A Casa di Alice tra antimafia e antirazzismo “si realizzano sogni”

 

A Castel Volturno negli anni sessanta un ambizioso piano avrebbe voluto creare una zona ad alto sviluppo turistico, creando su tutto il litorale domitio un’area che avrebbe dovuto competere con la riviera romagnola. Ville, villette, condomini presero rapidamente il posto delle imponenti pinete e della macchia mediterranea. Gli eventi degli anni ’80 – occupazioni in seguito al terremoto del 1980, bradisismo e aumento della popolazione migrante non accompagnata da idonee politiche di integrazione e regolarizzazione – hanno contribuito a rendere a lungo la zona ostaggio della criminalità organizzata che ha esercitato un controllo del territorio tanto pervasivo e inesorabile. Negli anni, però, qualcosa è cambiato, sequestri di beni, movimenti antimafia e antirazzisti hanno permesso di interrompere il completo controllo della criminalità e di creare delle positive esperienze di attivismo e volontariato caratterizzate da un binomio di successo. Antimafia e antirazzismo qui vanno di pari passo, perché è spesso la camorra che – per esercitare il controllo sulle persone e sull’economia esaspera i conflitti culturali, gestisce la tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale o economico e sopprime con la violenza qualsiasi voce dissidente.

È un caldissimo pomeriggio di metà estate, siamo in un bene confiscato alla criminalità: una villetta in un quartiere residenziale di cui si intravedono i vecchi fasti, una volta appartenente alla camorrista Pupetta Maresca. L’immobile – ribattezzato “Casa di Alice” è oggi in comodato d’uso all’associazione Jerry Essan Masslo, realtà nata nella zona aversana subito dopo l’uccisione del rifugiato sudafricano e caratterizzata, fin dal primo momento,dall’attività antirazzista per i diritti dei migranti.

Casa di Alice è oggi gestita con la Cooperativa sociale Altri Orizzonti: è una villetta anni 70 ad un piano, nel suo giardino ha oggi un orto sociale e nei locali interni ha un laboratorio di sartoria, sale per doposcuola e altre attività di formazione, aree per l’accoglienza, una cucina. È, come la descrivono i gestori, “un luogo dedicato a tutti coloro che vengono accusati ingiustamente dai pregiudizi”.

È appena terminata un’attività di “Campo della legalità”, organizzato insieme a Libera (l’associazione antimafia fondata da Don Ciotti) e allo Spi (il sindacato dei pensionati della Cgil). I campi della legalità, organizzati su più giorni all’interno dei beni confiscati, coinvolgono giovani provenienti da tutta Italia in attività di informazione e formazione sull’antimafia, integrazione e diritti sul lavoro.

I partecipanti del campo, in questa occasione studenti provenienti dal lodigiano, hanno appena seguito, con coinvolgimento, un incontro di formazione sul fenomeno del caporalato in Campania e in provincia di Caserta, durante la quale Tammaro della Corte, sindacalista impegnato nella tutela dei braccianti, ha spiegato loro i numeri drammatici di uno sfruttamento che spesso sfocia in vera e propria schiavitù per migliaia di migranti sul territorio nazionale.

A margine incontriamo Maria Cirillo, volontaria dell’Associazione Jerry Essan Masslo, che ha coordinato le attività del campo, a cui chiediamo di parlarci delle attività associative e della gestione del bene confiscato.

Stranieriincampania: Ciao Maria e grazie per aver voluto incontrare Stranieriincampania. Puoi raccontarci quando è cominciata la gestione del bene confiscato e come è nata la cooperativa Altri orizzonti?

Maria Cirillo: Il bene confiscato è stato affidato alla associazione Jerry Essan Masslo nel 2010 dal Comune di Castel Volturno. La cooperativa è nata poco dopo come braccio economico dell’associazione, per uscire dall’ottica dell’assistenzialismo. L’associazione di volontariato infatti può sopperire nell’immediato ad alcune esigenze ma non può creare dei percorsi di formazione, educativi e lavorativi perché anche a livello giuridico vi sono delle limitazioni. La cooperativa serve a tali scopi mentre l’associazione è ancora il nostro ponte per altre attività.

Sic E quali sono state le prime attività?

