L’immigrazione ucraina in Campania
La collettività ucraina è la più significativa da un punto di vista numerico fra quelle di immigrati residenti in Campania ed è particolarmente radicata ed articolata sul territorio.
La presenza ucraina, inoltre, è fra le più fra più numerose a livellonazionale, dopo Marocco, Albania e Cina, con 239.424 residenti che costituiscono il 4,6% del totale ed il 6,3% dei non comunitari (Istat, 01/01/2019).
La Campania è la seconda regione in Italia per numero di cittadini di questa nazionalità, poiché ne accoglie il 18,2% del totale,preceduta dalla Lombardia e seguita da Emilia Romagna, Lazio,Veneto e Toscana (Istat, 01/01/2019).
I residenti ucraini nella regione, in particolare, sono 43.589 e rappresentano il 16,4% degli stranieri (Istat, 01/01/2019). Essi si concentrano soprattutto nella provincia di Napoli che ospita da sola ben il 53,4% del totale regionale. Nel capoluogo campano risiedono, infatti, 23.296 ucraini che costituiscono anche la prima collettività immigrata, con un’incidenza del 17,34% sul totale degli stranieri. Una presenza significativa si riscontra, poi, nelle provincie di Caserta e Salerno, dove i residenti ucraini sono rispettivamente il 8.477 e 8.422 (il 17,3% e il 14,9% degli stranieri) e in misura minore, in quelle di Avellino e Benevento, che ne accolgono 2.193 e 1.201 (il 14,9% e l’11,5% deglistranieri), (Istat, 01/01/2019).
Storia e caratteristiche socio – demografiche
I cittadini di origine ucraina in Campania provengono soprattutto dalle regioni occidentali e dalla provincia di LVIV, sebbene più di recente siano aumentati coloro che sono originari delle regioni centrali e dal 2015, delle località interessate alla guerra civile in corso.
I primi arrivi di immigrati di questa nazionalità in Campania, come nel resto d’Italia, sono rappresentati in prevalenza da donne e risalgono alla metà degli anni Novanta. La migrazione da questo paese, infatti, rappresenta una risposta alla crisi economica legata alla dissoluzione dei regimi sovietici, in quanto, l’introduzione della economia di mercato ha influito considerevolmente sui percorsi di vita e familiari dei cittadini, causando inflazione, salari ridotti, innalzamento del costo della vita, privatizzazioni e perdita dei posti di lavoro.
Le motivazioni delle partenze, così, soprattutto nelle prime fasidel flusso migratorio, si ricollegano principalmente al lavoro, come si evince da un’analisi dei permessi di soggiorno.
È nel periodo successivo alla regolarizzazione del 2002, attuata dalla cosiddetta legge Bossi-Fini, comunque, che la presenza di immigrate di questa nazionalità diviene visibile ed estremante consistente sul territorio.
Le migranti ucraine, in quegli anni, erano rappresentate da lavoratrici in possesso di elevati titoli di studio, che pur disponendo di un “capitale culturale particolarmente ricco” si inserivano, in prevalenza, in attività inerenti l’ambito domestico o l’assistenza, quali “badanti”.
Ricerche più recenti, in ogni caso, hanno messo in rilevo dei segnali di cambiamento rispetto al passato, evidenziando un quadro migratorio complesso e stratificato e rilevando come,dietro un’apparente staticità, vi siano stati, nell’arco di circa venti anni, mutamenti che hanno riguardato la durata dei percorsi migratori, le motivazioni delle partenze e l’arrivo di donne più giovani.
Inizialmente, infatti, le donne ucraine partivano con progetti migratori di breve durata, cosicché questo flusso migratorio avevai caratteri di una migrazione temporanea. Attualmente, invece, è stata riscontrata una maggiore stabilizzazione, come si evince anche da un aumento del numero di permessi di soggiorno di lungo periodo (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2018).
