Dal Senegal a Caserta, intervista al giovane S.
S. ha 17 anni e viene dal Senegal. È uno dei 18mila minori stranieri giunti in Italia soli nel 2017. Poco più che bambino, a 14 anni, dopo un lungo e difficile viaggio che l’ha portato finalmente in Italia, è stato prima in “un paese che si chiama Brindisi e poi a Circello, vicino Benevento”. Di lì ancora ad Aversa e ora è ospite del Siproimi minori di Caserta gestito da Cidis Onlus.
Lo incontriamo proprio nella sede casertana dell’associazione, durante la pausa pranzo del suo tirocinio professionalizzante, in un afoso pomeriggio di luglio. Dopo aver scambiato qualche battuta sul campionato di calcio da poco ricominciato – S. come molti giovani migranti conosce bene le squadre italiane – gli chiediamo se possiamo fargli qualche domanda sulla sua vita a Caserta. Nonostante una certa timidezza, acconsente a raccontare qualcosa di sé a Stranieriincampania partendo dal suo percorso scolastico.
Hai preso il diploma qui in Italia?
Si, per ora quello di terza media. È stato bello andare a scuola qui in Italia. I miei compagni di scuola erano bravi.
A settembre ricomincerai?
Si ma ancora non ho deciso che scuola superiore inizierò.
E qui a Caserta come ti trovi?
Mi trovo bene, al momento non ho ancora tanti amici italiani ma con i miei compagni della comunità e gli operatori sto molto bene. Mi fanno vedere tante cose. Vorrei visitare anche altri posti in Europa ma poi vorrei comunque tornare qui dove mi trovo bene.
Dopo tanto tempo in Italia hai un cibo preferito?
La pasta!!! Prima non la mangiavo mai, ma da quando sono qui ho iniziato e ora mi piace tantissimo [ride].
Da poco hai iniziato un tirocinio di tre mesi per l’avviamento al lavoro in un negozio di scarpe. Come sta andando questa esperienza?
Sta andando bene nonostante io non l’avessi mai fatto. Prima di iniziare a lavorare lì non sapevo come funzionasse, come sistemare le scarpe, mettere a posto il negozio… All’inizio per esempio posizionavo le scatole al contrario, con il numero verso il muro, poi il mio responsabile mi ha spiegato che il numero dev’essere sempre fuori dalla scatola così le persone possono vederlo subito. Sto imparando molte cose nuove.
E con i clienti come va?
Ci sono alcuni clienti un po’ particolari. Quando mi avvicino e dico “ditemi signora” a volte mi guardano senza rispondermi, andando direttamente verso il mio capo. Quando poi è lui a rivolgersi a me dicendomi qualcosa come “S. vai a vedere tra quelle scatole e poi prendi questo numero”, i clienti dicono stupiti “ah ma allora è qui che lavora”. Una volta una signora entrò nel negozio per comprare delle scarpe ed io le dissi “Signora salve”: lei non mi rispose nemmeno, anzi mi disse “che vuoi?!”. Ogni tanto i clienti sono così, quando mi vedono in negozio magari pensano che io sono lì per chiedere soldi. Con il mio datore di lavoro ne ho parlato, lui è gentilissimo e mi sta insegnando un sacco di cose: mi dice di non preoccuparmi, che io sono lì per lavorare.
Hai un desiderio particolare per il futuro?
Vorrei realizzare il mio sogno: giocare a calcio. Sono un grande tifoso di Cristiano Ronaldo! Mi sono allenato a lungo, anche quando ero in Africa tra la scuola e l’aiuto che davo a mia madre. Negli ultimi mesi ho dovuto sospendere per il coronavirus. Adesso ogni tanto riesco solo ad andare in palestra.
Cosa consiglieresti ad un ragazzo come te arrivato solo in Italia?
Il primo consiglio che mi sento di dare è quello di avere pazienza e di continuare a studiare. Bisogna andare a scuola e imparare la lingua perché così si può parlare con le persone e trovare un lavoro. La prima cosa però è la pazienza. Tante persone che sono arrivate con me in Italia sono subito scappate in Francia o in Spagna. Io, invece, grazie alla pazienza sono ancora qui nonostante alcuni mi dicessero “tu hai già 14 anni e sei ancora in comunità. Ma scappa, vai via, non devi fidarti di loro”. Fortunatamente io non li ho ascoltati ma ho ascoltato i consigli delle persone che mi dicevano “abbi pazienza e vedrai che tutto andrà bene”. E ora per fortuna va tutto bene.
(Stranieriincampania ha utilizzato esclusivamente l’iniziale del nome per tutelare il minore intervistato)
Caserta, 22 luglio 2020