Castelpoto, tra accoglienza e solidarietà: come si affronta l’emergenza nei piccoli comuni

 

Sono numerose in tutta Italia le iniziative di solidarietà a sostegno delle fasce più deboli della popolazione per far fronte all’emergenza coronavirus. Il lavoro scarseggia, alle difficoltà legate alla pandemia si aggiungono quelle economiche e molte famiglie, che prima faticavano ad arrivare a fine mese, adesso sono completamente prive di reddito. Se nelle grandi città ci sono più enti ed organizzazioni che aiutano i meno fortunati, la situazione nei piccoli comuni è molto diversa, perché i servizi sono spesso condivisi tra paesi limitrofi.

Per approfondire l’argomento, Stranieriincampania ha raccolto la testimonianza di Castelpoto, un paese del Sannio di 1200 abitanti tra la valle del Calore e la pianura beneventana, in prima linea anche per quanto riguarda l’accoglienza dei migranti attraverso l’ex Sprar, ora Siproimi, presente sul territorio. Ci siamo fatti raccontare da Flaminio Muccio, membro del Consiglio comunale con delega alla Cultura, come Castelpoto sta affrontando l’emergenza e quali sono le iniziative attive a sostegno dei più deboli. 

Come sta reagendo il comune di Castelpoto di fronte all’emergenza?

È un momento difficile per la comunità di Castelpoto, un nostro concittadino ricoverato presso il centro riabilitativo “Villa Margherita”, il più grande focolare presente in provincia di Benevento, è risultato positivo al Covid19. È stato un duro colpo per una comunità di 1200 abitanti dove i rapporti umani e sociali sono molto stretti e ci si conosce tutti.

Quali sono le principali criticità che stanno emergendo nella popolazione?

Grazie al progetto SPRAR da tre anni il nostro comune conta 20 abitanti in più. In un piccolo centro si percepisce in modo maggiormente diretto l’effetto e la funziona socio economica di questo progetto a servizio della comunità. Castelpoto inoltre, soffre dei problemi comuni delle aree interne: invecchiamento, spopolamento, offerta calante dei servizi pubblici e privati, desertificazione economica. Qui lo SPRAR si è configurato come agente di sviluppo locale, perché è stato in grado di unire alla cultura della solidarietà il tema dello sviluppo. Il virus, di sicuro, ha rallentato questi processi ma visto che crediamo fortemente in una comunità ad esclusione zero nessuno verrà lasciato solo e presto cercheremo di far ritornare tutto alla normalità.

Cosa intende per sviluppo locale?

Quando parlo di sviluppo locale mi riferisco al fatto che cinque appartamenti vuoti sono riempiti, sette ragazzi qualificati, che probabilmente erano con la valigia pronta per andare via, hanno avuto un’opportunità di lavoro che è divenuta un’esperienza di vita. Figure di medio e alto profilo che, restando qui, non faranno erodere il capitale sociale del territorio.

Questa è una funzione indiretta dello SPRAR altrettanto importante come quella dell’accoglienza. Viviamo in un tempo di diseguaglianze crescenti. Queste non si acuiscono soltanto tra ricchi e poveri, ma crescono anche tra territori e di conseguenza questo fenomeno porta a bloccare l’ascensore sociale di chi decide di rimanere nelle aree interne, pagando dazio in tema di opportunità, di crescita professionale, di opportunità per la propria famiglia e per i propri figli. Sicuramente il problema non si risolve solo con lo SPRAR ma, quest’ultimo integrato ad altri tipi di azioni, permette di far crescere il territorio.

Questo grazie anche alla rete di cui fate parte

L’esperienza fatta a Castelpoto è diventata anche esperienza di rete perché è nato il network “Piccoli comuni del #welcome”, che coinvolge 15 comuni della provincia di Benevento e di Avellino. Lo SPRAR è diventato strumento di welfare di comunità, insieme ad altri strumenti sociali della legislazione nazionale e regionale, e ha dato una mano a tutte le fasce deboli della popolazione. Sono stati messi in campo progetti molto interessanti a beneficio di tutta la comunità, come (solo per citarne alcuni) il Wi-Fi pubblico, il parco giochi per i bambini, e il progetto “primavera” che ha messo al sicuro i numeri della scuola, permettendo di creare una classe all’asilo (totalmente gratuita) per i bambini dai 18 mesi.

Quali sono le iniziative messe in campo dal Comune a sostegno delle fasce più deboli della popolazione?

Dall’inizio dell’emergenza abbiamo messo in campo una serie di iniziative in collaborazione con la locale Pubblica Assistenza. In particolare è stata rivolta l’attenzione alle persone anziane e sole, alle quali, quotidianamente, i volontari stanno garantendo la consegna domiciliare dei farmaci e della spesa alimentare. Nel rispetto delle norme di sicurezza regionali e nazionali, onde evitare qualsiasi tipo di spostamento, stanno completando la consegna domiciliare delle mascherine su tutto il territorio comunale. Inoltre abbiamo messo in campo insieme all’Azienda speciale consortile B02 un progetto a sostegno dei nuclei familiari in situazioni di difficoltà per la fornitura di beni di prima necessità, come cibo e farmaci. Si chiama ‘Ce la faremo’ ed è una bella iniziativa destinata ai nuclei familiari non percettori del reddito di cittadinanza, di stipendio e indennità varie che garantisce una piccola somma per poter fare una spesa.  A breve verranno erogati i buoni spesa del Governo, segno concreto della presenza dello Stato.

Che risposte avete avuto dalla popolazione alle vostre iniziative?

Un plauso va a tutti i miei concittadini in quanto hanno rispettato tutte le norme previste per contenere la diffusione del virus. Abbiamo informato tutti, con svariati mezzi di comunicazione, sulle iniziative, avvisi e ordinanze. So che è stato difficile per tutti dover rinunciare a qualcosa, ma sono convinto che presto torneremo alla normalità e sarà doveroso ripensare ad un modello nuovo di società che vada a riequilibrare le differenze territoriali, che abbia a cuore l’ambiente e i temi dell’economia circolare, e che superi il regionalismo a 20 Regioni riaffidando le competenze allo Stato centrale.