MC Tra i primi progetti avviati alla Casa di Alice c’è stato Made in Castel Volturno, ovvero  la creazione di un brand di abbigliamento e accessori che unisce il gusto occidentale con i colori e le geometrie delle stoffe provenienti dal Burkina Faso, Tanzania, Senegal, Kenia, Nigeria. Ovviamente dalla Jerry Masslo abbiamo ereditato l’attenzione per il sociale: abbiamo coinvolto le ragazze già inserite nei percorsi di integrazione dell’associazione. In particolare Bose, una ragazza che già in Africa aveva studiato da Fashion Designer. Lei, che purtroppo ci ha lasciato l’anno scorso, era capo-sarta, gestiva gli ordini, e soprattutto ha insegnato a Maureen e Pat – altre due ragazze migranti impegnate nelle attività – a cucire.

Sic Già dal nome del brand si intuisce una vostra grande attenzione al locale.

MC Siamo molto legati al territorio e i migranti ne sono ormai da anni una parte integrante e attiva. Siamo convinti che la diversità non sia negativa bensì una risorsa. Attraverso la moda vogliamo far capire non solo al territorio di Castel Volturno, ma al mondo intero che “insieme si può”, che è possibile creare percorsi che non siano di assimilazione ma di interazione e di positiva integrazione, anche lavorativa: le ragazze infatti sono tutte contrattualizzate.

Sic E in quali altre attività siete impegnati?

Mc Innanzitutto i Campi della legalità con Libera e Spi-Cgil, i cui giovani volontari sono preziosissimi anche nel supporto alle nostre attività e alla manutenzione del bene.

Un’altra attività in partenza, in attesa di nuovi fondi, è la stamperia in cui produrremmo maglie con frasi simboliche che lancino messaggi simbolici e significativi su accoglienza e integrazione. Con la Camera di Commercio invece abbiamo attivato una collaborazione nel campo dell’agricoltura per dar vita a nuove esperienze in questo campo.

Sic Puoi spiegarci da cosa deriva la scelta del nome della cooperativa?

MC Il nome è riferito proprio ad Alice nel paese delle meraviglie, il romanzo di Lewis Carroll, perché secondo noi questo è il luogo dove si realizzano sogni. Non solo quelli dell’associazione Jerry Masslo o quelli della cooperativa, ma quelli di tutta la comunità, la Casa di Alice è infatti di tutti.

Sic Infatti sappiamo che ospitate, ad esempio, anche un frequentato cineforum per le ragazze e i ragazzi di Castel Volturno.

MC Sì! Sono circa 40 giovani che hanno ritrovato nella Casa di Alice un luogo di aggregazione in cui è possibile parlare anche di temi più impegnativi su cui è difficile confrontarsi al bar o in piazza, come immigrazione e camorra. Questo è significativo e sintomatico che qualcosa sta cambiando per questi ragazzi.

Sic Si direbbe che il vostro sia quasi un lavoro politico, nel suo significato più nobile di formazione “di base”.

MC La nostra è politica non istituzionale, “di strada”.

Sic Altri progetti per il futuro?

MC Sul lungo periodo, stiamo lavorando a un progetto che permetta di ridare vita alla filiera della canapa, dalla coltivazione alla trasformazione in tessuto e in prodotti finiti. In passato abbiamo inciso il CD “Castel Volturno canta Ghali”, una esperienza musicale interculturale in cui ragazzi del territorio, nati da genitori migranti o italiani ma tutti castellani, hanno cantato alcuni brani del rapper milanese di origini tunisine. Vorremmo ripetere questo esperimento autoproducendo un nuovo album di musica etnica. Più nell’immediato stiamo lavorando per trovare canali di commercio di economia circolare per la sartoria, la stamperia e le altre attività. Non vogliamo diventare una impresa classica interessata al profitto, ma valorizzare il lavoro di ogni lavoratrice migrante impegnata – ad esempio – nella sartoria. Vogliamo dare il giusto valore all’artigianato: ogni prodotto della sartoria è pensato e realizzato da una operatrice e quindi deve rispecchiarne il valore artigianale e etico. Vogliamo trovare canali che garantiscano alle lavoratrici e alla stessa cooperativa autonomia e sostenibilità.

Sic Grazie Maria, seguiremo certamente gli sviluppi delle vostre attività.

È possibile sostenere le attività della sartoria e del brand Made in Castel Volturno acquistando i prodotti presso lo shop online www.madeincastelvolturno.com e sostenendole sui social: Instagram e Facebook.