Intervista a Raed, un palestinese a Caserta

 

Oggi incontriamo Raed. Dalla Palestina, suo paese natale, si è trasferito prima in Germania e da qualche mese a Caserta, dove studia all’università e presta servizio come volontario del Servizio Civile in uno sportello di assistenza ai migranti. Lo incontriamo alla fine del suo turno di lavoro per farci raccontare, in una conversazione un po’ in italiano e un po’ in inglese, della sua esperienza.

“Sono cresciuto in una città del nord della Palestina, Nablus, dove ho completato i miei studi prima di cominciare a lavorare in una azienda del campo delle IT. Mi sono occupato anche di formazione teatrale per bambini e adulti. Come saprai, la situazione in Palestina è piuttosto instabile e quindi si vive giorno per giorno con la difficoltà di sapere cosa dovrai affrontare l’indomani… Però, comunque, puoi riuscire a trarre felicità dalla gente attorno a te: ti assicuro che i palestinesi sono davvero accoglienti, generosi e spontanei”

Puoi raccontarci cosa ti ha portato prima in Germania e poi in Italia?
Beh, prima di arrivare in Italia, mi sono iscritto a un’università in Germania ma nel frattempo avevo anche fatto domanda di iscrizione in Italia. Il mio progetto era quello di studiare medicina qui, ma non sono stato abbastanza fortunato da poter entrare. Al tempo non sapevo molto della vita in Italia, passavo la maggior parte del tempo a far ricerche su internet per farmi una idea da quello che la gente scriveva, o anche chiedendo ad amici che già si erano trasferiti.

E come è stato infine trasferirsi qui? Hai trovato difficoltà?

Quando sono arrivato a Napoli mi aspettavo che la mia università fosse lì, e invece ho scoperto che il campus era a Caserta. Non è stato facilissimo trasferirmi. Immagino sia stato così perché è una città piuttosto piccola se paragonata a Napoli… non ci sono neanche molti studenti internazionali ed è abbastanza difficile comunicare in inglese. Un’altra difficoltà è stata la burocrazia! Ho impiegato tanto di quel tempo solo nel cercare di capire dovetrovare le giuste informazioni: ricordo che da un ufficio mi veniva detto di andare in un altro, e quando arrivavo lì era quello sbagliato… alla fine con pazienza riesci a districarti. Ancora non sapevo che ci sono punti informativi e che potevi avere una guida per orientarti.

E cosa ci racconti di Caserta?

Sicuramente mi piace il fatto che è una città più tranquilla paragonata a Napoli e che qui ho avuto modo di farmi degli amici. Mi dispiace invece che non ci sia la possibilità di usare i trasporti pubblici con sconti per studenti o di entrare alla Reggia – l’unico grande parco in città – gratis. Penso che sarebbe stupendo se ci fossero iniziative del genere, così da poterci studiare, leggere qualcosa o anche fare sport.

Come reagiscono le persone quando gli racconti che vieni dalla Palestina?

All’inizio ho incontrato molte persone che non ne sapevano molto, alcuni addirittura confondevano la Palestina con il Pakistan! Ma man mano che conoscevo più persone, sono rimasto sorpreso di quanti invece, anche tra i giovani, conoscessero bene il mio paese, soprattutto in Cgil, dove svolgo il Servizio Civile.

A questo proposito, come sta andando questa tua esperienza? Credi che il tuo essere in prima persona non italiano ti aiuti sul lavoro?

Mi piace essere parte della squadra del Servizio Civile e farlo mi dà l’idea di essere connesso all’intera società. Per il resto, spero proprio che la mia presenza sia utile e che con la mia esperienza in prima persona io possa aiutare meglio gli utenti. Quello che posso dire con certezza è che il Servizio civile mi sta facendo vivere nuove esperienze e sviluppare skills, oltre che farmi avvicinare ancor di più alla vita italiana.

Cosa suggeriresti a un cittadino straniero che arriva in Italia? Cosa potrebbe aiutarlo?

L’Italia è davvero un bel paese e la gente è splendida e accogliente e, quando impari anche a parlare italiano, puoi approfittarne ancora di più. Quindi: carta e penna e studiare l’italiano! Poi approfittare degli sportelli a disposizione che rappresentano una buona guida per gli immigrati.

Possiamo dire che la tua è una esperienza tutto sommato positiva qui…

Direi di sì e mi piacerebbe aggiungere che Italia e Palestina hanno tanti aspetti simili. Talvolta sento di essere a casa: la cultura legata alla cucina, ad esempio, è molto simile, l’intensità dei sentimenti, la musica napoletana e addirittura la parola “purtuallo” [arancia in napoletano] è la stessa che usiamo in Palestina. D’altra parte ricordo anche che mia nonna non chiamava i calzini con la parola araba ma usava “calza”: non avevo idea che fosse effettivamente italiano e l’ho scoperto solo venendo qui. Mi sono anche sentito a casa quando ho visto come gli italiani mangiano e apprezzano l’olio d’oliva, è lo stesso modo in cui lo facciamo a Nablus – e tra parentesi, Napoli e Nablus condividono letteralmente lo stesso nome: Neàpolis, nuova città.

Raed, grazie mille per la disponibilità e in bocca al lupo per tutto.

Grazie a voi di Stranieriincampania, buona fortuna e buon lavoro.

 

3 dicembre 2020