ti occupi qui al tempio?

Io qui sono un volontario, normalmente lavoro come domestico sei giorni a settimana, dalla mattina fino alla sera, e la domenica faccio lezione per i bambini, mentre i monaci tengono corsi di meditazione per i più grandi. Mi piace molto lavorare con i bambini, mi rilassa, loro sono il nostro futuro.

 

Prima dell’inaugurazione del tempio, dove vi riunivate?

Sono arrivato a Napoli nel 1999 e all’inizio frequentavo un piccolo tempio vicino via Santa Teresa degli Scalzi, avevamo solo una stanza dove si poteva meditare, con una piccola statua di Buddha e un piccolo albero che venivano dallo Sri Lanka. Nel 2005 è arrivato dalla Francia un nuovo monaco buddhista srilankese e ci siamo trasferiti nella zona di Chiaiano in un posto un po’ più grande. Lui ha portato dallo Sri Lanka la statua che abbiamo qui oggi e un’altra più grande che ancora dobbiamo collocare. Nel 2014 abbiamo trovato questo luogo, dove finalmente avevamo tutto lo spazio che ci serviva, abbiamo costruito tutto noi, un poco alla volta. La cosa bella è che il tempio è stato costruito tutto da volontari, non solo buddhisti ma anche cristiani, tutta la comunità ha lavorato insieme per regalarci questo posto. Questo è il tempio buddhista più grande d’Europa della nostra comunità.

 

Puoi spiegarci quali attività si tengono e come sono organizzate?

Ultimamente abbiamo messo in piedi anche una scuola di religione che dura 5 anni, si tiene tutte le domeniche dalle 9 alle 12, in questo momento coinvolge quasi 200 bambini e 14 maestri volontari. E’ un modo per permettere ai bambini di imparare la cultura srilankese, anche perché molti genitori si trasferiscono in Italia per lavorare 5 o 10 anni, ma l’idea è poi quella di tornare a casa. Questo è anche il motivo per cui molti seguono la scuola srilankese e non quella italiana. Tornado al tempio, il sabato teniamo una preghiera, poi anche la domenica a diversi orari per permettere a tutti di partecipare. Il martedì alle 20 abbiamo un programma di meditazione per italiani, devo dire che ci sono tantissimi italiani che lo seguono. Ci sono anche alcune scuole italiane che hanno inserito nelle attività extrascolastiche i corsi di meditazione buddhista, è un modo per far conoscere molte culture ai bambini. In generale anche gli italiani si stanno avvicinando molto alla nostra cultura.

 

Cosa rappresenta questo luogo per la vostra comunità?

La volontà era proprio creare un posto in cui continuare la nostra cultura e farla conoscere alle persone del nostro paese ma anche agli italiani. Per questo il monaco partecipa a diverse iniziative in tutta Italia, siamo stati anche al Festival dell’Oriente a Napoli l’anno scorso, alla mostra d’Oltremare, in cui abbiamo allestito un piccolo tempio e fatto lezione di meditazione, che interessa molto agli italiani. Poi è un luogo di aggregazione per tutta la comunità.

 

Puoi spiegarci cosa vuol dire meditare?

La meditazione è la nostra preghiera. In pratica io sono qui adesso ma magari la mia testa è altrove, invece quando si medita ci si concentra sul momento preciso, senza pensare al passato o al futuro, è un modo per concentrare il nostro pensiero. Bisogna cercare di staccarsi da tutti i pensieri materiali della vita, il denaro, il lavoro ma anche l’amore, così quando si muore il dolore non ci blocca e permette alla nostra anima di liberarsi. Il buddhismo non è una religione ma ci permette il contatto con la natura e con

l’ordine naturale delle cose.

 

Foto: Francesco Delia