“La vita può cambiare in ogni momento”: la storia di Musa.

Questa casa offre sorrisi e cerca sorrisi per scambi di allegria. Benvenuti. La frase, quasi un manifesto dell’accoglienza o una dichiarazione di intenti, che campeggia in una lavagnetta di questa casa del quartiere Montesanto di Napoli spiega perfettamente il clima che qui si respira. Andiamo a trovare Musa, ospitato da Paola Lari e Ciccio Tedesco. Musa è un ragazzo quasi 19enne del Gambia partecipante a Mai più soli!. Il progetto che incentiva l’inserimento in famiglia con la formula dell’affido per i Minori stranieri non accompagnati o un percorso di accoglienza finalizzato all’autonomia per i neo-maggiorenni.

Ciò che colpisce subito, entrando in questa piccola casa nel ventre di Napoli, è il grande sorriso di Musa e l’affiatamento che si respira tra lui, Paola e Francesco “Qui non mi sento un ospite, mi sento come uno di famiglia – ci racconta mentre beviamo un caffè tutti insieme – Quando a volte sbaglio vengo trattato come un figlio”.

Come accade di frequente, questa esperienza di ospitalità è nata dalla spinta ad aiutare migranti in difficoltà, dando la propria disponibilità online. Dal primo contatto all’inizio dell’accoglienza, la scorsa estate, è passato qualche mese durante i quali gli operatori di Cidis Onlus hanno formato e visitato la famiglia più volte.

Prima di essere accolto in famiglia, Musa è stato in una comunità di Prata Sannita, in provincia di Caserta, lì ha cominciato il suo percorso di inserimento in Italia. I primi mesi non sono stati facilissimi. “Pensavo sempre: come sarà la vita? Come potrò avere i documenti e una vita migliore?”, le paure e le ansie tipiche di quanti scappano da situazioni molto difficili e si trovano catapultati in una società a loro sconosciuta, amplificate dai timori propri di qualsiasi adolescente. L’inserimento nel progetto Mai più soli! ha evitato il trasferimento in un’altra struttura e gli ha donato una nuova speranza. “La vita può cambiare in ogni momento”, ci dice.

A Napoli Musa si trova bene, va a scuola, si è fatto molti amici. Ridiamo quando si commenta la sua fede calcistica juventina, in una città in cui tifare Napoli è quasi una regola sacra. “Quando sono arrivato a Napoli sono cambiate molte cose nella mia vita”, racconta ancora Musa, “Anche loro (Paola e Ciccio nda) mi hanno fatto conoscere molte persone”. “A Napoli ha sicuramente la possibilità di avere molto più stimoli – commenta Ciccio – ma certamente essere immerso in un calderone gigantesco come questa città può anche avergli fatto perdere una dimensione più piccola, dove è più semplice integrarsi”.

 

“Per noi accogliere Musa è stato un arricchimento. È stato bello confrontarsi con le convinzioni che avevamo in principio”, aggiunge raccontando anche di come cambiano le piccole abitudini quotidiane, da quelle culinarie alla gestione dei tempi e degli spazi. I due “genitori ospitanti” ci raccontano delle piccole sfide burocratiche che comporta l’accoglienza di un migrante, senza però mai smettere di sottolineare il piacere e la ricchezza di questa esperienza e le doti di Musa. “Fa innamorare tutti!”, dice Paola ma non nasconde anche i piccoli scontri e le difficoltà che talvolta possono esserci con un adolescente, come in una normale famiglia. Parlando del clima generale nel nostro paese, delle tensioni che si registrano sul tema dei migranti, Ciccio si dice convinto che la discriminazione sia figlia “della paura di se stessi e della non capacità di conoscere”.

È proprio questo il grande valore delle esperienze di accoglienza: viverle da vicino ci permette di annullare la distanza dai migranti, da quello che si percepisce come “diverso”. Come racconta Gianni Manzo, operatore del Cidis che assiste tutta la famiglia in questa esperienza, “Quando si vive in simbiosi con gli immigrati cambia l’approccio, il modo di vedere tutto il fenomeno. Scatta inevitabilmente la solidarietà, la voglia di fare qualcosa”. “È chiaro che non tutte le esperienze possano andare per il meglio – aggiunge ancora Paola – ma sono tutte arricchenti”.

Stiamo per salutarci, Musa deve andare a scuola, sta studiando per ottenere la licenza di terza media. Oltre alla conoscenza di ben sette lingue africane, se la cava benissimo anche con l’inglese, l’italiano e l’arabo. “Ha una capacità di assorbire le lingue fantastica, peccato che con la matematica non ci siamo proprio”, raccontano ridendo.

È proprio vero che questa piccola casa di Montesanto offre sorrisi, scambi di allegria ma di certo anche di umanità.

 

Mai più soli! è un progetto finanziato dalla fondazione Never Alonedi cui Cidis Onlus è capofila. Per saperne di più è possibile consultare la pagina del progetto sul sito di Cidis Onlus oppure spedendo una mail a accoglienzaminori@cidisonlus.org