Ciò che caratterizza questa collettività, in ogni caso, è ancor oggi, un forte disequilibrio tra i generi, con una considerevoleprevalenza della componente femminile che a livello nazionale èpari al 78,8%, mentre in Campania corrisponde al 74 % del totale (Istat, 01/01/2019).
.L’età media, inoltre, che corrisponde ai 46 anni, è nettamente superiore rispetto a quella rilevata fra altri cittadini non comunitari. I due terzi degli immigrati di origine ucraina, infatti,hanno più di 35 anni e la classe di età prevalente è quella degli over 60 (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dato nazionale, 2018). L’incidenza di minori, invece, che costituiscono l’8,8% del totale, è la più bassa in assoluto fra i non comunitari in Italia (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dato nazionale, 2018).
Negli anni, in ogni caso, sono aumentate le famiglie e le seconde generazioni, sebbene la tipologia familiare più diffusa sia, comunque, quella “unipersonale”, che ha un’incidenza del 60% sul totale. È significativa, poi, la presenza di famiglie miste con un coniuge o un convivente italiano, che sono circa 13%, seguita dafamiglie ucraine mono-genitoriali, che corrispondono al 10%. (Istat, dato nazionale 1/12/2017). Sono particolarmente diffusi, poi, fra questa collettività, legami familiari “transnazionali”,caratterizzati da una fitta rete di scambio e comunicazione fra la località di arrivo e di partenza, come hanno rilevato diverse ricerche.
Da un punto di vista lavorativo, ancor oggi, permane una forte specializzazione nel settore dei servizi e soprattutto, nell’ambito dell’assistenza alla persona (anziani e bambini).
Negli ultimi anni, tuttavia, alcune indagini hanno messo in lucesegnali di una maggiore mobilità occupazionale, mentre le nuove generazioni sembrano distanziarsi dal modello tradizionale di inserimento occupazionale delle donne più anziane.
Gli investimenti imprenditoriali, invece, si concentrano in prevalenza nel settore edile, nel commercio e nei trasporti ed anche in questo ambito le donne sono particolarmente attive.
In Campania, ad oggi, sono aumentate le attività legate alla piccola imprenditoria, quali negozi di alimentari, ristoranti, ma anche parrucchieri o agenzie che forniscono ai connazionaliassistenza per le pratiche burocratiche ed amministrative. Il capoluogo campano, in particolare, è la terza provincia in Italia, dopo Roma e Milano, per il numero di imprese ucraine.
Sono numerose, in ogni caso, le problematiche aperte in relazione all’ambito lavorativo sul territorio regionale, che si ricollegano per lo più, a forme di occupazione irregolare. La presidente dell’Associazione A.I.D.U., Natalya Trybuishia, ad esempio, ha ribadito “C’è molto sfruttamento nel lavoro. […] ci sono donne che guadagnano 600 Euro per venticinque ore settimanali e poi devono anche pagare i contributi da sole!”
Stranieriincampania ha intervistato, in relazione a queste dinamiche, Svitlana Hryhorchuk referente, di origine ucraina,dello sportello immigrazione del sindacato di base U.S.B., che ha evidenziato le principali criticità legate all’inserimento lavorativo ribadendo come molte donne ucraine, soprattutto se sonoimpiegate nell’assistenza “notte e giorno” e coabitano con i propridatori di lavoro, possano ritrovarsi in una situazione di vera e propria segregazione occupazionale e di isolamento, che influiscesui loro diritti sociali e sanitari. Può essere difficile, ad esempio, per queste donne ritagliarsi spazi di tempo libero, da dedicare alla cura della propria persona o alla salute. Un’altra problematica si ricollega al riconoscimento delle competenze e delle mansioni svolte. A riguardo la referente sindacale afferma: “La maggior parte dei cittadini ucraini sono laureati e diplomati. É importate che si riconoscano le competenze e le qualifiche… Ad esempio accade che una baby sitter cucina, fa i servizi in casa e poi aiuta i bambini in matematica, ma le sue competenze non sono riconosciute. Ci impegniamo affinché i lavoratori esprimano la loro capacità e non si squalifichino abbassando i costi del lavoro.” Svitlana inoltre, aiuta i propri connazionali a rivendicare i diritti negati in ambito lavorativo, coinvolgendoli con il sindacato anche in percorsi formativi che rilascino qualifiche riconosciute o impegnandosi per il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti in patria. Ribadisce, tuttavia: “Chi ottiene una qualifica riconosciuta tende a spostarsi dalla regione Campania. Napoli, ad esempio, è un posto accogliente, ci sono meno controlli, ma poi una volta che si sono integrati molti vanno via dove è rispettato di più il lavoro che svolgono. Credo che il messaggio più importante sia farsi rispettare come lavoratori, come cittadini e come essere umani”.
