Intervista a Bahia Lahboub: l’impegno civile delle nuove generazioni italiane

 

Stranieriincampania ha incontrato Bahia Lahboub, mediatrice culturale impegnata in provincia di Salerno nella promozione della cultura dell’inclusione e nella valorizzazione delle differenze. Già laureata in biologia in Marocco, sta per ottenere un secondo titolo accademico in mediazione linguistica e culturale. Bahia è presidente dell’associazione UBUNTU – Nuove Generazioni Italiane, membro della Festa dei popoli di Salerno e da poco eletta nel direttivo del CONNGI. Bahia è sposata ed ha due bimbi piccoli: il loro essere divisi tra due culture, quella marocchina della famiglia e quella italiana, ci racconterà in conclusione della nostra  conversazione, “è uno dei motivi del mio impegno. Con la nascita dei figli senti di dover lottare e impegnarti ancora di più perché il loro futuro, il futuro delle nuove generazioni dipende anche da noi”. Un impegno che comunque viene da lontano, con già diverse esperienze di volontariato in Marocco e che è proseguito con il suo arrivo in Italia:“Credo che se non c’è una interazione non ci sarà mai una integrazione la società deve capire, sta capendo, che le nuove generazioni sono il futuro di questa società”. 

Ciao Bahia, grazie per aver incontrato Stranieriincampania. Puoi raccontare ai nostri lettori di cosa si occupa il CONNGI e come si è giunti alla tua nomina nel direttivo?

Il CONNGI è il Coordinamento Nazionale delle Nuove Generazioni Italiane, un progetto lanciato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha dato il via all’iniziativa “Filo diretto con le seconde generazioni”. Oggi Al CONNGI hanno aderito oltre 30 associazioni di giovani con background migratorio attive su tutto il territorio nazionale. Il coordinamento si occupa di scuola, lavoro, cultura, sport e partecipazione, cittadinanza attiva e cooperazione internazionale e lavora per promuovere un nuovo approccio alle politiche di inclusione e per valorizzare la partecipazione attiva ai giovani di nuove generazioni.  La mia associazione fa parte del CONGGI ormai dal 2016 e con la mia candidatura volevo rendere le “nuove generazioni” uguali in tutto il territorio italiano, perché tra sud e nord c’è davvero una grande differenza.

Avrai una delega specifica nel nuovo direttivo? Di cosa ti occuperai?

Si, oltre alla carica di consigliere affiancherò il tesoriere come sua vice e mi impegnerò a dare voce ad un territorio, quello del sud Italia, per rappresentare una nuova generazione di cittadini italiani che qui vivono e che qui devono avere la possibilità di progettare il proprio futuro.

Soffermiamoci un attimo sull’attivismo dei “nuovi” italiani. Quale e come deve essere il ruolo dell’associazionismo migrante e delle nuove generazioni? Come si è evoluto in questi anni e quali, secondo te, devono essere i prossimi passi?

Il ruolo delle associazioni in questi anni è stato molto utile per favorire l’incontro di tanti giovani con background migratorio, consolidare i comuni prìncipi di uguaglianza e di rispetto reciproco, e sviluppare una rete utile a condividere idee e progetti: su questo la presenza del CONNGI è stato fondamentale. Ora però è il momento di fare un ulteriore passo avanti, quello verso la cittadinanza. In questo caso non parlo solo del riconoscimento formale di legge, ma di un modo di essere, di vivere, di costruire la società in cui si vive. Quindi un impegno concreto sul territorio trasversale oltre ogni confine di appartenenza.

Credi ci siano state significative evoluzioni nella politica, nelle istituzioni e nella società civile circa il coinvolgimento attivo dei nuovi italiani? Ci riferiamo alla loro nomina negli organismi dirigenti o comunque in ruoli effettivamente rilevanti…

La politica discute e dibatte su le dinamiche inclusive delle nuove generazioni che sono titolari di diritti e dovere. Attualmente però noto molte resistenze da parte di organismi politici che rendono inefficace e difficile il sistema integrativo di tali generazioni.

Tutto ciò ci rende consapevoli dell’importanza del nostro impegno in prima persona. Il mondo lo testimonia: basti pensare alla storia dei due scienziati tedeschi di origini turca, protagonisti della creazione del primo vaccino anticovid; o della elezione negli Stati Uniti d’America della prima vice-presidente di origine indo-americane; o ancora il fatto che il più grande investimento economico fatto dall’Unione Europea prende proprio il nome di “Next generation”.

Perché, secondo te, l’Italia è ancora restia nel considerarsi un paese multietnico, nonostante una storia che è fatta di emigrazione e di incontro e mescolanza tra culture?

Essendo stato un paese di emigranti, l’Italia non ha una storia di immigrazione e quindi tutto ciò che appare diverso è motivo di timore e sospetto. L’incontro tra culture affonda le radici nella storia antica di questo paese mentre l’immigrazione, come la conosciamo oggi, è un fenomeno del tutto recente per Italia, un paese omogeneo per lunghi decenni. La diversità culturale, religiosa, etnica e linguistica è stata vissuta per troppo tempo come una minaccia alle fondamenta di una società. L’assenza, poi, di una politica capace di guidare con lungimiranza tali sfide epocali non ha fatto che generare paure ed incomprensioni.

Concludiamo parlando di UBUNTU- Nuove generazioni italiane, di cui sei presidente. Di cosa si occupa l’associazione? 

UBUNTU – Nuove generazioni italiane è un’associazione di promozione sociale, fatta da ragazzi e ragazze di background migratori, impegnati sul territorio per promuovere la partecipazione attiva delle nuove generazioni. Tutto questo viene fatto collaborando con una rete di istituzioni, enti, associazioni attive sul territorio come il consorzio la Rada, Legambiente, Acli, ufficio Migrantes e tante altre, attivando laboratori, momenti di formazioni, incontri tematici, uscite educative.

Cosa ti ha “insegnato” presiedere una realtà del genere?

Ad apprezzare il contesto sociale in cui vivo e quanto importante sia l’unione associativa, tale unione dà forza maggiore alle nostre prospettive. Certo, l’impegno è complesso: coniugare il lavoro, famiglia e volontariato non è semplice e per una donna è ancora più difficile. Solo credendo fortemente ai valori ideali per i quali ci impegniamo quotidianamente si può affrontare questa ed altre tante sfide. Quando poi guardo negli occhi i miei figli trovo sempre la forza di andare sempre avanti.

30 novembre 2020