Black Sounds Better

 

Nell’ambito della rubrica Impact Racconta ospitiamo un contributo di Giulio Escalona sull’iniziativa del Consorzio La Rada “Black Sounds Better”

Per fortuna esiste la musica, non riesco ad immaginare un lockdown senza musica e neanche un mondo migliore.

La musica è il linguaggio universale più potente di cui disponiamo: è in grado di avvicinare corpi, culture e continenti in modo pacifico, in modo dolce (subdolo magari, non lo so) e ci fornisce in modo chiaro la bellezza dell’ibridazione, del dialogo e del cambiamento. In futuro la musica sarà utilizzata al posto dei soldi: per comprare un kilo di pane dovremmo cantare una canzone al banco, il resto ci verrà restituito in battiti di mani o caramelle. La famosa moneta sonante (vi prego ridete).

Non me lo sto inventando io, facendo ricorso all’educazione borghese da catechismo che in quanto maschio bianco meridionale ho avuto (e ovviamente grazie anche a google), c’è pure nella Bibbia la storia delle mura di Gerico crollano al suono di trombe.

La musica rivela la fragilità dei confini e l’assurdità delle frontiere, è l’opposto di separazione.

Eppure accade ancora oggi che ci siano persone separate pur vivendo nello stesso Paese. Che non hanno gli stessi diritti degli altri perché i loro genitori sono nati in un paese straniero o chi non ha soldi a sufficienza per avere una vita dignitosa, chi è costretto a fare cose orrende per campare, gente separata dall’oppressione della macchina (come direbbe Carmelo Bene citando Deleuze). E questa macchina si può -provare a- sabotarla con la musica, per radunare masse o raccontare solitudini struggenti.

È accaduto nel nostro passato più recente, succede ancora oggi.

Proveremo a fare il fallimentare tentativo di ripercorre in tre incontri il ruolo che la musica afroamericana, la Black Music, ha avuto per la cultura contemporanea di massa nel nostro presente e nel passato più recente. L’intento sarà di chiederci se la musica e l’ibridazione possono essere le strade possibili per un autentico antirazzismo, per rendere migliore l’incontro tra persone e rendere luminosa l’unicità di ognuno e non spegnere la diversità tra le persone.

Parleremo di jazz, blues, soul, funk, hip-hop ma anche afrobeat e di musica napoletana. Musiche nate da oppressioni, saccheggi e diaspore. Andremo a scoprire il filo che unisce i canti degli schiavi nelle piantagioni americane, la disco music con le sue paillettes, l’Africa Occidentale e la scena contemporanea musicale delineata dal “Napoli Sound”.

Proveremo a seguire un ritmo diverso nel raccontarci le cose.

Dimenticavo: la partecipazione è gratuita ma occorre iscriversi al seguente link:

https://bit.ly/BlackSoundsBetter

La formazione è rivolta ad operatori sociali di enti e servizi pubblici o privati e a liberi professionisti ma è consigliata a tutti.

Seminari online su MEET dalle 17:00 alle 19:00

PROGRAMMA:

1 Luglio: il mondo prima degli anni ’60

2 Luglio: le decadi ’70 e ’80

3 Luglio: dagli anni 90 al futuro, passando per il Napoli Sound

 

Salerno, 30 giugno 2020