Non mancano, in ogni caso, le storie di integrazione lavorativa e familiare sul territorio, come nel caso delle donne che hanno intrapreso percorsi occupazionali slegati dall’ambito domestico o dall’assistenza e svolgono, ad esempio, attività nelsociale, quali mediatrici interculturali o gestiscono piccole imprese. Emblematica, ad esempio, la vicenda di N. giunta in Italia con visto turistico assieme alla sua prima figlia per ricongiungersi al marito. La donna, dopo la nascita della sua seconda figlia ha frequentato un corso di lingua italiana, si è specializzata iniziando a lavorare come mediatrice interculturale ed attualmente gestisce un’agenzia che fornisce servizi ai connazionali per il disbrigo delle pratiche burocratiche e l’avvio di impresa. Dalle sue parole emerge la passione per un’attività lavorativa che non sia relegata all’ambito domestico ed inoltre in riferimento ai percorsi delle figlie cresciute in Italia, sostiene: “Le mia figlie sono napoletane. La più grande ha fatto l’Erasmus e mi ha detto “Mamma Napoli è la città più bella del mondo!” Sta studiando all’università adesso e non vuole trasferirsi da nessuna altra parte!”
Le iniziative culturali e associative
Sul territorio regionale sono numerose le associazioni ucraineche ripropongono eventi festivi, culturali e si fanno promotrici di percorsi di integrazione e di ausilio per i propri connazionali.
Queste rappresentano importanti punti di riferimento per i cittadini originari di questo paese realizzando, anche in collaborazione con altre realtà italiane o in alcuni casi, con migranti provenienti da altri paesi dell’Europa dell’Est, innumerevoli attività e progetti, sia sul territorio, che nel paese di origine.
Luoghi di incontro e di aggregazione per i cittadini ucraini residenti, inoltre, sono rappresentati dalle comunità religiose che fanno capo a chiese greco cattoliche o ortodosse, dove officiano sacerdoti di origine ucraina.
Nella provincia di Napoli, in particolare, vi sono molte le associazioni e comunità religiose che oltre a sostenere i propri connazionali sono impegnate nell’organizzazione di celebrazioni o feste tradizionali, di eventi canori e musicali organizzati nelle piazze della città o nei teatri, in collaborazione con i numerosi coriche ad esse fanno riferimento. Fra queste: l’Associazione di volontariato Donne Ucraine in Italia, sorta nel 2004, la cui presidente è Alessandra Faryma, che fra le molteplici attivitàsostiene una scuola sorta a Napoli per i bambini e i giovani di origine ucraina, l’Associazione italo-ucraina “Rozmay” che ha promosso eventi canori e spettacoli a sostegno di un orfanotrofionel paese di origine, l’Associazione Bellarus, Cielo e grano, Slavine, Bellarus, Unione delle Donne Ucraine in Campania.
Nella città, inoltre, punti di riferimento significativi per gli immigrati ucraini sono rappresentati dalla comunità religiosagreco ortodossa, che fa capo alla chiesa “Santa Maria della Pace”, in via dei Tribunali, nel centro storico, e da quella ortodossa, chesi riunisce nella chiesa di sant’Andrea in Via Leopoldo Rodinò. Altre comunità religiose sono presenti in località della provincia, come, ad esempio, nei comuni di Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano o Somma Vesuviana.
