Dal Gambia all’Italia inseguendo un pallone: Sheriff, dalla Sarnese sogna la Serie A
“A mio parere, la grande popolarità che ha il calcio nel mondo è dovuta al fatto che in ogni piazza, in ogni angolo del mondo, c’è un bambino che gioca e si diverte con un pallone tra i piedi”, così Zdenek Zeman, allenatore originario della Repubblica Ceca, provò a spiegare il successo di questo sport. Ed è proprio il sogno di raggiungere questo successo che spinge migliaia di giovani promesse a partire da tutte le parti del mondo per arrivare in Europa e giocare nei campionati più importanti al mondo. Per molti di questi giovani, quasi tutti minorenni, la strada per l’Europa è lunga e ricca di ostacoli. Molti di loro restano intrappolati nelle maglie della criminalità organizzata, finendo vittima di sfruttatori e trafficanti. Fortunatamente, però, ci sono storie a lieto fine di giovani che riescono a realizzare il proprio sogno.
E’ la storia di Sheriff Jadama, calciatore di 20 anni proveniente dal Gambia, attualmente in forza alla FC Sarnese 1926 che milita nel campionato di Promozione. Il giovane attaccante gambiano è alla terza stagione in Italia ed è già salito di categoria. In questo campionato si è fatto notare per aver segnato tanto sia con l’under19 che con la prima squadra. Stranieriincampania l’ha contattato per conoscerlo e farsi raccontare la sua passione per il calcio.
Ciao Sheriff, ci racconti quando hai iniziato a giocare a calcio?
Ad 11 anni ho iniziato a giocare in una scuola calcio in Gambia. Ho giocato fino ai 15 anni quando sono partito per venire qui in Italia. Era una buona scuola calcio, anche famosa, a circa 25 minuti dalla capitale. Nella mia zona c’erano tanti ragazzi che giocavano a calcio, anche un mio amico Musa che ha giocato nell’Atalanta, adesso sta nel Bologna.
Quali differenze ci sono tra il calcio in Gambia e in Europa?
Chiaramente qui è meglio, il problema è che lì non puoi diventare un professionista devi per forza venire in Europa. In Gambia è molto difficile perché non ci sono tante categorie e campionati come qui. Il mister in Gambia era molto distaccato, molto autoritario, più duro. Il mio mister ha fatto il corso di allenatore in Inghilterra ed è molto forte. Se non ho avuto tante difficoltà qui in Italia lo devo a lui. In Africa il calcio è più fisico, qui è più impegnativo tecnicamente, c’è molta più qualità.
C’è un calciatore che ti piace, magari in Serie A?
Il mio idolo è prima Messi, poi Lewandowski del Bayern Monaco. In Serie A, l’anno scorso, mi piaceva molto Piatek del Milan, ma credo che Mertens sia l’attaccante più forte in A, per come si muove in campo e per caratteristiche tecniche. Io sono una prima punta ma adesso sto giocando da esterno di attacco e guardo anche i movimenti di Douglas Costa.
Quando hai iniziato a giocare in Italia?
Da quando sono partito, per due anni, fino all’arrivo in Italia non ho giocato a calcio e non mi sono allenato. Era troppo rischioso, è stata una strada dura, stavo sempre male. Poi quando sono arrivato, grazie ad un amico che mi aveva già visto giocare, sono stato presentato all’Afro Napoli United, squadra di Eccellenza. Era febbraio del 2018, avevo 18 anni. All’Afro Napoli mi trovavo bene, ma ero giovane e il mister preferiva giocare con i più grandi. Così andai a giocare metà campionato nel Pollio, in Promozione, e alla fine sono stato acquistato dalla Sarnese.
Hai incontrato difficoltà?
