Il racconto fotografico dell’accoglienza. Intervista alla fotografa Cinzia Toscano
Il potere documentale e narrativo della fotografia è il tema della nostra conversazione con Cinzia Toscano, una fotografa di Pomigliano D’Arco trapiantata a Caserta. Da sempre dedita al ritratto e all’autoritratto come forma per “investigare me stessa”, ha deciso di dedicarsi al racconto fotografico delle attività e dei beneficiari del Siproimi di Caserta, animata da voglia di conoscere e far conoscere.
“Ho conosciuto l’Ex Canapificio e le sue attività con i migranti tramite Facebook – ci racconta sorseggiando un the – Sono poi venuta a sapere, da un vecchio articolo di Internazionale, della richiesta da parte della comunità senegalese di Caserta, e del presidente Mamadou Sy (recentemente scomparso), di utilizzare i fondi premiali dello Sprar per i buoni libro a scuola”. Il desiderio di dar rilevanza e maggiore diffusione alla notizia, insieme alle notizie sull’approvazione dei due Decreti Sicurezza e agli effetti che questi avrebbero avuto sul sistema di accoglienza diffusa, l’ha spinta a contattare gli attivisti dell’Ex Canapificio, alla ricerca di qualche forma di collaborazione. “Credo che quando qualcosa funziona così bene è un ‘peccato mortale’ eliminarla, dovevo far qualcosa per far conoscere ancora di più questa realtà. Ancora non sapevo quello che volevo fare, ma mi sono detta ‘amo fotografare, voglio fotografare queste persone’, non avevo ancora un progetto chiaro”.
“Ho conosciuto Virginia [Crovella, tra i responsabili del Siproimi, del Comitato Città Viva e del Piedibus], siamo diventate molto amiche, e mi ha introdotto pian piano alle loro attività”. Cinzia ha cominciato così ad alternare il suo lavoro principale in un importante centro di ricerca internazionale con il racconto fotografico sulle attività del centro per i migranti. “Ho seguito migranti e operatori nelle riunioni, alle lezioni di italiano, ai tirocini, alle lezioni di informatica, alle lezioni di musica”.
Quello di Cinzia però si è infine rivelato essere un lavoro che ha travalicato il classico reportage, collocandosi in una dimensione a metà tra il racconto giornalistico e la sua naturale attitudine alla ritrattistica, cristallizzandosi in due progetti ancora in divenire: il primo, S.P.R.A.R., è il lungo racconto dell’accoglienza diffusa tipica a Caserta e degli effetti dei decreti Salvini sulle vite dei migranti e degli operatori; il secondo, I volti dell’accoglienza, è una raccolta di ritratti ambientati dei migranti e degli operatori dell’accoglienza, tramite i quali Cinzia riesce a cogliere l’essenza delle loro vite e del loro impegno.
“È la prima volta che uso la fotografia come conoscenza [rivolta ad altri]. Ho sempre usato i ritratti e la fotografia per investigare me stessa. Questi due progetti sono un primo esperimento per ‘andare oltre’. La fotografia è sempre un mezzo di conoscenza, in questo caso io voglio conoscere ma voglio anche far conoscere”. Alla domanda se pensa di essere riuscita a ‘far conoscere’ efficacemente, Cinzia è schietta: “Sì e no. I volti dell’accoglienza – progetto peraltro parzialmente esposto durante la Giornata del Rifugiato celebrata a Villa Giaquinto – è un progetto di facilissima accessibilità, chiunque lo vede comprende l’intento. L’altro ha preso una forma ‘un po’ storta’. Mi sono resa conto che è un linguaggio che va approfondito di più”.
Congedandoci, Cinzia continua a raccontarci che continuerà a seguire le attività del Siproimi di Caserta e la vita dei migranti a Caserta, approfondendo e ampliando lo spettro dei suoi progetti, e coinvolgendo in qualche modo anche i migranti, magari con corsi o mostre prodotte proprio da loro. Cinzia non smetterà però di raccontare le realtà positive del territorio perché “è doveroso seguire queste storie”.
Ringraziamo Cinzia Toscano per il tempo dedicatoci e per le foto a corredo di questo articolo. È possibile seguire il suo lavoro su: www.cinziatoscano.com, www.instagram.com/cinzia_takes e www.instagram.com/caserta_stories/