Dalle parole di alcuni referenti del mondo associativo e comunitario ucraino del territorio, intervistati da Stranieriincampania, si evince l’importanza delle attività svolte da queste realtà, per gli immigrati. Natalya Trybuishia, ad esempio, presidente dell’Associazione Unione delle Donne Ucraine in Campania (AIDU), sorta nel 2004 con sede a Giugliano e a Napoli, ha evidenziato come nel tempo le varie iniziative associative si siano adeguate ai mutamenti ed alle necessità emergenti. L’associazione, infatti, inizialmente forniva soprattuttoausilio per le pratiche burocratiche, poi con l’aumento dei minori,ha realizzato un progetto di ludoteca, corsi di lingua italiana e più di recente, supporta un’agenzia che fornisce, come altre realtà analoghe del capoluogo campano, sostegno per il disbrigo dipratiche burocratiche e per l’avvio di impresa.
Nella provincia di Caserta, invece, che dopo Napoli ospitauna significativa quota di immigrati di origine ucraina, un importante punto di riferimento è rappresentato dalla comunità religiosa greco cattolica che fa capo al sacerdote ucraino IgorDanylchuk, attivo sul territorio dal 2012, con l’Associazione “Oratorio di San Volodymir di Kyiv”.
Il luogo di incontro per questa comunità è la Chiesa Sant’Antonio di Padova, sede delle celebrazioni religiose in lingua ucraina, delle feste tradizionali o delle altre attività svolte, sebbene si preveda, a breve, l’inaugurazione di una nuova chiesa messa a diposizione dal vescovo per i fedeli ucraini.
Sono numerose le iniziative organizzate dalla comunità, fra lequali eventi festivi e religiosi tradizionali, come la festa di San Nicola o le celebrazioni pasquali che si svolgono nella Cattedrale di San Michele, coinvolgendo molti fedeli provenienti da altre località campane.
Padre Igor Danylchuk, intervistato da Stranieriincampania, a riguardo ha raccontato: “A Caserta c’è una sola comunità religiosa ma da noi vengono anche ortodossi, non facciamo differenza. Organizziamo la festa di San Nicola con la presenza di circa 300 bambini a cui diamo i regali, il 19 dicembre. Poi il 7 gennaio facciamo venire anche amici di Aversa, Napoli, Salerno, Capua, Santa Maria per terminare le feste natalizie con una processione, così anche i casertani possono vedere i nostri abiti tradizionali!”
L’associazione, inoltre, svolge attività di sostegno e aiuto in ambito lavorativo, abitativo, supportando le famiglie in difficoltà. È coinvolta, inoltre, nel progetto di una scuola ucraina realizzata sul territorio ed organizza ogni anno tornei di calcio a livello nazionale e regionale. Questi eventi sportivi che si svolgono, in genere, nel mese di maggio, coinvolgono immigrati appartenenti a diverse fasce di età, dai quindici ai cinquant’anni, riuniti in squadre che rappresentano la località italiana di residenza. Un evento nazionale, inoltre, la “super- coppa” prevede il coinvolgimento di altre le squadre ucraine in Italia. Emblematiche le parole di padre Igor, che ha ribadito: “Noi facciamo il possibile affinché i cittadini ucraini possano essere ben integrati nella società a Caserta e in Italia e lo scopo di queste iniziative è che la persona non si perda, che sappia essere un bravo italiano e un bravo ucraino”.
Per i residenti ucraini di Salerno, invece, significativi punti di riferimento sono rappresentati dalla comunità greco cattolica che si riunisce nella Chiesa Sant’Andrea, dove le celebrazioni religiose sono officiate da un sacerdote ucraino, e dall’associazione Kalyna, sorta nel 2002 per dare ausilio e sostegno ai connazionali. L’associazione, in particolare, è promotrice di eventi culturali, feste tradizionali, organizza viaggi e visite guidate in diverse località italiane per i connazionali,gestisce la scuola ucraina del territorio ed ha realizzato progetti come quello dedicato alla biblioteca per migranti intitolato, “Le parole nate in terra straniera”, con il quale sono stati pubblicati quattordici volumi in lingua ucraina, contenenti i racconti e lepoesie di immigrati ucraini. Ad essa, inoltre, fa capo un coro di circa trenta persone che ha preso parte a diversi eventi e spettacoli in Italia.