In Italia ci sono molte limitazioni per gli stranieri che non hanno la cittadinanza. Non possiamo cambiare squadra facilmente e saltare di categoria. Il modo più “semplice” è conquistare la promozione con la squadra con cui sto giocando. Ho anche un amico che è stato acquistato da una squadra di Lega Pro, ma è stato mandato in prestito in Polonia perché non aveva i requisiti per giocare qui in Italia senza cittadinanza.
Come ti trovi nella Sarnese?
Mi trovo benissimo sono stato accolto bene da compagni e società. Il mister per me è come un padre. Lui ha deciso di cambiarmi ruolo e mi ha spostato da centrale di attacco sulla fascia. All’inizio ho faticato un po’ ad adattarmi, perché non mi piaceva tanto, ma adesso sto bene. Non mi importa dove, per me l’importante è giocare e aiutare la squadra a vincere e fare gol. All’inizio non segnavo tanto, perché dovevo abituarmi al ruolo, però ho fatto tanti assist. Poi ho iniziato a segnare sia con la juniores che con la prima squadra. Ho segnato 23 gol con l’under19 e 9 gol con la prima squadra, di cui uno in Coppa Italia.
Quest’anno ho giocato tantissimo e ho saltato solo tre partite per infortunio, ma adesso mi sto riprendendo.
Qual è la partita più bella che hai giocato fino adesso?
Sicuramente la partita contro San Marzano perché è un derby, si gioca duro. Ho segnato il primo gol e il risultato finale è stato 2 a 0.
E invece la partita che ti piacerebbe giocare?
Sicuramente in Serie A perché io non voglio andar via, mi piacerebbe rimanere in Italia, mi trovo bene. Vorrei giocare nel Napoli, perché ormai sono napoletano. La partita che mi piacerebbe giocare è contro la Juve, magari un bel 3 a 0 con un mio gol al San Paolo.
Adesso che i campionati sono fermi come passi le giornate?
Adesso faccio gli esercizi a casa, mi alleno ogni giorno per circa due ore. Condivido la casa che ci ha dato la società con un mio compagno di squadra. Non facciamo niente di particolare, come tutti ci alleniamo, la sera guardiamo un po’ di tv o giochiamo alla Play. Certe volte cucino io, altre il mio coinquilino, so fare sia piatti italiani che africani. Andiamo a dormire molto tardi, però di giorno studio. Sto facendo un corso di video curriculum con Cidis Onlus e vorrei iniziare quello di italiano. Comunque anche normalmente non esco molto. Non sono il tipo che va sempre a ballare, preferisco restare a casa, magari con gli amici ad ascoltare musica e giocare alla Play Station.
Qual è la cosa più difficile per te in questo momento?
Questo forse è il momento più difficile perché sono lontano dai campi. Non ho un piano B, sono concentrato solo sul calcio, ho 20 anni e credo di potercela fare se mi impegno. In questo momento penso solo al calcio. Adesso,però, siamo fermi non sappiamo se ripartiremo o meno. Con il rischio di un calciatore positivo al coronavirus potrebbero sospendere tutto di nuovo. La cosa che mi dispiace di più è non poter finire il campionato. Eravamo sesti, se avessimo vinto tutte le partite forse avremmo potuto conquistare i play off. Mi piacerebbe salire di categoria e magari arrivare in Serie B nei prossimi 3 anni. Mi manca giocare, non riesco più a stare a casa. L’allenamento mi aiuta anche a stare bene fisicamente. Quando sono in campo sono felice, voglio giocare sempre.
L’ultima domanda riguarda i tifosi, qual è il tuo rapporto con loro?
Quest’anno ho giocato bene, quindi ho ricevuto un sacco di complimenti. Diciamo che senza di me la squadra perde (ride). Scherzo, è che quest’anno ho giocato veramente bene.
Io ringrazio sempre i tifosi perché loro mi danno l’opportunità di dimostrare il mio talento. Perché anche quando sei forte, se l’ambiente che hai intorno non ti piace, non puoi fare nulla di buono.
6 Maggio 2020