La comunità senegalese in prima fila per far fronte all’emergenza coronavirus
Dopo circa un mese di quarantena, oltre all’emergenza sanitaria, tante persone si trovano ad affrontare le difficoltà economiche. Molti lavoratori sono rimasti a casa senza lavoro e per questo motivo sono state messe in piedi, in tutta la regione, numerose iniziative a sostegno dei più deboli. A Napoli, italiani e stranieri si sono uniti per fronte comune contro l’emergenza, ma è difficile rispondere ai bisogni specifici che emergono in questo momento. Basti pensare alle famiglie con dei figli molto piccoli, che difficilmente troveranno tutto quello che gli serve in un pacco alimentare.
Sul territorio cittadino, una delle comunità più colpite, in termini economici, è quella senegalese, perché comprende molti lavoratori autonomi e ambulanti che, da un giorno all’altro, si sono trovati senza nessuna fonte di reddito. Fortunatamente però, la comunità senegalese è anche una delle più strutturate sul territorio, potendo contare su diverse associazioni ed enti, che hanno deciso di scendere in campo compatte per soccorrere i cittadini stranieri che vivono a Napoli.
Abbiamo incontrato Pierre Prera, rappresentante dell’Associazione Senegalesi di Napoli, per farci spiegare quali sono queste iniziative di solidarietà e come fare per sostenerle.
Diamo il bentornato a Pierre su Stranieriincampania. Come prima cosa ti chiediamo di raccontarci come sta affrontando l’emergenza la comunità senegalese, in cui tanti sono lavoratori autonomi o ambulanti
La situazione è difficile, soprattutto per gli ambulanti, perché vivono giorno per giorno e, non potendo più svolgere questo lavoro per guadagnarsi da vivere, la situazione diventa problematica. Il problema non riguarda solo loro qui in Italia, ma anche per la famiglia che sostenevano in Senegal, dunque c’è questa doppia difficoltà che rende la situazione molto più preoccupante per la comunità. La maggioranza vive questa situazione.
Quali sono gli aspetti più difficili da affrontare?
E’ stato molto difficile interpretare quello che sta succedendo e comprendere la malattia, perché molti sono abbastanza influenzabili. Quando è iniziato il problema, molti pensavano che non ci avrebbe mai toccato, pensavano fosse una cosa che riguardasse solo le grandi potenze come Cina e Stati Uniti. Poi si è passati alla condizione divina, pensando che per superare tutto questo bastava pregare. Andando avanti, vedendo che il virus si è avvicinato, ci si è resi conto della gravità. Si è capito che nessuno è al sicuro, siamo tutti a rischio. Si è capito che dobbiamo stare attenti, abbiamo realizzato dei video per spiegare le regole basilari da seguire e poi abbiamo cercato di rispondere a tutte le domande e alle richieste di assistenza che arrivavano. Oltre a questo anche pregare aiuta per affrontare tutto questo
Come è nata la raccolta fondi?
La raccolta fondi nasce proprio da una richiesta. Ogni volta che succede qualcosa che non si riesce a gestire vengono chiamate le autorità consolari, a anche le associazioni che sono vicine alla realtà dei senegalesi. Le chiamate ci servono per intervenire lì dove ce n’è bisogno. Quando siamo partiti, ci siamo consultati e siamo giunti alla conclusione che, non avendo noi il reddito per aiutare questi poveri, dovevamo cercare le strutture che si sono organizzate per dare assistenza. In questo modo abbiamo fatto arrivare i primi pacchi alimentari. Abbiamo investito i soldi ricavati dalle tessere dell’associazione per comprare anche noi degli alimenti da distribuire. Dalla settimana scorsa abbiamo iniziato queste distribuzioni.
Come siete organizzati?
Insieme ad altre associazioni, come l’EX OPG, l’Hamef, la comunità ivoriana, i sindacati e le associazioni di immigrati abbiamo organizzato diverse azioni concrete di raccolta per poter aiutare le famiglie in difficoltà. Certe volte mandiamo direttamente i soldi sui conti delle famiglie perché solo gli alimenti non bastano, per esempio chi ha un bambino piccolo ha bisogno di altro oltre la pasta.
Come partecipare?
Nel gruppo di associazioni che compongono la Consulta ci sono dei volontari che effettuano la raccolta di alimenti. Chi vuole donare può contattare una delle associazioni che ho citato prima, lasciare i propri recapiti e i volontari provvederanno a ritirare le donazioni. Questa è l’organizzazione del gruppo. Noi come Associazione Senegalesi abbiamo lanciato una piccola raccolta fondi, piccola proprio per non andare in contraddizione con il movimento più grande che abbiamo creato. I fondi sono destinati alle famiglie a cui l’associazione è vicina, così possiamo gestire le esigenze più particolari facendo degli interventi miranti.
Qual è il tuo appello alla comunità?
Il richiamo è alla responsabilità di tutti noi. Siamo in un momento difficile, che colpisce tutti quanti. Tutti noi dobbiamo avere un atteggiamento responsabile per uscirne insieme. Bisogna cercare di pensare meno a se stessi e ognuno deve rispettare l’altro e quello che ci viene detto di fare dal Governo. Siamo tutti vulnerabili, per questo è necessario sostenersi a vicenda.
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