In riferimento a queste iniziative, la presidente dell’associazione,Olga Tarasiuk intervistata da Stranieriincampania, sostiene: “Il nostro scopo è quello di far conoscere ai nostri connazionali la cultura italiana e agli italiani la nostra cultura!”
In Campania, inoltre, come in altre città italiane, vi sono scuole ucraine supportate dalle associazioni territoriali immigrate, che coinvolgono i bambini ed i giovani di origine ucraina, iscritti negli istituti italiani, in programmi integrativi, dando loro la possibilità di apprendere la lingua ucraina, di imparare a leggere e scrivere in cirillico e conoscere la storia, la letteratura, la cultura ele tradizioni del paese di origine.
Queste scuole, presenti a Napoli, Salerno, Caserta, Nola e Pompei si avvalgono dei contributi dei genitori, coinvolgendo, quali docenti, immigrati qualificati che svolgono la loro attività a titolo volontario, con un rimborso spese. Alcune di esse, come quella di Caserta, sono riconosciute dal Ministero della Pubblica Istruzione ucraino, così, ogni anno docenti provenienti dalla capitale del paese sono coinvolti per gli esami finali.
La scuola “Zolotoust” di Caserta, in particolare, fondata nel gennaio del 2013 è la più numerosa in Italia, seguita solo da quella di Roma, ed è ospitata presso i locali dell’istituto scolastico Leonardo De Amicis messi a disposizione dal Comune. Le lezioni si svolgono la domenica mattina e nelle sue attività, che prevedono anche una frequenza per le scuole superiori, sono coinvolti circa diciotto docenti e un centinaio di alunni.
A Napoli, invece, la scuola ucraina è stata fondata dall’Associazione Donne Ucraine quindici anni fa ed è ospitata presso l’Istituto de padri salesiani in via Don Bosco. Qui le lezioni si svolgono il sabato pomeriggio, così come a Salerno, dove le attività didattiche sono realizzate presso i locali di un istituto scolastico locale.
Stranieriincampania ha intervistato i referenti delle associazioni territoriali che supportano queste scuole, che hanno ribadito l’importanza e il senso di tali iniziative. Padre Igor Danylchuk, ad esempio, in riferimento alla scuola di Caserta, afferma: “Prima negli anni ’90 c’erano quasi tutte donne e pochi bambini. Adesso ci sono tante famiglie e tanti bambini, ragazzi che sono nati in Italia e magari, poi, hanno anche ottenuto la cittadinanza. Per questi bambini abbiamo fondato la scuola […] I nostri bambini, i giovani che sono in Italia hanno imparato subito la lingua italiana, si sono integrati, ma hanno difficoltà a parlare un ucraino e quando vanno in Ucraina non sanno comunicare con i loro familiari!”.
“Questi progetti consentono ai bambini di non dimenticare la nostra cultura e la nostra lingua!” sostiene, inoltre, la presidente dell’Associazione Kalyna di Salerno e nell’eventualità di una migrazione di ritorno, facilitano l’inserimento scolastico in Ucraina, come ha messo in luce una insegnate della scuola di Napoli, intervistata. La docente, inoltre, ha messo in risaltol’entusiasmo e la motivazione condivide con i propri colleghi coinvolti in questo progetto.
Molteplici sono, così, infine, i percorsi, i progetti migratori, i vissuti come pure le iniziative realizzate da immigrati ucraini in Campania, che sono divenuti, nel tempo, una realtà sempre più stabile sul territorio con la voglia di integrarsi, ma anche di raccontare e preservare le proprie tradizioni, fra molteplici iridazioni culturali.