Ius Soli e Ius Culturae: cosa ne pensano gli italiani?

Ius Soli e Ius Culturae: cosa ne pensano gli italiani?

 

I dati del sondaggio realizzato lo scorso ottobre da Demos & Pi su Ius Soli e Ius Culturae, e pubblicati nei giorni scorsi da Repubblica, riaprono la questione rimasta in sospeso sul tema dell’acquisizione della cittadinanza da parte dei minorenni figli di cittadini stranieri. Il sondaggio risulta molto interessante poiché ci offre dati diversi per area di residenza, fascia d’età e intenzioni di voto.

Il dibattito politico sul tema era rimasto fermo a fine 2017 con il disegno di legge 2092 che fu approvato alla Camera in prima lettura e poi calendarizzato in Senato per gli ultimi giorni di dicembre prima dello scioglimento del Parlamento, ma il testo non fu mai discusso a causa del non raggiungimento del numero legale dei presenti. Il tentativo precedente di portare la questione in Parlamento era stata del deputato Giorgio Sorial del M5S che propose un disegno di legge forse ancor più audace, ma due anni dopo il provvedimento fu abbandonato, anche qui per il mancato raggiungimento del numero legale in Senato a causa anche dell’assenza in aula degli stessi portavoce pentastellati.

La differenza tra Ius Soli e Ius Culturae

Ius Soli “temperato”, così come proposto nel ddl 2092, prevedeva l’acquisizione della cittadinanza dei minorenni nati in Italia da genitori stranieri nel caso in cui almeno uno dei genitori fosse in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo. L’acquisizione della cittadinanza non era automatica, ma era previsto che la richiesta dovesse essere fatta dai genitori entro il raggiungimento della maggiore età o dal neomaggiorenne entro 2 anni.

Ius Culturae prevedeva l’acquisizione della cittadinanza ai minorenni, nati o arrivati in Italia prima dei 12 anni, che avevano frequentato per 5 anni almeno un ciclo scolastico o corsi professionali triennali o quadriennali con idoneità al raggiungimento di una qualifica professionale. Anche qui però l’acquisizione della cittadinanza non è automatica, ma subordinata alla richiesta di un genitore o dall’interessato entro due anni dal compimento del 18esimo anno.

I sondaggi sullo Ius Culturae

I dati raccolti da Demos ci offrono una panoramica sulla popolazione italiana che si dimostra favorevole allo ius culturae per il 67%. Diventa molto interessante la divisione proposta per fasce d’età e per zona di provenienza. In generale la percentuale di favorevoli è sempre superiore al 50%. Entrando nel particolare si scopre che esiste un maggiore consenso tra i più anziani (over 65) ed i più giovani (18-29) che raggiungono entrambi il 71%, mentre il consenso più basso si registra nella fascia d’età 45-54 anni con il 59% di favorevoli.
I dati territoriali, invece, ci mostrano un favore trasversale che supera i due terzi in tutta la penisola, tranne che nel Nord Est dove i consensi si fermano al 58%.

Ius culturae e intenzioni di voto

Uno degli aspetti più interessanti del sondaggio di Demos è quello che mette in relazione l’opinione sulla concessione della cittadinanza con l’intenzione di voto in modo tale da comprendere la posizione dell’elettorato in base al partito di provenienza. Un dato non da poco e che può orientare l’agenda del partito stesso per guadagnare consensi. Potrebbe essere letta in questo modo anche il ritorno sul tema della cittadinanza da parte di Zingaretti che, durante l’ultimo convegno del Partito Democratico a Bologna il 17 novembre scorso, ha dichiarato: «Ci batteremo per avere in agenda ius soli e ius culturae». Infatti, leggendo i dati si scopre che gli elettori del Pd sono i più favorevoli con un consenso del 93%, immediatamente seguiti dagli “scissionisti di Italia Viva con il 92%. Sul podio però c’è una grossa sorpresa, costituita dagli elettori di Forza Italia che si dimostrano favorevoli per l’81%. Questo dato merita una precisazione: nonostante la posizione ufficiale del partito- espressa dalla presidente dei senatori di FI, Anna Maria Bernini – sia contraria alla concessione della cittadinanza ai figli degli stranieri, ha inciso enormemente la posizione favorevole di alcuni parlamentari come Renata Polverini. Tutto questo a dimostrazione del fatto che Forza Italia miri all’elettorato moderato della destra. Allo stesso modo, i dati spiegherebbero i tentennamenti del Movimento 5 Stelle sul tema cittadinanza, con un consenso che comunque arriva al 71%, ma con un distacco dal PD di oltre 20 punti percentuali.

In generale, consultando anche i dati di istituti, si può affermare che il consenso verso lo ius culturae sia tendenzialmente in crescita

Ius Soli: dati aggiornati a marzo 2019

L’ultima grande raccolta di dati relativa al tema dello Ius soli è dello scorso marzo quando, analizzando i dati di quattro sondaggi diversi, il paese risultava quasi spaccato a metà con i favorevoli al 47,8% e i contrari poco distanti con il 43,7.

Attenzione però, perché chi non ha dimestichezza con i sondaggi potrebbe chiedersi il motivo di una così grossa discrepanza tra un dato e l’altro. La risposta non è semplice e spessa va ricercata nella formulazione della domanda, infatti l’utilizzo di una parola rispetto ad un’altra può, su temi così delicati, influenzare il campione. Per esempio nei due sondaggi in cui i contrari sono superiori (Eumetra e Euromedia) nel quesito era specificato che la cittadinanza sarebbe stata concessa “automaticamente”.

In queste situazioni diventa molto importante il “frame”, ossia la cornice mentale e le parole con cui vengono descritti i fenomeni della realtà che ci circondano. Come fatto notare dagli esperti del portale Youtrend (facilmente verificabile anche attraverso gli strumenti di Google) uno dei Frame più utilizzato dalla destra rispetto al tema della cittadinanza è quello che vada “meritata”. Questo spiegherebbe anche la discrepanza tra i dati nei sondaggi sullo stesso tema.